The Woman: Parte due (SHERLOCK)

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"Mi spiegheresti la faccenda del fumo?" alle parole di John inarco un sopracciglio, lui approfondisce la domanda "Prima. Come avevi capito che fumava?"

Distendo le labbra in un sorriso.

"Elementare, John. Tu guardi ma non osservi. Il posacenere"

Entrambi non riusciamo a trattenere una risata divertita; una volta fatto ritorno a Baker Street mi fiondo in camera: bisogna essere ben preparati per scendere sul campo di battaglia, seppur alla fine rimango con i miei consueti abiti.

Decido di aggiungere qualche tocco di colore alla mia faccia quando, raggiungendo l'indirizzo della Adler, indico al tassista di fermarsi in un luogo isolato.

"Che ci facciamo qui, Sherlock?" domanda ad un certo punto Watson, nell'attesa di rispondere al suo quesito mi guardo intorno con aria circospetta, cercando di notare se siamo effettivamente soli prima di dargli una valida spiegazione.

"Il posto è abbastanza discreto per fare una cosa"

"Cosa? Mi dici che cosa hai mente?"

"Colpiscimi in faccia"

La mia richiesta lo lascia perplesso, d'altronde così come la maggior parte delle cose in cui lui si lascia coinvolgere da me.

"Avanti, John, colpiscimi!" ripeto più spazientito, inclinando il viso sul lato sinistro per indicargli il punto dove voglio essere colpito "Non mi hai sentito, forse? Forza"

"Sai, sono molte le volte in cui vorrei darti un pugno in faccia, Sherlock, ma ogni volta lascio perdere"

La sua mancanza di collaborazione, oltre ad essere fastidiosamente noiosa ed inopportuna, mi spinge ad optare per il piano B in modo da dargli un buon incentivo per esaudire la confidenza che mi ha appena fatto, colpendolo in pieno volto per primo; è questione di pochi secondi prima che mi restituisca il favore che gli ho chiesto in maniera più semplice, poco fa, solo non avevo calcolato che il mio incentivo avrebbe portato molte più conseguenze su quella piccola furia di ex militare.

Me ne accorgo nel momento in cui faccio fatica a respirare, avendolo aggrappato al mio collo come una zecca.

"John... John... poteva bastare un pugno!" farfuglio; cerco di togliermelo da sopra la schiena, peccato che lui non ne voglia sapere di mollare la presa: non credevo di provocare un simile nervoso nella gente.

"Dimentichi che ero un soldato! Ho ucciso delle persone!" ringhia lui, mancando poco che mi faccia sprizzare gli occhi fuori dalle orbite.

"Eri un dottore!"

"Beh, ho avuto delle pessime giornate!"

Tento in ultimo sforzo per levarmelo di dosso, quando è John stesso a permettermi di respirare, indietreggiando, sgranchiendosi le braccia e le mani; mi rialzo da terra circondandomi il collo con una mano, riprendendo fiato, avvertendo contemporaneamente un bruciore sullo zigomo sinistro a causa del taglio provocato dal suo precedente pugno.

"Ti ho chiesto un pugno, non di ammazzarmi. Per quello ho già una lista lunga come hai potuto vedere" replico in un moto di stizza; il mio assistente ricambia il contatto visivo, ancora ansimando a causa dell'adrenalina.

"Dovresti stare attento a ciò che chiedi, Sherlock. Ancora un po' e lasciavi questo mondo se io non mi fossi fermato" mi zittisce con una mano che poi porta con l'altra sul rispettivo fianco "Si, è questo l'effetto che fai nella maggioranza del tempo... allora, mi spieghi una buona volta perché hai voluto che ti picchiassi?"

"È molto semplice. Sarà il nostro travestimento" strizzo l'occhio destro, sollevando il rispettivo angolo della bocca "Ti dico cosa faremo"











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