The Woman: Parte quattro (SHERLOCK)

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Aiutare persone pericolose come Irene Adler invece di coloro che per me darebbero la vita.

Ho impedito ad Amabel di uccidere la Dominatrice, decidendo di aiutare quest'ultima nel suo caso; eppure quella frase continua, nonostante tutto, a rimbombarmi nel cervello: forse perché è proprio ciò che ho scelto di fare, ma perché ho scelto ancora una volta la Donna? Sapevo che Amabel non era colpevole di niente, eppure la mia testa, i miei pensieri, tutto era completamente voltato dalla parte opposta rispetto alle sue suppliche, è come se avessi voluto impormi che fosse stata uccisa dalla giovane Hudson.

Mi trovo simbolicamente con solo il profilo del viso fuori dall'acqua che mi ha coperto il resto del corpo: Irene Adler si è insinuata prepotentemente nella mia testa, continuando ad apparirmi nonostante i miei tentativi di resistenza.

Ho composto e suonato musica triste per lei immergendomi nell'angoscia più buia, per la prima volta mi sono sentito male nel profondo avvertendo fitte all'altezza del cuore; saperla viva invece mi fa sentire tranquillo e sul filo del rasoio allo stesso tempo.

La sua presenza è una continua sorpresa per me, così come le sue abilità d'astuzia che usa per contrastare i miei tentativi di scoprire il codice del suo cellulare; è una partita a ping pong: entrambi rispediamo velocemente la pallina nel campo avversario senza che nessuno dei due riesca a battere l'altro, finendo per complimentarci a vicenda.

È come se tutto il resto scomparisse ad eccezione di noi due.

Mi piace questa situazione, devo riconoscerlo, ma posso ancora contare sulla mia razionalità che probabilmente ostacolerà la Adler nel suo tentativo di caccia in cui rappresento la preda.

Come ha spiegato lei stessa: nel telefono sono contenute più che delle fotografie compromettenti, vi sono tutte le informazioni che possono garantirle protezione, ma si è ripresentata da me perché l'aiuti a decodificare un'email da parte di un ufficiale del ministero della difesa (suo apprezzato cliente), le cui informazioni, secondo lui, salverebbero il mondo.

Salvare il mondo da cosa?

Suppongo che la risposta a questa domanda mio fratello la conosca benissimo e non impiego molto tempo per scoprirlo: si tratta di coordinate di un volo di linea 007 prossimo a partire per il giorno seguente.

Sposto lo sguardo dal computer, batto le mani sulla scrivania e mi alzo dalla sedia, ma prima che io possa compiere il consueto giro nella stanza Irene mi fissa con lo stesso sguardo di un cane da caccia che ha puntato la sua preda, ed un sorriso dalle labbra socchiuse.

"Non mi dica che è stato incredibile" prendo parola per primo, mentre lei non muta la sua espressione ammaliata e pericolosa.

"Vorrei possederla proprio qui, su questo tavolo, e farle implorare pietà due volte"

"Io non ho mai implorato pietà" e mai lo farò.

"Due volte" rimarca in tono di sfida, spalancando leggermente le palpebre che racchiudono i due occhi azzurri; assottiglio lo sguardo, restando in silenzio per qualche secondo, spostandomi poi dalla sua traiettoria.

"C'è qualcosa di strano. Che mi sfugge"

"Cosa le sfugge?"

"Il volo. 007, 007, 007" la stessa identica frase si ripete a gran voce nella mia mente; prima che possa formulare ulteriori pensieri al riguardo, il portone d'ingresso sbatte piuttosto violentemente così come sono rapidi i passi che permettono a John di raggiungere il nostro appartamento: il suo volto è sudato e la carnagione pallida, ma non è a causa della corsa che ha appena fatto, lo deduco dallo sguardo serio a labbra serrate che mi lancia.

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