Non dèi

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CAVALLO

Sono arrivata.

Aggiusto il nastro rosso alla vita del mio abito nero. Lei non avrebbe scelto questi colori. Non posso permettermi di saltare la cena con mia madre. Ci sarà Jeremy, sa che non lo farei mai. Comincerebbe a pensare.

Attingo all'energia di rabbia che mi è rimasta per sostenere questa serata e rimango un minuto ferma davanti alle porte.

«Aprite» dico alle guardie. Battono la lancia sul pavimento e spingono i pomelli, aprendo i battenti della sala. Jeremy è già seduto, zitto e accigliato. Elania al capo opposto.

«Cominciamo» dice.

***

I violini cominciano a suonare nel piano orchestra, deboli e sinuosi.

Sono seduta al centro del tavolo allungato, nella parete di fronte a me, uno specchio mi permette di vedere la sala per intero. All'estremità della tavola, Jeremy da un lato ed Elania al lato opposto.

«Le portate stanno per arrivare» annuncia il cuoco, andandosene subito. Nessuno vuole stare qui.

I violini suonano, e la tensione è tutta nelle loro corde. Mi basterebbe allungare il braccio per suonare la corda tesa tra lo sguardo di Jeremy e di mia madre. La sento vibrare allo strofinio dei crini.

La corda che legava me e Victoria è stata spezzata da lei stessa, ma la corda ero io e adesso sono distrutta. E se penso a lei, il pensiero la associa a Vaelian. «Dov'è il caro consigliere?Quello che ha salvato mio fratello prima che lo imprigionassi».

Sfrego l'arco sulla corda.

«Prima che lo facessi diventare re» controbatte, sorseggiando.

«Non l'avevo chiesto» Jeremy emerge dal fondo.

Elania posa il calice. «Non c'era bisogno. Lo sei, punto».

I servitori entrano posando varie portate, di loro si percepisce una bava di vento sulla guancia. Mi chiedo cosa sappiano delle cospirazioni all'interno della corte, se qualcuno di loro faccia parte degli intrighi che vengono messi in scena. «Dovremmo cenare al teatro, ci si addice di più».

«Perché mai il consigliere avrebbe dovuto essere qui?» chiede adesso lei, non calcolando il commento.

«È il tuo cagnolino». E non vorrebbe perdere una tua parola da proferire ad Althea, la madre che hai cacciato da Hosgrave. Non posso fare a meno di immaginarmeli, Victoria e Vaelian adesso, a collegare fili che ci sfuggono - architettando le nostre morti - per spezzare il futuro che Elania ha creato. Ma Victoria non vuole uccidere me.

«Tu ne avresti bisogno. Guardati, non sembri neanche una Reale. Noi siamo dèi, ma tu me ne fai dubitare».

«Siamo dei ladri, non dèi».

Eravamo dei ladri, perché questo furto non deve durare più. Anche se dovessero rivoltarsi, fuggirei il più lontano possibile a costo di vedere scivolare via la sicurezza dalla lingua venefica della regina. Non la dovrò più uccidere, ma almeno potrei vederla detronizzata.

«E anche muti, a quanto pare» dice, roteando il coltello verso Jeremy.

Sembra quasi ritirare il collo. Mi infurio per lui: ritrovarsi dentro un complotto per salvarsi, perché è finito in una trappola per colpa di nostra nonna. Nemmeno un giorno a corte, e già è in pericolo quanto me. Tale madre, tale figlia. Io non posso essere come loro, però. «Non so cosa dire» borbotta, mettendo in bocca una forchettata di pesce caramellato.

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