Not dead: Parte tre (SHERLOCK)

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Porto alla bocca un'altra patatina fritta leccando il sale residuo rimasto attaccato alle mie labbra, quando sento il portone principale al piano di sotto aprirsi e assieme ad esso quello della signora Hudson: Amabel saluta Zefiro e dopo avergli detto di aspettarla giù, odo i suoi passi decisi avanzare su per le scale fin quando non me la ritrovo davanti, sul pianerottolo del mio appartamento, dove non ho neppure rimesso ancora piede da quando sono uscito.

L'espressione sul viso della madre di Zefiro non è esattamente delle più felici, come dimostra dal tono leggermente piccato che usa e dalla posizione a braccia incrociate che assume.

"Era proprio necessario fare il mio nome a John?" aggrotto la fronte, cercando di capire a cosa si stia riferendo, mentre le parole le escono a fiotti dalla bocca ed il colorito le si intensifica sulle guance "Oggi è venuto al pub e... e... non era per niente ragionevole! In verità era una furia! mi ha accusata di non avergli detto che tu... beh, lo sai meglio di me!" subito dopo lo sfogo che non mi ha permesso di rispondere, il pallore sul suo viso si attenua: Amabel si passa una mano tra i capelli scuri, tirandoli all'indietro, sospirando "Scusami se ho reagito così... l'ultima cosa che voglio fare è litigare con te" accenna un timido sorriso in cui le sue guance si tingono di rosso per un motivo ben diverso "Non ora che sei tornato. E poi, Zefiro già ti adora, a quanto pare"

"A quanto pare" ripeto laconico, mentre nella mia mente riaffiorano gli eventi di stamattina che credevo motivo dell'attacco d'ira di Amabel; la nostra attenzione viene improvvisamente attirata da un nuovo rumore della porta d'ingresso "Mary, che cosa succede?" esclamo, sorpreso, vendendo la donna salire di fretta le scale, ma ciò che mi allerta è il colorito pallido che l'accompagna, oltre all'ora tarda in cui si presenta.

"Sherlock, credo che John sia stato rapito!"

"Cosa? Ne sei proprio sicura?" esclama Amabel, attonita, mentre il mio stomaco si rifiuta improvvisamente di far scendere altre patatine; Mary annuisce vigorosamente, mostrando il proprio cellulare a dimostrazione della sua teoria. 

"Ho ricevuto questo messaggio. Pensavo di trattasse di qualche spam o roba del genere, invece è un codice" spiega; le lancio una breve occhiata di sottecchi prima di concentrarmi sulla schermata illuminata.

Effettivamente si rivela essere proprio un codice.

"Una parola ogni tre" commento, decifrandolo "Salva John Watson. Saint James The Less" spalanco gli occhi ed impallidisco a mia volta nel constatare la gravità della situazione: mollo all'istante la presa sul cartoccio di patatine, fiondandomi giù per le scale seguito dalla bionda "Presto, andiamo!"

Qualsiasi cosa stiano per fare a John, per qualsiasi motivo, dobbiamo raggiungere il prima possibile la chiesa di San Giacomo il Minore, anche perché chiunque l'abbia rapito ci mette un determinato tempo a disposizione per salvarlo, informandoci attraverso altri messaggi.

Il cuore mi perde un battito quando, arrivando sul luogo con una motocicletta presa da un passante, io e Mary ci troviamo davanti ad un alto rogo in fiamme che illumina il buio della notte, mentre una folla ignara assiste all'estremo salvataggio.

Accidenti! No! No!

"John!" grido ripetute volte il suo nome con tutto il fiato che ho nei polmoni, alla fine riusciamo appena in tempo a tirare fuori il mio unico amico da quell'inferno e ad adagiarlo sul prato, dove inizio a picchiettargli la guancia sinistra "John! John! Rispondi, John!"

Nonostante sia sveglio non risponde né si miei né ai richiami agitati di Mary.

Apparentemente sembra non riportare danni gravi oltre a dei graffi sanguinanti sulla fronte e ai lati delle guance, ma avvertiamo ugualmente e subito un'ambulanza.












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