Two years later: Parte due (AMABEL)

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Richiudo alle mie spalle il portone del 221b, mi libero della giacca appendendola sull'attaccapanni all'entrata, e dirigendomi in cucina richiamando l'attenzione di zia Martha e di Zefiro la porta della cucina di spalanca ancora prima che io possa appoggiare la mano sulla manopola, ritrovandomi le gambe circondate dalle braccine e le gambette del mio piccolo scricciolo.

"Ehi, puffetto della mamma!" poso la borsa a terra e sollevo Zefiro per i fianchi, inforcando con le dita il mazzetto di boccoli scuri che gli ricade puntualmente sulla fronte, spostandoli leggermente da un lato, e scoccandogli un grosso bacio sulle guanciotte morbide e rosee "Hai fatto il bravo?" in risposta lui infila il fatidico pollicino in bocca: gesto che fa davanti ad una domanda fatta da qualcun altro o con me quando non ha voglia di parlare; mi lascio andare ad un'altra piccola risata spontanea, annuendo "D'accordo, va bene, quando non ti va di parlare è meglio non insistere, lo so"

Non voglio forzarlo a parlare, ma non so quanto sia positivo il fatto che spesso non voglia gente che gli gironzoli attorno; forse mi sto sbagliando, forse è solo questione che è ha solo due anni e che magari crescendo si aprirà, forse appena inizierà ad andare a scuola e ad avere contatto con altri bimbi la situazione si rivelerà essere stata solo momentanea: mi rendo conto in effetti che la casa in cui abitiamo abbia un aspetto abbastanza cupo e misterioso, d'altronde come lo era il suo ex coinquilino, e questo ambiente potrebbe influire su Zefiro, nonostante lo faccio uscire spesso apposta per non tenerlo segregato tra queste quattro mura, tanto più farlo andare al piano di sopra completamente buio e impolverato. 

O forse ancora questo atteggiamento potrebbe averlo preso dal padre, visto che quell'uomo nemmeno lo conoscevo appieno, anzi, non sapevo proprio niente di lui ad eccezione che era un disperato quanto me, oltre che stronzo.

No, no, non voglio pensarci!

Chissà... posso solo aspettare e vedere.

"È un vero campione del silenzio"

Alzo lo sguardo, colta alla sprovvista da quella voce famigliare che ha appena pronunciato quella battuta amichevolmente ironica e che mi riporta con i piedi per terra: ricambio il sorriso di John seduto su una sedia attorno al tavolo, e mentre con un braccio tengo in equilibrio Zefiro, con l'altro riprendo la borsa dal pavimento posandola poi sul tavolo per salutare il mio caro amico.

"E tu che ci fai qui?" domando con la stessa ironia quando ci stacchiamo. 

"Sta recuperando i due anni in cui non si è più fatto vivo. Mi ha rifiutato anche il tè" replica mia zia, usando una nota decisamente più sarcastica ed offesa, nel frattempo intenta a riporre una tazza nell'apposito ripiano; cerco di togliere Watson dall'imbarazzo della sgridata invitandolo a sedersi.

"Ehm... in realtà... sono qui per te" commenta lui in risposta, lasciandomi perplessa per un momento, come gli dimostro con lo sguardo che gli lancio "Beh, per chiederti una cosa... oh, scusami se sto farfugliando..." l'ex coinquilino di Baker Street si gratta nervosamente i baffi biondi (che si è fatto crescere, ma che secondo me lo invecchiano, benché non ho il coraggio di dirglielo), per poi tornare a guardarmi avvicinandosi di più a me, invitandomi a fare lo stesso; quando siamo alla distanza giusta inizia a bisbigliare: non nego che il suo comportamento inizia a sembrarmi strano "Ho bisogno di un consiglio femminile per una certa questione"

Un uomo che si presenta con un nuovo look e che cerca un consiglio per una questione importante ad una vecchia amica, senza accettare qualcosa da mangiare o bere, è sintomo di una sola cosa.











"Così, vuoi davvero compiere il grande passo" mormoro con un piccolo sorriso furbo rivolto a John, in memore dell'ultima ora trascorsa in gioielleria; adocchio un attimo Zefiro che tengo per mano alla mia destra, prima di concentrarmi di nuovo su Watson, il quale stavolta non attende oltre per rispondere, tirando fuori dalla bustina il grazioso cofanetto nero ed aprendolo, rivelando il delicato anello custodito nella fascetta.

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