Enigma: Parte uno (SHERLOCK)

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"Lo sai che a volte sei proprio un..." John trattiene a fatica la brutta parola tra i denti, non ricambio il suo sguardo furente limitandomi ad incitarlo, annoiatamente, a proseguire: lo schiaffo che ho ricevuto da Amabel è stato abbastanza forte da farmi bruciare ancora la guancia, oltre all'aver spalancato la bocca larga del mio coinquilino "Un idiota!"

Mi butto di schiena sul divanetto, socchiudo le palpebre ed incrocio le mani sul ventre.

"Mh, si, me lo hai già detto" lo prendo in giro per contribuire a farlo irritare di più, come dimostra lui stesso con le successive affermazioni che mi sputa addosso: cerco di prendere qualsiasi aggancio che risulti stimolante pur di sconfiggere la noia in assenza di nuovi casi.

"Sei un perfetto idiota!"

"Questo, invece, non me lo avevi mai detto"

"Adesso finiscila! Ti sei reso conto di come..." John si blocca di colpo, parlando tra sé e sé usando un tono più basso "Si, figuriamoci se te ne rendi conto... va bene, vado a riprenderla. Chissà dove sarà andata quella poverina. Uscire di notte nello stato in cui versa, per colpa di qualcuno, non è una buona idea"

"Ah, non è la prima volta. Lo fa sempre" rispondo tanto per avere l'ultima parola, bloccando in automatico Watson prima che possa oltrepassare la porta, e che ribatte stizzito.

"Cosa fa sempre?"

"Sparisce per qualche ora e poi torna. Persino sua zia si è arresa dal farle da babysitter, ormai"

"Eh certo, ne ha già uno di bambino a cui badare, mi sembra ovvio! Due sono troppi" sogghigna John, aggiungendo una risata sarcastica puntata ad offendermi: dio, a volte sa essere così noioso pure lui... "Come fai ad essere sicuro che tornerà?"

"Santo cielo" sbraito, strofinandomi il viso con le mani, esasperato, allargo poi le braccia e alzo gli occhi al cielo "Non mi metto ad indagare per cose così futili. Ma perché ti interessa così tanto? Oh..." emetto un ghigno sonoro, ad un tratto, da lui prontamente corretto: non gli ci è voluto molto per capire a cosa mi riferisco. 

"No, no, non farti strane idee, Sherlock, e poi sai che mi vedo con Sara. Odio vedere soffrire persone che non lo meritano, tutto qui. Ma se tu dici che tornerà, ok, perfetto, vuol dire che tornerà. Bene. Ma se non lo farà, sarai tu a riportarla qui tutta intera. A costo di portarti al guinzaglio per tutta Londra" me ne resto completamente indifferente ed in silenzio di fronte a quelle minaccie, mentre sento i suoi passi allontanarsi verso la cucina; non trascorre neanche così tanto tempo da che ricomincia a lamentarsi "C'è... una testa. Una testa mozzata nel frigorifero"

"Il tè è qui" indico le tazze portate da Amabel ancora intatte.

"Sherlock hai messo una testa mozzata nel frigo, insieme al cibo"

Ricambio il suo sguardo sconcertato quando lui torna di nuovo in salotto; scrollo le spalle, racchiudendomi nella vestaglia blu scuro che indosso sopra il pigiama.

"Non sapevo in che altro posto metterla, spero non ti dispiaccia. L'ho presa dall'obitorio del Barst. Mi serve per studiare la coagulazione della saliva dopo la morte"

"Si, si, va bene... è meglio che cambiamo argomento. Piuttosto, hai da dirmi qualcosa del caso del russo?"

"Bielorusso... mh, omicidio domestico, puro e semplice. Niente per cui vale la pena sprecare tempo" il ragazzo ha ceduto alle mie pressioni, d'altronde veritiere, ed ha gettato la spugna sul continuare ad arrampicarsi sugli specchi per celare l'ovvia verità "Ah, John, ho visto che hai scritto il blog sul caso del tassista assassino" la sua risposta affermativa esce sottoforma di sussurro: da qui ha inizio per lui l'imbarazzo pieno di aspettative dello scrittore; riapro gli occhi, aggrottando le sopracciglia ed afferro la rivista sopra il tavolino "Lo hai denominato: Uno studio rosa? Sul serio? Perché?" domando, marcando una punta acida nella voce.

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