Il terzo mese

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PEDONE

Tre mesi dopo

È calato l'ultimo sole prima di domani.

Questi giorni sono stati infernali, il nervosismo elettrico e denso nell'aria, pungente nelle parole. Il torneo martella nelle nostre teste da più di una settimana. Le conseguenze sempre più imponenti. È da tre mesi che sto qui con Eiden e Clara: immaginare che potrebbe non esserci più, domani, mi fa restringere nella mia stessa pelle, costringendomi al mutismo. È una cosa che voglio evitare, se non per me, per Eiden.

È lui che si batterà per tutti noi. Per farmi incontrare mia sorella. Per farmi raggiungere la mia famiglia e salvarla. Per capovolgere il sistema di Althea e riacquistare una reputazione insieme a Diana. Cerco di visualizzare il suo viso, ma non faccio altro che chiedermi: come sarà diventata?

Domani, domani. Domani è il giorno, e sento una vibrazione al mio fondo che rischia di fulminarmi la pelle. Oggi Althea ci ha concetto un giorno di riposo, ma non sta funzionando ed Eiden lo sta passando nella cappella di Keyos dal pomeriggio.

Riluttante all'idea di entrarci, scendo le scale per raggiungerlo. Non posso lasciarlo solo. Appena scosto il velo, l'enorme statua di Keyos si staglia al centro della cappella. Cerco di non sentire il calore che sprigiona, sperando sia solo un impressione dei ricordi.

I miei passi attirano l'attenzione di Eiden, dischiude la bocca scioccato. «Sei impazzito? Non devi stare qui». È inginocchiato su un cuscino, i gomiti protesi nel gesto della preghiera che mi stava bruciando vivo. Magari stare qui gli regala il calore che gli manca.

«Neanche tu» rispondo, la voce leggera. Passare l'ultima sera al cospetto di una statua è da matti.

Controlla che non ci sia nessuno, oltre noi. Quando si assicura, decide di parlare. «Allora sei qui per me?» Prova a tenere una faccia seria con scarsi risultati. «Clara?»

«Starà contando la lista di persone da uccidere, cospargendola di brillantini». Alzo le spalle. «Altrimenti dovrei essere qui per?»

«Tentare la morte» suggerisce, facendo schizzare lo sguardo sulla cima del monumento. «Ti ci vedrei: l'ultimo disperato atto di Jeremy Wyllin».

Contorco le ossa delle dita che scrocchiano. «O l'ultimo disperato atto di Eiden Pyros alla ricerca dei poteri perduti?»

«Sarebbe ingiusto per gli altri, non credi?» sposta il peso sui talloni e si alza, stirando le braccia. «Ma non mi dispiacerebbe».

«Non dispiacerebbe anche a me» faccio, indicando Keyos quasi come un monito. Eiden ride e fa ridere anche me, ma questo divertimento muore all'istante. «Clara verrà con noi. Ha detto di aver pensato a tutto».

Annuisce, pensieroso, avvicinandosi. «Qual è la prima cosa che dirai a Diana?»

«O Elania?» aggiungo, mordicchiandomi il labbro. «No, probabilmente non potrò parlare con lei». Mi ribolle una rabbia sommessa. Elania è la regina, è ovvio che non riuscirò a parlarle direttamente, neanche se sono il figlio scomparso da undici anni per colpa sua. «Ho paura che non mi riconosceranno».

«Le assomigli, tutto sommato».

«Solo il colore dei capelli...»

«...E l'arroganza che qualche volta emerge». La vacuità dell'iride mi fa capire che sta pensando a qualche frase arrogante di Diana che deve aver sentito. Ritorna subito dopo. «Ti vuoi ubriacare?»

Mi coglie alla sprovvista. «Eiden?» Domani dovrà sconfiggere tanti pretendenti, non può salire in groppa al cavallo e tenere una lancia da sbronzo. «Dopo che finiremo, sì» concordo, fingendomi ancora sconcertato. La sua impulsività non mi sorprende più, ho capito che ha le idee peggiori nel momento peggiore, probabilmente per sabotarsi. Come la relazione con il marchese. Una scelta azzardata, ma voluta.

Mi accorgo di provare invidia, così la seppellisco, sostituendola con un disagio imbarazzato. «Dobbiamo uscire da qui dentro, c'è troppo caldo».

«Hai ragione, sei diventato troppo rosso».

Schiocco la lingua. «Già».

Cammino nei corridoi stretti, i nuovi fuochi artificiali mi esplodono dentro.

Tornano gli applausi, mi volto e vedo una miriade di persone, il corridoio dietro di me è un'arena che mi vuole accogliere, Diana impiedi al centro. «Fratello!»

Corro dall'altro lato, qualcuno mi insegue uscendo dalle porte. Tre porte. Althea, Mylai, Mykah. Lei allunga un nastro di seta, io salto e lo evito, ma un pedone degli scacchi mi interrompe la corsa, e un fantasma blu mi perfora il petto con la sua mano di ghiaccio.

Arretro. Sbatto la porta e li lascio fuori, trovandomi in un corridoio più corto, dove alla fine c'è un'altra porta. Corro e la apro. Un'altra porta infondo. Ancora.

Un'altra dopo.

La gola si asciuga, secca a ogni respiro.

C'è solo una porta, socchiusa, che mi chiama. È l'ultima.

Mi avvicino, posando il palmo sul legno e aprendola di poco.

«Mostri» sento sussurrare alla mia destra, in un angolo del corridoio fuori. «Nobiltà». Pykre zoppica, un'ascia stretta tra le nocche bianche. «Mostro».

Clara mi spinge dentro la porta, chiudendosela alle spalle.

Una stanza. Un letto davanti a me, uno specchio di lato. Concentro la vista sulle coperte del letto, il cuore affanna guardandoli. Eiden sfiora il viso di un ragazzo voltato di spalle, i capelli rossi, lui gli accarezza il petto e si avvicina alle sue labbra rosate.

Eiden mi guarda, prendendo il volto di quel ragazzo e direzionandolo a me. I capelli rossi si scuriscono, diventando neri, gli occhi entrambi verdi. Sono diventato io, ma resto ancora fermo a guardarli mentre si baciano. Eiden mi fissa negli occhi mentre bacia quel Jeremy.

Dei capelli lunghi mi sfiorano le spalle. Guardo giù il corpo che non è più mio, così mi avvicino allo specchio. Un occhio striato di grigio, i capelli corvini e lunghi su un abito bianco macchiato di sangue.

È Diana.

Dallo specchio, vedo Eiden accasciarsi sul lenzuolo e ricoprirsi di sangue, un taglio alla gola. Quel Jeremy si prende alla gola, gemente, ma non è più Jeremy: è Diana, e si stende priva di vita accanto al cadavere del principe. Un uomo oscurato con un pugnale in mano. «Indegna».

La folla applaude fuori dalla porta.


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