PEDONE
I rumori mi sembrano amplificati e mi fanno saltare i nervi.
Le risate, le discussioni e persino la guardia all'ingresso. Il suo meccanico «avanti» scandisce il tempo come una lancetta d'orologio e, avanzando al ritmo dei battiti mancati nel mio petto, risucchia via il fiato. Sento stringere sempre di più.
«Era solo un incubo, Jer». Clara mi scrolla debolmente la spalla, poi mi accarezza la schiena. «Lì dentro ci sarà tua sorella» dice con un entusiasmo che, al contrario del mio, non è offuscato dalla paura.
«E non sarà coperta di sangue» sottolinea Eiden, alzandomi il mento con l'indice. Cado nei suoi occhi dorati e mi si secca la gola. Non gli ho raccontato tutto.
Le sue dita cominciano a infastidirmi, quindi sfilo via il mento, osservando la parte opposta. Lei non sarà coperta di sangue, ma tu probabilmente sì. È un pensiero troppo pesante, che lo eclissa. «Non voglio parlarne» tronco, incrociando le braccia al petto. Lui vuole far finta di non pensarci, e questo mi mette ancora più rabbia. Stamattina ho parlato del mio incubo - e so che era solo un incubo, ma la sensazione è rimasta anche da sveglio.
Mi tocco i capelli, il viso, per rendermi conto che sono io.
«Sembra stiano entrando al circo» commenta Eiden, con una risata che sento finta. Le file per l'ingresso sono due: la nostra è quella dei partecipanti, per la maggiore silenziosa. Poco fa qualche spaccone ha iniziato una rissa, le guardie l'hanno sedata subito.
L'altra coda è composta da un flusso di teste, elmi e acconciature dispendiose che si immettono a spintoni all'ingresso, dalla quale si levano solo risate e conversazioni inutili. Mi arrivano all'orecchio alcune discussioni che mi fanno salire la nausea.
Questo è il loro mondo. Il mondo dove Diana ha vissuto e che Elania possiede.
E in un modo o nell'altro sarà anche il mio.
Althea è questo che desidera da quando mia madre l'ha allontanata da Hosgrave: persone blande e ricche da comandare. Io non ci trovo il senso. Il potere lo ha alla gilda, perché deve continuare questa battaglia inutile? Ma penso anche che mia madre avrebbe potuto stare con noi, a Resterea, e invece ha preferito il trono di suo fratello. Althea vuole una giustizia inesistente: vendetta.
«Documenti» pronuncia la guardia davanti a noi.
Non mi ero accorto fossimo già arrivati qui. Con le pulsazioni nelle orecchie e la fronte pesante, sul punto di farmi girare la testa, porgo i documenti con una mano che non sembra la mia. Avverto Eiden tenermi il fianco, deglutisco. Mi volto verso Clara che si sta strappando una pellicina. Sotto il sole, i capelli curati dalla gilda luccicano e la pelle assorbe i raggi. Alla Gilda dei Veli non si lavora solo con le armi, ma con tutto ciò che si possiede.
«Perché c'è anche la ragazza?» chiede burbero il controllore.
«Sono telepati» si affretta Eiden, parlando al posto mio. Mi lancia un'occhiata. Non so mai come dovrei ringraziarlo. «A Escados, veniamo da lì. Non si possono dividere neanche senza la magia, altrimenti...»
«Sì. Sì» fa un cenno svogliato. «Avanti» dice.
Mi fermo a guardarlo, le gambe paralizzate. «Avanti» ripete, più forte.
La gola inizia a bruciarmi, mentre la lingua si inacidisce ritraendosi.
Dietro queste mura c'è il passato che mi ha schiacciato per undici anni. La gravità non è mai stata così pesante come adesso. Sono arrivato.
Il campo di battaglia si apre innanzi a noi, ricoperto di sabbia e con una staccionata eretta al centro per dividere le due corsie. Le due corsie che ospiteranno la morte per la tutti quelli che mi stanno dietro.
«Non strofinare i piedi» mi avverte Clara. «È strano».
La sua voce scompare, la mia vista schizza da tutte le parti prendendo ogni dettaglio dello stacco tra l'arena e la prima fila di gradinate, dietro le quali se ne innalzano tante altre da coprire alcune nuvole. I miei occhi si soffermano sulle persone che sono già sedute e le mie orecchie ascoltano tese il silenzio che si viene a creare quando un gruppo di persone entra dall'alto.
Se i nobili smettono di parlare e ridere, è solo per un motivo.
«Jeremy» la voce di Eiden è in allerta, bassa. Non continua la frase ma so cosa manca. Stanno arrivando. Sono loro. È la tua famiglia. Il nostro mondo.
I peli delle braccia mi si rizzano strofinando contro la camicia, la pelle comincia a vibrare per una scossa nervosa che mi ingloba dalla punta dei capelli all'unghia dell'alluce. Non riesco più a camminare perché la mia realtà si è ridotta solo alla mente e alla vista, escludendo tutte le altre funzionalità. Non sento neanche il mio respiro, né mi sento impiedi sull'impalcatura dell'arena.
Vorrei urlare, buttarmi giù da qui e correre per toccare ciò che vedo, attirare la loro attenzione in qualsiasi modo o farmi esplodere come i fuochi d'artificio nel mio sogno.
Diana ed Elania sono fatte di carne, non di ricordo flebile, e camminano sicure scendendo dalle scale per raggiungere la prima fila di spalti. Le gonne e le maniche allungate ondeggiano al vento, Diana ferma il movimento afferrando il laccio e alzando il corto strascico senza troppa attenzione. Elania sembra disinteressata agli svolazzi.
Le due persone più temute che costringono le teste a calarsi al loro passaggio hanno la magia e il mio sangue. Esistono e le vedo per la prima volta da quando ero un bambino, da quando mi era stata fatta una promessa infranta che sto raggiungendo io con le mie forze. Sono reali. Sono vive. Sono loro. Entrambe hanno gli stessi capelli neri, Elania lisci e Diana mossi come li ricordavo. Da qui non vedo altro e sento crescere la frustrazione insieme a mille azioni che vorrei compiere, ma che sono obbligato a rimandare giù.
Le ho ricordate per così tanto tempo che mi sembra di proiettarle, che non sia reale.
Quando il partecipante dietro mi spinge, facendomi perdere l'equilibrio, mi accorgo di quanto tutto questo sia reale. «Cammina!»
Diana fa scorrere lo sguardo su tutta la fila di partecipanti fino ad arrivare a me. Vedo i suoi occhi nella mia direzione, anche se non li distinguo, e mi sento attratto da una forza che non ho mai compreso: la forza del sangue.
Poi il suo sguardo va oltre, finché non lo rivolge alla ragazza vicino a lei.
Mia sorella mi ha guardato.
Ci siamo incontrati dopo undici anni.
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DARK CROWN
FantasyDiana Wyllin è destinata ad assassinare la propria madre e regina Elania per salire al trono di Timeeria. Un regno oppresso dai Reali che hanno rubato la magia al popolo ormai al limite della sopportazione. Diventare regina, però, non è il suo voler...