Manipolazioni

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CAVALLO

Al mio risveglio Vaelian se n'è già andato. Nella notte, presumo.

Mi rigiro nel letto disfatto, strofinando il naso tra le coperte fatte del suo odore. È successo davvero. Il conte Vaelian è stato con me, tradendo Amelia. Ho sentito il suo corpo sul mio, nel mio. Il suo respiro mi ha riempito i polmoni e ci siamo addormentati accanto. L'ho voluto per questi mesi e finalmente è stato mio.

Avverto una stretta fastidiosa.

Come sarebbe andata se gli avessi detto di Mylai?

Ciò che devo ancora fare mi spinge ad alzarmi, nonostante il forte desiderio di rimanere a fantasticare sulla scorsa notte. Non lo avrei immaginato. Ma con tutto quello che è successo, siamo crollati entrambi perché sappiamo la verità, e lui non può appartenere a nessun'altra se non a me.

Ora lo tengo in pugno, così come terrò Elania per quello che mi ha fatto. Ha mentito su mio fratello, lui è vivo, non chiuso a marcire in quell'altare. Ha fatto incidere il suo nome. Con che coraggio? Io voglio incontrarlo, voglio che sappia di me. Come sarà?

Mi sciacquo la faccia prima che arrivi Victoria: è una cosa che devo fare senza di lei. Sento il bisogno del suo aiuto ma non voglio rischiare la sua reazione. Lei è una bussola morale e sono a conoscenza che penderebbe dal lato opposto.

I cambiamenti importanti ne hanno la necessità.

Parlare con lei adesso implicherebbe un mio dubbio, e non voglio averne. Glielo dirò a tempo debito.

M'infilo nei vestiti, pettino velocemente i capelli e mi fiondo nei corridoi. Sguardo basso per non dover salutare la corte. Non è come ieri sera, al buio nel giardino. I corridoi di giorno sono illuminati da tutte le parti, sia dal sole che dalle candele nei punti oscuri.

Attraverso tutto il palazzo andando verso il tempio. A quest'ora sono pochi i fedeli in preghiera per i peccati della notte precedente. Peccati come i miei.

Peccati di cui non mi pento.

Giro la maniglia dietro la tomba vuota di mio fratello, sento la rabbia montare e gorgogliare dall'ombelico. Una bugia plateale. Lui lì fuori, probabilmente senza ricordarsi di me, e io rinchiusa. Scendo le scale a chiocciola che ieri ho percorso con Eiden, e un fiotto di nostalgia mi percuote, rallentandomi. Dove sarà, adesso?

Lo immagino su una barca in mezzo al mare, a cambiare regno. A scappare da suo padre.

Abbasso il piede per l'ultimo gradino e il pensiero per Eiden rimane dietro di me, immergendomi in una cupa desolazione. Quello che sto facendo è per tutti noi.

Il cancello della cripta è sgretolato sul pavimento umido e camminando alzo uno sbuffo di polvere. A parte i miei passi si sente solo il ticchettio all'interno dell'acqua che cade nelle celle alla mia sinistra. Vado a destra ed entro nella cripta.

Mylai è seduto sulla tomba di mio zio Uryl.

«Non te ne sei andato?»

«Poco importa» risponde. «Non viene nessuno, qui?»

«Chi mai vorrebbe scendere in questo tugurio?»

Rimane pietrificato, quasi come la statua del primo re, in fondo. «Perché sono qui, se non vuoi aiutarmi?»

Mi avvicino. Ieri sera non sentivo quest'odore nauseabondo, forse distratta dal resto. Stamattina ho la mente lucida, abbastanza da poter raffreddare le emozioni. L'unica cosa che sento è collera. «Hai detto che hai più diritto al trono tu che Elania» gli rinfresco la mente. «Vero?»

Annuisce sospettoso. «Dunque ci hai pensato».

«Se quello che dici è vero, non hai colpe» ammetto, spostando le labbra che poi schiocco. «E ci possiamo aiutare a vicenda».

«A vicenda?» squittisce.

È strano pensare come non abbia paura di lui, sapendo che potrebbe essere pericoloso. Sento la voce di Victoria sgridarmi, dirmi che sono una sciocca a non avere timore. Per questo so che ho fatto bene a ometterglielo, come ho fatto con Vaelian ieri notte. L'unica cosa che provo è un tremore di eccitazione nei muscoli e disgusto. «Sì» rispondo, quasi solenne. «Non voglio diventare regina, è inutile».

Mylai sbarra gli occhi. Per lui dev'essere impossibile pensare una cosa del genere. Quelli come lui sognano di diventare monarchi e potenti dal primo giorno in cui imparano a camminare, farebbero di tutto. «Non vuoi diventare regina perché in realtà non vuoi uccidere tua madre?» insinua con la sua vocina odiosa.

Mi prende alla sprovvista, dopodiché scuoto la testa. «No, no» mormoro. Poi continuo, convinta, incrociando le braccia. «Non mi conosci, non sai cosa voglio. Io ti do quello che desideri, e tu mi lasci stare».

«Perfetto» congiunge i polpastrelli con le mani e le abbassa lentamente, calmo. «Tu cosa desideri?»

«Mio fratello» dico, per prima. Poi mi godo le parole sulla bocca. «E voglio che tu faccia passare a Elania le peggiori pene che merita» il cuore mi pulsa forte sul petto. Lo sto facendo. Più tardi scenderò a Mylai delle chiavi che userà per rinchiudersi nella stanza finché non lo annuncerò, ma non deve preoccuparsi di questo.

Adesso voglio sapere la verità.

Lui sorride, i baffetti si scuotono nascondendo il labbro sottile. «Tuo fratello è un suddito di Escados, e di più non so ancora dirti...» fa, mellifluo, aprendo le braccia. Sta mentendo? Non sono stupida, intuisco che c'è qualcosa in più che mi sta omettendo. «Dovrai aspettare del tempo, mi serve per informarmi. Per Elania, le basterà vedermi. Al resto ci penso io» dice.

«Escados?» Soppeso ciò che mi ha detto con il rischio, ma l'immagine di Elania in difficoltà per Mylai mi delizia abbastanza. Lei mi ha tolto tutto. È il minimo che possa fare per ripagarla. «Lascerò delle chiavi, ti scriverò per quale appartamento ti serviranno».

«Quando?»

«Oggi, stai tranquillo» rispondo, voltando le spalle. «Saprai esattamente cosa fare».

DARK CROWNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora