PRIMA PARTE. Prologo: No, no, no, no! (AMABEL)

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Svegliarsi con il mal di testa è sempre una tortura, svegliarsi con il soffitto al posto del pavimento ed il pavimento al posto del soffitto, è una delle torture peggiori che possano esistere sulla faccia della terra; ma svegliarsi legata ad una sedia, con le corde che quasi tagliano polsi, un'orribile sensazione di nausea che potrebbe trasformarsi da un momento all'altro in una larga pozza decolorata per terra, è tutta un'altra storia.

Appare tutto semi buio e feticcio.

Vedo ancora poco chiaro intorno a me: qualsiasi cosa io abbia ingerito, non ricordo più neppure da quanto, era roba molto potente e dubito che gli effetti mi lasceranno in pace in breve tempo; ovviamente bisogna valutare se nel frattempo sopravvivrò, perché non di certo un amico ti somministrerebbe delle sostanze in un bicchiere senza dirti nulla, per chissà quale scopo... tranne una persona.

"Buongiornooo. Il sole è alto nel cielo. È ora di svegliarsi, disse il principe a Biancaneve..." la voce maschile pacata, ma dal timbro acuto, si interrompe improvvisamente: la visuale appannata mi concede solo uno schizzo di immagine bianca a tratti colorata; lui solleva la mano portandosela accanto alla testa "Aspetta un attimo... era così che il principe svegliava Biancaneve? Oppure... oppure faceva qualcos'altro? Un bacio? Mh? Dai, aiutami a ricordare... anzi no! Sta zitta" annuisce "Si, si, ora ricordo, si: era un bacio. Magari... un bacio esplosivo"

Seppur con fatica, lentamente la mia vista torna man mano più nitida, permettendomi così di guardare in faccia la persona che mi ha rapita... sono costretta ad aggrottare le sopracciglia, sconcertata, nell'accorgermi che indossa solo un paio di pantaloncini costellati di pois rossi; le striature di poco prima, all'altezza del volto, mi hanno confermato appartenere ad una maschera, per cui non mi è possibile riconoscere l'identità dell'uomo, ma dalla sua voce deduco già tre cose: di non conoscerlo, che non si tratta di un semplice criminale e che sono nei casini peggiori in cui potessi finire. 

"Non fare caso ai miei calzoncini: oggi hanno beccato la varicella ed è molto contagiosa, così sono stato costretto a togliermi tutti i vestiti..." biascica, fingendo una crisi di pianto, sostituita subito dopo da un'espressione fintamente interrogativa: lo conosco da pochi minuti ed ha già mutato il suo umore innumerevoli volte, spingendomi ancor più in profondità nel baratro dell'ignoranza su come devo comportarmi "Che ne dici? Come mi trovi?" esibisce una mezza piroetta, inarcando la schiena per mettersi in posa sulle punte dei piedi, almeno quelli dotati ancora di scarpe.

Il suo strano e malsano senso dell'umorismo non mi contagia affatto. 

Solo un pazzo, un folle, si presenterebbe in tali occasioni... conciato in quella maniera.

È indescrivibile, assurdo, terribilmente assurdo.

Ad un tratto, la frase pronunciata poco fa dal mio folle rapitore mi risuona nel cervello come un finissimo ticchettio, simile a quello di una... abbasso lo sguardo con la testa che mi trema a causa dell'esitazione inconscia nel movimento che sto compiendo, e ciò che vedo attaccato al mio ventre mi spezza letteralmente il respiro ancor prima che raggiunga la trachea.

Resto a fissare le cariche esplosive non accorgendomi neppure della lunga lingua di saliva che mi scivola dal labbro inferiore e va ad incollarsi ad una delle bombe.

"Chi... chi sei?" mi sforzo di mormorare, ad un certo punto, cercando di ignorare il terrore crescente nel mio corpo e la costante nausea; la risposta che ricevo è pari a quella di un bambino capriccioso che batte i piedi per terra.

"No, no, no, no! Non sai che in un gioco esistono le regole? Altrimenti ognuno può fare quello che vuole e non sarebbe più divertente... ed io odio annoiarmi!" esprime lo sconosciuto con un tono più rasposo "Ecco perché tu devi fare la brava e seguire le mie regole"

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