Flusso

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PEDONE

I giorni cominciano a confondersi, quattro giri attorno al sole, scanditi dalle sere passate ad aspettare il momento in cui la corte si ritira, e io mi ritiro da Eiden. Il suo odore, la sua voce sussurrata alle orecchie e le nostre labbra insieme per una sola notte pongono un obiettivo al mio cuore.

Ma la sera è il nostro unico posto nel mondo: il giorno non ci guardiamo.

Abbassiamo lo sguardo se ci incontriamo nei corridoi. Forse non lo avremmo dovuto fare, al lago. Non m'importa. Le guglie, il fumo, l'oro nelle cornici dei quadri: tutto mi vortica attorno e rischia di risucchiarmi se non fosse per quell'unica ora.

I poteri non riemergono più, il catrame dell'ansia mi ribolle dentro e so che rischia di ucciderli. La notte sogno Althea che mi taglia la testa sul trono, la mattina mi ritrovo Mylai a lezione, muoio col sole e risorgo alle lune.

Vedo qualcosa di diverso in Diana. Victoria non cammina più al suo fianco, coperto ora da Clara, nei rari momenti in cui la incontro. È distrutta. L'ho visto a tavola, prima che Elania mi schiacciasse sotto il tacco.

Uno, due, tre. Mi sembra che in così poco tempo mi sia perso già troppe cose. Tranne il disprezzo della regina. Oggi è il quarto giorno, ne mancano tre alla cerimonia.

A dispetto delle altre, stamattina non ho fretta. I muscoli delle braccia e le cosce mi fanno male, quindi non ho molta voglia di cominciare la giornata. Ma lo faccio, ovviamente, andando contro le richieste del mio corpo. Scendo nella biblioteca dove ho lezione con Mylai, ma non è lui che trovo seduto ad aspettarmi.

Non ci sono sedie, né tavoli. Solo Elania.

«Dobbiamo recuperare il primo allenamento» dice subito. È stagliata al centro della stanza, con i suoi capelli neri in contrasto coi colori degli occhi, rivestita da uno dei suoi soliti abiti stretti e strascicanti.

«Se lo ritieni utile» mormoro, svogliato. Mi avvicino a lei, ponendomi davanti come se fossimo due colonne che reggono la torre. Sopra di noi c'è il primo ponte che mi mette in soggezione. E se cadesse? Metterebbe fine ad entrambi, il che non sarebbe male. Ma mia madre ha i poteri, e riuscirebbe a sostenerlo con l'indice.

La regina Elania mi osserva, muove il primo lento passo che riecheggia nelle mura, mi ruota attorno. Con la coda dell'occhio vedo lo strascico vicino ai miei piedi fermarsi, e il movimento del braccio.

Un libro vola dallo scaffale, il rumore delle pagine aperte dalla caduta mi avvisa e mi paro la testa prima che mi colpisca. L'urto mi fa pulsare il braccio.

«Sei un fallimento».

«Mi hai lanciato un libro?»

«Avresti dovuto fermarlo, non pararti».

«Come potrei fermarlo?» mi giro verso di lei, indicando il volume a terra. «L'hai fatto cadere».

«Perspicace» il taglio degli occhi si assottiglia, le labbra scure guizzano in un sorriso inverso. Credo che non riesca in altre espressioni e che la sua faccia si sia murata. Incrocia le braccia al petto e ricomincia a camminare.

Stavolta non aspetta di mettersi dietro, la sua mano scatta e un altro libro cade più spedito. Io mi sposto. «Sei così mediocre che pensi solo con il corpo».

«Non ho avuto altri modi di pensare, negli ultimi anni». Corpo, non magia.

«Gli ultimi anni non sono gli ultimi giorni» ribatte secca, a chiudere la conversazione. Capisco come si è sentita Diana, zittita senza capire come. «Concentrati».

DARK CROWNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora