La violenza non estirperà il male

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CAVALLO

Il vuoto in mezzo alla sala ci respinge in due schieramenti, addensandoci in poli opposti come forzati da un campo magnetico. Basterebbe una sola, piccola, rotazione per creare l'effetto opposto e farci scontrare in una rete di sangue.

Non vogliono solo Elania. Vogliono tutti noi.

Io non glielo permetterò.

«Tutto questo è inutile» dico, continuando ad alimentare l'opposizione del campo e pensando ciò che Jeremy ha tentato. Lui è salvo, ora, dietro quella porta. Un guizzo d'odio mi sfugge verso Mykah. È stato furbo. Mettere fuori gioco Jeremy sarebbe stata la prima cosa che avrei fatto, perché con i suoi poteri non avrebbero avuto possibilità. E io sono stata ingenua. Victoria non è la persona che credevo fosse, non lo è fin dentro le ossa che ripara con uno strato di sorrisi e timidezza. In mezzo alla folla, lo scintillio violaceo spicca. «Pensi che uccidendo mia madre mi farai un favore?».

Un movimento con la testa mi fa capire che ho ragione, che lo sta facendo per me. Ma nessun altro può saperlo: «egocentrica» dice. «Sapevi che i miei genitori sono stati uccisi da lei?» Nemmeno se li ricorda, i suoi genitori.

«Volevano venderti per guadagnare denaro da dare alla gilda per depormi» rivela Elania, un ghigno sulla faccia, tonante. Per un istante, credo che loro facciano un passo indietro, ma l'istante dopo sfoderano solo le loro armi. Questo è l'effetto del regno della regina Elania. «Ti ho salvata, io. Ma il sangue non mente».

Non ho mai visto quell'espressione formarsi sul viso di Victoria. Odio puro. Una scure che le cala addosso, annebbiandola di rabbia. L'ho provata anche io.

«Ora basta!» urla qualcuno tra di loro, alzando la spada. Incita gli altri che lo seguono nel motto. Tutto questo è inutile.

A quanto pare no.

Tutto comincia con un semplice gesto; mia madre alza il polso rassegnata. La ferita al fianco limita le sue capacità, e nonostante ciò ha più potere di tutti noi. I piedi di due nella prima riga di adepti si staccano da terra e, sbalzati al tetto, il serpente li afferra aprendo le fauci. «Iniziamo».

Pezzi di carne fiondano a terra e aprono dei buchi nella schiera dei traditori della corona.

Richiamo il mio potere che freme sotto le unghie, e che aumenta quando le guardie di Palazzo si uniscono a noi, dalla porta al lato del trono, portando dei cortigiani. Non siamo soli.

Qualcuno si muove in fondo. Una muro di vento ci colpisce frontale, mi costringe a socchiudere gli occhi e rallenta i passi. Loro vanno più veloci. Gli incendiari sviluppano una fiammata cocente nella mia direzione e devo pararmi il viso con il gomito, che comincia a bruciare. Soffoco, non riuscendo a prendere aria, finché una bolla d'acqua non ingloba la fiamma e la spegne al suo interno, scoppiando contro la gilda. È acqua bollente, noto le uniformi ripiegarsi dal calore.

Il serpente di mia madre scivola sulle mura, aprendo dei varchi e sposta un gruppo con un movimento di coda troppo vicino a noi. Crepo il pavimento, bloccandoli prima che possano sbatterci contro, così vado all'indietro anche io proteggendo una guardia. Si toglie il casco accanto a me. I suoi occhi cominciano a lacrimare melma scura, densa e nauseante, comincia a colare dal naso fino al pavimento e scorre fino al gruppo a terra. Distolgo lo sguardo: la poltiglia non si fermerà addosso a loro, murandoli. Scalerà i loro corpi e, respirandola, pietrificherà o scioglierà i loro interni. Dei crescifoglia provano a far allungare le radici alle piante della sala del trono creando una barriera dalla melma, ma questa riesce a infiltrarsi ugualmente.

Clara si fa avanti estraendo un pugnale dalla sua cintura. Quando si taglia il palmo e spreme il sangue sulla lama mi viene da soccorrerla, pensando sia soggiogata da un seducente, ma un guaritore accanto gliela rimargina subito. Lei ha uno dei poteri minori. È una velenosa. Il loro sangue ha più effetto, basta venirne a contatto per creare ferite.

Corre in un combattimento al centro, e più avanti noto degli arcieri fermi a incoccare la freccia. Non voglio scoprire quali siano i loro poteri, quindi seguendo Clara riesco a polverizzare prima le ossa della mano, poi la pelle. Moriranno dissanguati.

Clara affonda il pugnale in un punto scoperto dell'uniforme, la carne accoglie morbida il metallo e dopo pochi istanti l'uomo si piega e si contrae, la bava alla bocca.

Sto per raggiungerla quando una guardia mi butta di lato e viene colpita con una freccia in bocca. Alzo lo sguardo, tremante. Non erano gli unici. Dai palchetti in alto nella sala, sopra le colonne, c'è un gruppo tiratore. «Coprimi» dico a mia madre.

Mi apro un varco sul pavimento facendo spostare chi mi viene davanti, mentre Elania li scaraventa via o spezza loro le ossa. Una donna riesce a non farsi prendere da lei e salta nella crepa che ho creato. Per scansarla, afferro per istinto la lama che mi punta, tagliandomi. Grido di dolore e senza accorgermene mi fermo, il pugnale si è sgretolato nella sua stretta. Approfitto del suo sconcerto, colpendola sotto il mento prima che possa reagire. Lei batte all'indietro, e la faccio sprofondare sotto terra creando un buco nel punto in cui cade. Rimango stupefatta da cosa, adesso, riesco a fare senza intrappolarmi nei pensieri.

Arrivata alle colonne che tengono i palchetti, appoggio le mie mani e spero che Elania mi stia sorvegliando, e che qualcuno stia controllando su di lei. Spingo la mia forza nella struttura che tiene insieme il materiale e, dalla base, questo comincia a spaccarsi e inclinarsi. A metà, il colonnato si spezza e arretro.

Ma non cade.

Atrofizzatori.

Rallentano il momento per non far morire i loro compagni. Mi monta la rabbia in tutto il corpo, come se potessi esplodere del mio potere da un momento all'altro, quindi decido di sgretolare ogni singola cosa sia rimasta bloccata nella caduta. Sembra quasi un'onda d'urto, quella che lancio e che polverizza in minime parti tutto. I corpi dei tiratori sono granelli.

E io sono finita nel campo opposto.

Vengo accerchiata, una coda di rovi e fiamme mi circola intorno e m'imprigiona. Non so dove colpire prima, e finisco per non fare più nulla.

Il serpente di Elania, in alto, sembra stia per venirmi in aiuto strisciando sul tetto e allungandosi verso di me. I metallici lo accartocciano prima che arrivi a noi, rendendolo inutilizzabile.

Sono spacciata. Le mie braccia si fanno molle, e non so se è qualcuno di loro a manipolarmi o solo la mia perdita di sangue.

Sento il fischio di Eiden in ritardo. Prima vedo una pozza bollente crearsi ai piedi dei miei assalitori, e il materiale metallico di qualcuno sciogliersi tra le mani di chi lo tiene. I rovi arretrano e le fiamme si spengono, ma sono ancora circondata da un lago bollente.

Delle mani mi cingolo la vita come fasce e mi alzo da terra, in volo. Non riesco a voltarmi, ma sono sicura che sia uno di quelli che ho intravisto poco prima nel corridoio, a volteggiare fra le guglie.

Ci spostiamo, poi la gravità si inverte e anzi di salire verso sopra, ci ritroviamo a cadere.

Sbattiamo a terra, io sul corpo del mio salvatore. Non credevo che qualcuno mi avrebbe aiutata. Mi accerto che respiri, dopo che mi ha anche parato dal colpo. È vivo. Elania lo fa scivolare accanto al trono, dove non c'è nessuno.

Una guaritrice si avvicina a me, passa l'indice sul taglio che si rimargina e credo di avvertire più sangue fluirmi nelle vene, dandomi forza. Mi volto a ringraziarla, ma la luce dietro di lei sfarfalla e le parole mi rimangono sulla lingua. Due adepti si rendono visibili, uno sussurra al suo orecchio, lei si afferra la gola ficcando le unghie nel collo. Gli occhi strabuzzano, la pelle diventa viola. L'altro adepto le dà un calcio alle ginocchia e la guaritrice cade.

Clara mi prende da un braccio e si allunga al mangialuce per stampargli una mano sulla faccia che si ricopre di pustole. Sento i miei piedi raffreddarsi, così guardo giù e noto una nube verde risalire, coprendo i due che hanno ucciso la donna.

«Spostatevi» urla Vaelian, dietro il trono. Lo assecondo e mi sposto insieme a Clara. Elania arranca verso di noi, mi viene naturale tenderle la mano. Quando ci tocchiamo, lo facciamo anche con gli occhi. Sorride. Non l'aveva mai fatto.

Ma dura poco, deve durare poco. Dietro di lei, vedo un gruppo di adepti sotto il lampadario. Mi concentro sulla catena che lo tiene, dissolvendola. Il lampadario si stacca, e sotto c'è un'esplosione che ho paura sia dovuta a Eiden.

Ma ormai il lampadario sta cadendo.

Poi, una tempesta di vento lo sposta e lo porta verso di me.

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