Cenere

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CAVALLO

Non ci vedo più.

La mia vista si annerisce. Il mio corpo urla di proteggermi, i muscoli vorrebbero scappare dall'attaccatura alle ossa. Ma non succede nulla.

Attorno a me sento cadere il lampadario rovinosamente, qualche pezzo di cristallo o metallo mi sfiora la gamba, ma sulla testa, niente.

Sbatto le palpebre più volte. Sono viva.

Un velo si discosta dai globi e i colori riacquistano intensità. Comincio a vedere ciò che devo aver fatto. Mi sono intrappolata. Il cerchio del lampadario ha schiacciato diverse guardie e trafitto altri, ma sopra di noi - me, Clara ed Elania - c'è un enorme buco.

«Hai disintegrato il centro del lampadario» boccheggia Clara.

«Io...?» la voce mi esce a stento, mi tocco la fronte: scotta. «Merda».

«Diana» mi chiama mia madre. «Figlia» fa, toccandomi il braccio. «Non è il momento di cedere» stringe il bicipite, poi mi lascia andare. Si alza, i capelli scompigliati. «Mi sono stancata» mormora. «Ma lo spettacolo deve continuare» il cerchio di metallo fluttua oltre noi, arriva in un agglomerato di adepti lo schianta a terra e lo trascina contro il muro, schiacciandoli.

«Deve continuare» rimarco. Prendo un respiro fatto di polvere, sudore e sangue, e faccio cedere le travi su quelli che rimangono vivi.

Una bolla d'acqua ne assorbe diversi, alcune teste esplodono e delle zone vengono avvolte nell'oscurità come se calasse la notte solo in quel punto. Di fronte a me vedo delle statue in marmo che prima erano persone. Alcuni non riescono a utilizzare più le loro abilità, quindi provano con le lotte fisiche, altri rimangono a terra respirando ancora.

Solo dopo mi accorgo di un movimento d'aria blu che si espande, creando una galleria accanto a me. Mi evita, ma ingloba Elania. «Madre...» Sono rimasta senza voce per le urla.

Elania sfiora la parete con le dita, cauta, senza farsi nulla.

Dalla zona d'ombra escono Mykah e Victoria, lui s'incammina dentro la galleria di onde blu che confina noi da loro. È uno scudo. Uno scudo di una protettrice.

Victoria.

Mykah avanza, incontrando il cadavere di una guardia. Dà un calcio alla lancia per staccargliela dalle mani, poi s'inchina per afferrarla.

«No, no, no» biascico. Il ricordo della lancia che trafigge Eiden è ancora vivido. Tocco la parete blu inutilmente, separa noi e protegge chi sta dentro. Ma se chi sta all'interno sono nemici, allora diventa una gabbia, un'arena.

Il sangue defluisce dalle mie vene.

I rumori nella sala svaniscono, assorbiti da qualcuno. Sono solo i passi di Mykah all'interno della galleria protettrice di Victoria che echeggiano. Neanche la magia non può entrarci.

Sfila un pugnale da lancio, e prima che Elania riesca a concentrare le sue ultime energie, Mykah lo tira. Lo sento conficcarsi nella spalla di mia madre. Barcolla all'indietro e tocca la seconda ferita sanguinante. Le sue labbra si muovono, non capisco se stia pregando o mormorando qualcosa.

«Victoria, ti prego» dico, futilmente. So di parlare, ma esce il silenzio. Mi butto contro lo scudo, mi riporta indietro. Lo rifaccio, ancora, ancora. Di nuovo.

Niente.

Elania tenta di attirare a sé una freccia, che riesce a muoversi a malapena. Troppo poco.

Mykah sorride perché ha capito che adesso può fare di tutto. La regina non può più controbatterlo. Accelera il passo e io provo a disgregare la sua lancia, lui, ma il potere non penetra nella barriera.

DARK CROWNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora