PEDONE
Le tempie mi pulsano di questa nuova consapevolezza.
Sono stato io. È una frase che vaga fremente dietro gli occhi. Ho mosso il tempo nella direzione che ho desiderato. Ho cambiato le leggi. Tasto l'armatura asciutta e senza sangue, e a sentirmi il petto bucato adesso sono io. Ho fatto tutto con le mie mani.
Sembra che non possa farci neanche caso: davanti ho il conte Vaelian.
E ci ha appena salvati da qualcosa che ho scaturito per sbaglio. Quello era Keyos e voleva me.
«Lo saprai già» risponde. Aveva ragione, Eiden, quando mi ha detto che il sorriso da corte è scolpito sul suo viso. «Dovrei chiederlo io a te».
Non lo so. So di essermi sbagliato sulla mia natura. Io sono il figlio della regina e sono come loro. «Nessuno dirà niente, quindi». Dirlo lo renderebbe reale. Ho i poteri. Sono un attorcigliatempo.
«Io potrei non dire nulla, ma tu...» ridacchia, posando una mano sul fianco. «Tu dovrai parlare con la regina, dopo lo spettacolino che hai creato».
Mi osservo le mani, poi le ricaccio indietro, quasi spaventato. «Fossi stato l'unico» ribatto. Lui ha dato più spettacolo di me, solo che non è rimasto nessuno per vederlo. Nessuno. Anche i partecipanti sono scappati via, spaventati dalla rivolta del firmamento. Mykah è fuggito appena il cielo si è squarciato. Che cosa intendeva fare? Partecipare al torneo per la mano di mia sorella, lui.
Ma tutti hanno lasciato la competizione, nessuno è un vincitore ufficiale. Solo Eiden.
«Come sta?» mi chiede, un cenno altezzoso col mento verso il principe.
«Respira» dico. Ed è merito mio, del mio potere, e mi sembra impossibile che sia successo. Diciassette anni da scarto, da cosa inutile della società. E adesso non più. Adesso, ho guarito una persona con le mie mani, ho riportato indietro il suo sangue, bloccato delle guardie. Ho congelato attimi. Io.
E la persona che ho davanti ha ingoiato ciò che altri chiamano apocalisse. Cosa può essere un individuo del genere? Un manipolatore, traditore. Lui che ha portato Eiden al momento della sua morte. Se non ci fossi stato, lui non sarebbe vivo.
Quello che si era spezzato dentro di me ha liberato ciò che sono da sempre.
E ora dovrò affrontarne le conseguenze.
«Bene. Alzati e seguimi, al principe ci penseranno le guardie».
Accarezzo la guancia di Eiden e mi alzo. La regina, mia madre, ci punta addosso. «Dov'è finito l'altro ragazzo?» urla, scendendo dalle scale.
Dietro di lei, vedo una ragazza rimanere paralizzata sul primo scalino, le braccia pesanti ai fianchi, quei capelli neri sulle spalle che finalmente vedo.
Anch'io non riesco più a muovermi, incrociando i suoi occhi.
È lei.
Un calore dilaga nel cuore e singhiozzo senza lacrime, il viso si scalda.
Diana.
Mi faccio avanti, il sogno impresso in qualche luogo oscuro della mente. È viva. Sono vive. Le gambe diventano troppo pesanti e cedo, non per colpa mia.
Elania irrigidisce le dita della mano verso il basso. Mi sta trattenendo.
«Sarà scappato insieme agli altri» ipotizza Vaelian.
Una voce femminile proviene dal capanno. «Sì. L'ho visto uscire appena si è creata la tempesta...»
«E tu perché sei rimasta?»
Lei mi indica. «Lui è mio amico». Clara. È rimasta per me. «Mi chiamo Clara Thorne, siamo di Escados».
Controlla la voce e raddrizza la schiena: non vuole apparire debole davanti a loro, al contrario, sfoggia il portamento di educazione che a Resterea risulterebbe ridicolo.
«Informazione che mi era davvero sfuggita, avendo qui sotto il principe di quel regno» ironizza il conte, avvicinandosi a Clara con passo leggero. «Vi chiederei, allora, perché siete in due, ma ormai non ha più importanza».
Lei annuisce intrecciando le dita, nervosa.
Elania mi sta ancora tenendo sotto il suo potere, inchiodato a terra. È mia madre, e lei mi sta facendo questo. Vorrei sprofondare per non dover andare avanti, perché per lei non sono suo figlio. Ma ho mostrato i poteri davanti a tutti. Mi verrebbe da ringhiare, rabbia e tristezza graffiano sul pomo d'Adamo, ma l'unica cosa che viene fuori è un amaro gorgoglio, e per un istante penso sia veleno.
Non sono suo figlio. Comincio a credere che abbia rimosso parte della sua vita, perché i suoi occhi sono vuoti quando mi osserva, e l'unica intensità proviene dal diadema.
Un'altra voce rompe il silenzio della decisione che la regina deve prendere. «Sei tu?»
Due parole che mi perforano il cervello e che illuminano un solo nome nella mia testa: Diana. È una voce disperata e speranzosa. Piena e incrinata che dilegua il veleno dalla mia lingua.
Accanto a lei, una ragazza sembra sul punto di esplodere per la tensione.
«Jeremy» rispondo con un sussurro, la voce persa. «Jeremy».
Diana si volta verso quella ragazza, poi si copre la faccia con le mani e vedo le spalle traballare per il pianto che disfa l'acconciatura. L'altra si avvicina per abbracciarla, Vaelian schiocca piano la lingua, Elania rimane fissa. I capelli neri che ricordavo sono lisci, le punte al vento. Jeremy, mima con la bocca. Assapora il mio nome, le lettere che mi compongono non hanno più significato per lei?
Ora mi guarda per la prima volta. La bocca, una linea tesa.
A irrigidirsi è tutta la mano, come se stesse tenendo una palla con le dita, e il peso mi cala sul collo, sulla fronte. Le braccia affondano nel terreno. M'incatena senza pietà, faccio forza per non cadere prono, schiacciato dalla sua magia. Sono io, mamma.
Sono Jeremy.
«A corte, tutti» sospira. «E imprigionateli».
Lontanamente credo che Clara protesti, ma non ne sono sicuro.
Tutto diventa troppo pesante, anche le palpebre
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DARK CROWN
FantasyDiana Wyllin è destinata ad assassinare la propria madre e regina Elania per salire al trono di Timeeria. Un regno oppresso dai Reali che hanno rubato la magia al popolo ormai al limite della sopportazione. Diventare regina, però, non è il suo voler...