Napoleon of blackmail (SHERLOCK)

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Una mezza ammissione è peggiore di una negazione.

Mentirei se dicessi che risolvere i crimini ora sia divertente, come mentirei se dicessi che lo trovo parzialmente stimolante.

In verità lo trovo niente di meno che un mezzo per combattere la solitudine in cui sono ricaduto da tempo ormai: un modo per scacciare le inutili recenti emozioni che hanno invaso il mio cervello come uno spietato virus.

Ogni cosa che è successa.

Mentirei anche se dicessi che il luogo in cui mi trovo attualmente sia unicamente un modo per indagare a fondo su un nuovo caso che ho tra le mani, presentatomi da Lady Smallwood, una stretta collega di mio fratello, esattamente un mese fa.

Mi rigiro di fianco sul materassino striminzito su cui sono sdraiato per trovare una posizione più comoda e distendere i muscoli tesi delle braccia e le gambe, resto immobile rannicchiato su me stesso solo quando alle mie spalle odo improvvisamente una voce famigliare, ma non è indirizzata a me; decido di godermi altri pochi minuti nel mutismo prima di fargli sapere della mia presenza, tenendomi sollevato il mio peso sul gomito destro ed abbassandomi il cappuccio della felpa. 

"Guarda un po' chi c'è" commento "John, sei venuto a trovare anche me?"

Lui non risponde proprio perché mi ha riconosciuto bene, limitandosi a girarsi con gli occhi leggermente spalancati e la bocca socchiusa dalla sorpresa che ha ricevuto: lo conosco abbastanza da poter essere sicuro che la sua piccola mente si sta preparando ad esplodere come un ordigno nucleare; si allontana dal ragazzo che stava cercando, dandomi sempre le spalle, alza la testa e la abbassa, posa le mani sui fianchi, infine si piazza a passo deciso davanti a me e solo adesso fa esplodere il suo piccolo animo turbolento.

"Tu adesso ti alzi da e vieni subito con me!" asserisce duramente e con il viso acceso di rabbia mista ad incredulità; i miei tentativi di replicare vengono tutti vanificati "Immediatamente, Sherlock! E sarà buon per te essere abbastanza lucido da capire quello che ti ho detto, perché le maniere cattive potrebbero non piacerti, fidati! Non costringermi a contare fino a tre" alza la voce e la mano destra, facendola dondolare; sbuffo apertamente, sapendo che non sta affatto scherzando e che potrebbe mettere in atto la minaccia senza problemi, inizio a scalciare dalla frustrazione per mettermi in piedi e seguirlo insieme al ragazzino con cui stava parlando poco prima che io gli facessi la bella sorpresina "Non ci posso credere, Sherlock! Non ci posso credere! Da quanto tempo sei richiuso in questo covo, Sherlock? Voglio sapere da quanto!"

La risposta che gli darò non gli piacerà affatto, ma... dannazione! È per un caso!

"Un mese" rispondo con un tono abbastanza prevenuto, mentre scendo svogliatamente le scale, non facendo caso al forte mal di testa che le sue grida mi stanno provocando; dopo la mia risposta, poi, John si trasforma in un rubinetto aperto: anche questo è compreso con il suo essere di bocca larga "Santo cielo, John!" replico, scocciato, dando un violento pugno alla porta d'uscita che si stacca dal muro schiantandosi contro il pavimento, scavalco le ringhiere ed atterro sui cassonetti dell'immondizia con lui a mio seguito.

"Ti rendi conto? In mese, Sherlock, un mese intero in un covo di drogati! Come la metti?"

"Sto lavorando in incognito, sei diventato sordo in questo ultimo mese?"

"Oh, in incognito? Ma davvero?"

"Beh, grazie a te non più ora!" grido istericamente; salgo sui sedili posteriori della macchina di John guidata da Mary, costretto poi a mettermi nel mezzo perché la coppietta carica un terzo elemento che si lamenta di un braccio slogato: un mio piccolo rinforzo all'interno del covo. 

The Game Is On "Sherlock" Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora