The Woman: Parte uno (SHERLOCK)

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I mesi si staccano in fretta dal calendario come foglie secche dal ramo di un albero.

Io e John non impieghiamo molto tempo per finire su ogni giornale di Londra e dintorni ad ogni caso in cui ci imbattiamo; ora la gente ci riconosce come Sherlock Holmes, il detective con il cappello buffo (recentemente sono stato costretto ad indossarne uno, deerstalker, per proteggermi dal guardare in faccia la popolarità, gesto evidentemente compreso nel modo errato dai media) e il suo collega, John Watson.

Un investigatore privato non cerca un'immagine pubblica, di conseguenza è quasi impossibile uscire di casa e rientrare senza che qualcuno non abbia scattato qualche foto: tutto questo grazie al sempre più frequentato blog di John.

Non mi prendo mai i meriti dei casi che risolvo.

Come ho recentemente detto al mio leale assistente: non rinuncio ad un caso solo per contraddire Mycroft, ma di certo per me non è un problema adoperare infantili giochetti pur di irritarlo; è quello che faccio dopo che una mattina vengo, forzatamente, prelevato da Baker Street e scortato presso Buckingham Palace, nel bel mezzo di un caso che sto risolvendo online con Watson dall'altra parte del monitor del portatile: mi sono rifiutato di uscire di casa se non scatta il livello sette di urgenza.

Vengo fatto accomodare su un divano all'interno di un salone, dove non molto tempo dopo vengo raggiunto da John; a seguito di un attimo di esitazione lui prende posto accanto a me, lanciandomi varie occhiate stranite prima di prendere parola.

"Non indossi i pantaloni?"

"No" rispondo a voce bassa e molto scandita: per Mycroft non c'è niente di peggio che vedere il suo fratellino minore coperto solo da un lenzuolo bianco in una stanza del cuore dell'Inghilterra; cerco già di gustarmi la sua espressione furibonda.

"Ok" nel brevissimo silenzio che si sussegue, tra me e John basta un'occhiata per scoppiare a ridere: ridiamo nel trovarci in un luogo del genere quando abbiamo iniziato la nostra carriera da dentro un misero appartamento al centro di Londra; John è il primo a ritrovare l'uso della parola, schiarendosi la gola "Buckingham Palace. Perfetto. Davvero perfetto. Non so tu, ma io sto combattendo contro l'impulso di rubare un posacenere... Sherlock, sul serio, tu sai cosa ci facciamo qui?"

"Ah, non ne ho proprio idea"

"Per vedere la regina?"

Fatalità, nello stesso momento mio fratello sbuca dal corridoio; non spreco affatto quest'opportunità derisoria fraterna annuendo alla domanda dell'ex militare, trascinandolo in una seconda risata soffocata, rimproverataci subito da Mycroft tramite uno sguardo di riprensione.

"Almeno per una volta nella vostra vita non vi farebbe male comportarvi da adulti"

"Risolviamo crimini, scrivo un blog e lui non ha i pantaloni... con queste premesse, al posto tuo non avrei molte aspettative, Mycroft" ribatte Watson, non riuscendo comunque a trattenere un tono ironico.

"Ero impegnato in un caso, fratello"

Lui mi risponde ancora prima che io possa aggiungere altro.

"Ho letto il rapporto della polizia: l'escursionista e il ritorno di fiamma? Interessante e anche ovvio, ma è tempo di passare oltre. Se non lo avete notato, ci troviamo a Buckingham Palace, il vero cuore della nazione britannica" eccome se l'ho notato "Sherlock Holmes, fammi il favore di indossare i tuoi pantaloni" cerca di convincermi, porgendomi i vestiti ripiegati che hanno portato insieme a me.

"E perché?"

"Devi farlo per il tuo cliente"

Batto a terra i pollici dei piedi, dopodiché mi alzo dal divanetto rivolgendo uno sguardo del tutto disinteressato ad ottemperare alla richiesta di mio fratello, accennando un sorriso a fior di labbra, inarcando un sopracciglio.

The Game Is On "Sherlock" Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora