Eris

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PEDONE

Riesco appena a sentire i miei pensieri prima che sbattano uno sull'altro nella discesa dei gradini per la sala del trono. Credo di poterli vedere fuoriuscire da me e rimbalzare, cozzando tra la ringhiera e le pareti prima che nella mia testa. Vogliono annunciare prima che arrivi Elania accanto a me, e se provo a parlarle la lingua mi si attorciglia in undici anni di paure.

Ma le uniche cose che cozzano sono i tacchi sulle scale. Bastano loro ad annunciarci e far avvicinare Eiden e Clara, congelati nel vedere Elania dietro di noi e Diana con il diadema in testa. Vaelian arriva dalle scale dell'altra ala, frenetico.

Diana urla. «Ci hai venduti alla gilda?» Scendendo, si avvicina minacciosa al conte.

Elania si pone in mezzo a loro due, tenendosi le gonne per velocizzare il passo. «Lui è dalla nostra parte» dice, prendendo il braccio di Diana e tirandola dietro di sé. Al momento non ha tempo per spiegare anche questo, perché l'obiettivo è uno.

«Ci sta aiutando» farfuglio a Eiden e Clara, due centesimi per illuminarli, e non mi sembra reale. Lo è. Ha mentito per tutto il tempo, ha nascosto alla vista di tutti il suo piano e se stessa, e ha accettato tutto ciò che le veniva detto, facendolo suo. La regina di Timeeria non sarebbe stata una tiranna, forse, in altre circostanze. Ma lo rimane per tutti. E vuole che uccidiamo Keyos.

«Ha sbattuto la testa troppe volte, ieri sera?» fa Clara, seguendomi. Si gira verso Eiden interrogandolo, poi anche lui si unisce a noi nel corridoio.

«Probabilmente la abbiamo battuta tutti, altrimenti non si spiega» replica, sottoponendomi al suo sguardo inquisitore che tenta di risucchiarmi risposte dal silenzio. «Comincio a far fatica a seguire le macchinazioni».

«Perché non ci sono regole quando si parla di emozioni» dico, fissando i cortigiani guardinghi. Inciampano nei loro vestiti per lasciar spazio alla corrente che soffia per la loro liberazione, anche se non lo sanno. Sventolano ventagli artigianali sotto i loro nasi, commentando perplessi il diadema di Diana. «Quello che mi hai insegnato vale nella tua corte. Il gioco qui è più grande di quanto avremmo potuto pensare». Se risulto rude, non è mia intenzione, intendo dire solo la verità. Elania muove e nasconde fili che un monarca qualsiasi non potrebbe immaginare.

Le guardie aprono le porte ed entriamo al cospetto del trono, il serpente in metallo sul soffitto ruota attorno a sé. Elania lo guarda soddisfatta. «Stai con le guardie» dice a Vaelian. «Chiamaci, in caso».

Un gesto, le porte si chiudono con un boato e qui dentro restano solo i nostri respiri. La fretta di pochi secondi fa si volatilizza nell'addensarsi del tempo.

«Farlo adesso è un arma a doppio taglio» interviene Eiden, guardando il diadema che Diana rigira fra le mani.

«Vero» lo appoggia la regina, con una voce più calda del solito. «Ma non sappiamo cosa ci vogliono davvero fare. Qualcuno potrebbe volere il suo potere» sofferma l'indice sulla pietra nera al centro.

«Discordia» Diana dischiude la bocca avvicinando agli occhi la pietra. «È vero che l'ha donata la dea, allora? Perché non me l'hai mai detto?»

La dea figlia di Nyx ha donato alla dinastia un diadema capace di spezzare la pace. Discordia. Tutto ha inizio lì, quindi. Eppure Mylai ha detto che non si sa nulla, di lei.

Elania esita, socchiudendo gli occhi. «Ti avrei scritto una lettera».

Il volto di Diana si indurisce sugli zigomi, ma non fa commenti. «Distruggiamolo prima che arrivino».

«Aspettate» interrompe Clara. «I cortigiani?»

«Riavranno i poteri come tutti, qui dentro. Forse ci aiuteranno» Eiden scrolla le spalle, gli occhi leggermente dubbiosi. Vorrei abbracciarlo prima che succeda qualcosa, la mia intuizione mi scuote le budella. A breve comincerà tutto. Ma non posso farlo.

DARK CROWNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora