ALFIERE
Osservo la mia opera d'arte.
«Una volta ho sentito che tutta l'arte è perfettamente inutile» dico al principe Eiden spolverandomi le mani. «Ma non è vero, altrimenti questo non avrebbe senso».
«Non è possibile» balbetta sottovoce.
Sorrido e mi avvicino. Gli porgo la mano per aiutarlo ad alzarsi, fissandola interdetto. «Invece sì, come hai visto» rispondo facendo spallucce. «La morte è potere, diventa arte per me». Abbasso il braccio e mi allontano girando attorno ai corpi. «La manipolo e la controllo. La modello come argilla e lei mi permette tutto questo».
«La tua collana...»
«Esatto» sorrido. «Vive per la loro morte. È uno scambio equo che mi libera dal blocco».
«Solo la dinastia reale può usare i poteri» Eiden corruga la fronte.
È ovvio che non può capire. Neanche la principessa conosce le regole del gioco, sempre che esistano. Ho visto l'ignoranza di quella corte, le formulette che vengono insegnate.
Non sanno che c'è molto altro al di fuori dei loro orizzonti. Ci sono io.
C'è il caos.
«Hai sangue reale?» mi chiede alleggerendo il tono, e io scoppio a ridere.
«Sangue reale? Sarei un figlio di Elania, forse?» provo ribrezzo per cose che neanche si immagina. Cose che Victoria ha capito, assicurandomi che non le spifferi a nessuno. Mi piego sulla tasca del cavaliere e infilo la mano. «No, non potrei mai».
«Non capisco» sospira Eiden osservandomi incuriosito. «Ma perché l'hai fatto? Tradire la tua regina, mentire sulla tua persona. Chi sei, Vaelian?»
«Smettila, principe» tiro fuori un sacchetto di monete e gliele lancio ai piedi. «Non chiedere troppo. Ho ucciso le guardie perché ti avrebbero portato da Elania e non ti ho ucciso perché non ho interesse nel farlo».
«Credevo che depredare un cadavere fosse per poveri» prende in mano le monete e scuote la testa. «Ho visto quello che hai fatto».
Ignoro la provocazione. «E io so quello che hai fatto». Nelle sfere alte delle corti funziona così. Niente rimane segreto per un prezzo, e le informazioni circolano facilmente. Con il denaro, o con la violenza. «Sono il consigliere della regina».
«È la mia vita privata» tuona il principe, la gola gli si gonfia.
«La tua relazione con il marchese Angus avrebbe potuto distruggere il trono di Escados». Molti re usavano giacere con altri uomini e donne, e questo è costato loro reputazione e scettro. «Finché si tratta della stabilità del potere, non è vita privata».
Vedo la sua mascella avere degli scatti, gli occhi bagnarsi. Ma non vuole farsi vedere debole da me, così si trattiene. Meglio. Non ho tempo per piagnistei.
Un principe sotto il mio controllo. Io sono il suo futuro. «Hai idea di come muoverti, principe?» chiedo, congiungendo le mani. Conosco la risposta che uscirà dalle sue labbra, è una conseguenza logica delle sue azioni.
«No» risponde secco, trattenendola fino a farla sembrare uno sforzo.
È rimasto inghiottito dal movimento dei meccanismi per colpa della sua avventatezza, arroganza, e trovo sia giusto. Deve essere punito, essere un reale non ammette distinzioni. Si tratta di destino, e questo può essere manipolato. Aggiustato. Io, con la mia mano, elimino gli errori. «Sai che non puoi tornare indietro» spiego, lui annuisce senza guardarmi. Ha ancora la mascella contratta dalle parole che vorrebbe dire. «Albert Pyros, tuo padre,» metto per inciso «non esiterebbe a ucciderti».
«Questo già lo so, conte» il suo sguardo scatta verso di me. «Sono bloccato».
Faccio una pausa. Per arrivare al mio obiettivo, almeno per ora, devo togliermelo dai piedi. «Ho sentito che una nave sta per salpare dal porto vicino al confine verso Nocardia. La guerra ha distrutto tutto il Paese e con la rifondazione del Nuovo Regno cercano cavalieri». Un popolo così abbattuto da non sapersi reggere sulle proprie gambe. È un circolo impietoso che porterà alla stessa fine. «Avresti la possibilità di rialzarti, di arrampicarti fino ai vertici».
Si volta verso il capanno. Sembra avere un peso sulla fronte e sulle spalle che gli gravano, schiacciandolo. «Cosa accadrà qui?»
«Te ne sei accorto anche tu?» è quasi un'insinuazione, la mia. «Se tutto va bene, niente che ti riguarderà e niente che sconosci». La storia ci parla, per quanto sembri lontana e diversa da noi, non lo è. Illusione del tempo dove tutto ritorna all'origine.
«Va bene» dice alla fine, espirando tutta la tensione ed il male che aveva accumulato.
«Dev'essere bello pensare di poter cominciare una nuova vita» mentre lo penso, parlo. Però mi si gela il sangue al ricordo che ero io, una volta, al posto di Eiden. Mi devo alzare per camuffare il tremore che mi ha colpito le ossa.
Eiden non mi risponde. «Perché lo fai?»
Non ne hai idea. «Saresti sprecato da morto» mento. È questo che porta avanti il caos e il fato. «Prendi per i boschi, altrimenti potresti incontrare delle guardie. Fai attenzione a sentire sempre il fiume, se lo segui arriverai alla costa e quindi al porto».
«Hai un cavallo?» mi chiede con una punta di risentimento. O vergogna.
Qualche anno fa avrei provato piacere nel piegare un principe agli eventi del volere, ma ora so già di valere molto di più loro. «Ovviamente» schiocco la lingua. «Dammi un pugno, così sarà più credibile quello che racconterò».
Vedo quasi un sorriso spuntare sulla sua faccia illuminata dalle torce delle mie vittime. «Ovviamente» ribatte. Quasi non mi accorgo della velocità con la quale mi picchia e faccio appena in tempo a prepararmi.
Sento un rumore sordo e subito dopo dolore. «Veloce ed efficace» commento, mentre gli faccio cenno di seguirmi al cavallo, sfiorandomi la nuova ferita.
Slaccio la corda e la infilo sotto la sella, così Eiden monta. «I boschi» gli ricordo.
Lui tende le labbra. «Se vengo a sapere che nuocerai a Diana, non esiterò a tornare».
Alzo gli occhi al cielo e do un colpo al cavallo, che parte lasciandosi dietro un polverone.
Mentre il principe cavalca via, scuoto la testa. Sarei curioso di vedere la sua reazione una volta arrivato al porto senza nessuna nave su cui salire.
Peccato che passando per i boschi non ci sarà alcun porto.
E nessuna Nocardia.
***
«Sei riuscito a fare quello che ti ho chiesto?»
«È ovvio, altrimenti non sarei sceso in questi sobborghi» rispondo, soffocato dalle strette mura della viuzza dove Althea mi ha portato. Vicino alle mie scarpe sento passare delle zampe veloci, probabilmente di ratti considerando la putredine cittadina. La ricchezza emanata dal palazzo ha un confine. «Ma ancora non capisco perché serve il principe».
Althea ignora la mia frecciatina, lo fa sempre. È lei che deve pungere e nonostante la sua età, le riesce ancora bene. «Ogni persona con una motivazione è importante per noi, soprattutto Eiden Pyros. Pensa a quanto potenziale possiede quel ragazzo» si sistema i capelli argentei dietro il cappuccio. «Una carta da giocare bene». Mi interessa poco del potenziale del principe, e lei me lo legge subito. «Vaelian, Vaelian» sospira. Le vorrei tagliare la gola. Non posso. «Io sto ancora aspettando» cantilena con voce polverosa. Abbozza un sorriso sulla pelle scalfita dagli anni. «La principessa Diana parla, cammina e respira ancora. Puoi averci dato un principe, ma a noi serve la sua morte. Devi uccidere Diana» lo dice come se non me lo ricordassi. «Per liberare il trono».
Mi crede uno stupido, ma dovrebbe sapere che non lo sono affatto. «Te lo devo. Mi occuperò anche di Elania». Quello è il loro obbiettivo e io sono uno strumento.
«No» dice ferma la Regina Madre, dandomi le spalle uscire dal nascondiglio angusto. «Mia figlia lasciala a me».
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DARK CROWN
FantasyDiana Wyllin è destinata ad assassinare la propria madre e regina Elania per salire al trono di Timeeria. Un regno oppresso dai Reali che hanno rubato la magia al popolo ormai al limite della sopportazione. Diventare regina, però, non è il suo voler...