Irene Adler ha perso, ma non è stata l'unica a perdere la partita.
Per un buon momento sono caduto nel suo gioco, è vero, quella Donna mi ha fatto sentire speciale e sconfiggerla mi ha portato anche a capire quanto il mio punto di vista stia, lentamente, ma comunque mutando: l'attrazione per la Dominatrice ha influito su di me più di quanto credessi perché una volta sconfitta, in me è subentrato il senso di colpa verso ciò che indirettamente ho fatto ad Amabel.
Sin dall'incontro con Moriarty in piscina non ho smesso di indagare su quanto successo a lei ed a sua zia; non poteva essere una coincidenza che proprio quella sera ho poi incontrato faccia a faccia il consulente criminale.
Moriarty è l'unico in grado di non far prevedere le proprie mosse, ad eccezione di quando è lui stesso a volerlo, e sentire il suo nome uscire dalla bocca di Amabel mi ha riacceso i neuroni; normalmente non mi sarei preoccupato più di tanto, ma nel caso Amabel avesse finito in qualche modo per aver a che fare con la mia nemesi per eccellenza, allora è tutta un'altra storia.
Anche quando le ho salvato la vita dagli americani ero sincero, ed in quel caso potendo fare qualcosa di concreto, in me si è insinuato un forte senso di protezione.
Queste emozioni che provo hanno un unico colpevole: John Watson, lui mi ha facendo imboccare una strada che mai avrei preso da solo, ovvero quella di imparare a fidarmi, non solo di lui, ma anche delle persone che mi sono vicino, imparare a preoccuparmene anche quando a mio parere non ce n'è bisogno.
Ecco cosa provoca il sentimentalismo: una catena di dolori che avrei potuto benissimo risparmiarmi, invece provo un'nevitabile mortificazione verso la ragazza che ho distrutto psicologicamente e fisicamente.
È trascorso poco meno di un mese dalla fine del caso Adler e Amabel è riuscita a superare l'overdose ed a tornare a casa, non ha voluto però né vedermi né parlarmi, se n'è stata come di consueto chiusa nella sua camera, nonostante John mi abbia incalzato (non senza difficoltà, soprattutto a causa della discussione, più da parte sua, che abbiamo avuto) a provare a farle sentire la mia presenza per una volta.
Provare rancore per le mie azioni non è già bastato? Devo per forza fare altro?
E poi mi sto già occupando di scoprire in che modo ha avuto a che fare con Jim Moriarty, non è sufficiente come preoccupazione da parte mia?
Ero appena rientrato a Baker Street quando tra alcuni fogli uno in particolare catturò la mia attenzione, mi sedetti sulla sedia ed afferrai il pezzo di carta osservandolo meglio da vicino: poteva sembrare un semplice tetris se non fosse che quello che vi era nascosto al suo interno era una parola che poteva avere più significati.
China.
John non è il tipo da codicilli, tantomeno la signora Hudson, solo chi si rifiuterebbe di parlarmi direttamente farebbe una cosa del genere e se questa persona avesse un quoziente intellettivo piuttosto alto sarebbe perfettamente in grado di comunicare con me tramite l'ausilio di questi metodi.
China potrebbe avere molti significati, tra cui due mi portano a riflettere: il nome dell'inchiostro con cui si può scrivere; oppure un verbo come chinare... abbassando la testa notai una serie di numeri ed una parola appena sopra scritti con un pennarello indelebile sul contorno del cestino della spazzatura.
Chinare il capo. Guardare in basso. Ma certo...
È un secondo cifrario: il cifrario a due chiavi che nascondono la parola: computer; non esitai un solo istante ad accenderlo per trovarmi davanti già la schermata giusta che mi presentò un algoritmo la cui soluzione mi consentì di trovare il messaggio che lessi dall'inizio alla fine portandomi per poco a perdere entrambe le braccia, come mi sta succedendo adesso, sul sedile dell'aereo in cui mi trovo.
Quella era opera di un genio, non al mio livello, ma qualcuno con un'intelligenza sottovalutata e che ha usato tutto il tempo, in cui la gente l'ha ritenuta pazza, chiusa in camera sua per studiare tutti i possibili codici su quella pila di fogli scarabocchiati, scegliendone i più complessi in modo da poter comunicare con me e sentirsi mio pari.
E cosa meglio degli stupefacenti poteva essere di aiuto per una persona che non ha stima di sé stessa.
Amabel è una Ferrari parcheggiata nel garage.
Quello che ho scoperto nel messaggio che mi ha scritto nella email criptata (d'altronde è una maga dei computer) mi ha lasciato esterrefatto e senza più voce in capitolo: è stata torturata più volte da Jim Moriarty per un motivo che pare esserle stato offuscato dalla droga, senza poter dire nulla pur di proteggermi.
Per la prima volta mi sento un bidone della spazzatura.
Non mi ha protetto da un criminale qualsiasi, ma dalla mia nemesi.
In quelle parole ho letto l'aiuto disperato che ha sempre tenuto segregato e di cui non sono riuscito ad unire i puntini; di nuovo.
Una persona provata psicologicamente da sentimenti come rabbia repressa diventa però vulnerabile: quasi in contemporanea seppi che Irene Adler venne catturata da una cellula terroristica in Afghanistan, a quel punto non fu affatto complicato capire come il messaggio di Amabel fu in realtà una confessione ed allo stesso tempo un mezzo per prendere tempo in modo da precedermi, soprattutto dopo che John mi avvisò che era praticamente sparita dalla circolazione.
Uscìì di casa immediatamente, senza informarlo di dove mi sarei diretto né cosa avrei fatto.
Lei ha sette ore di vantaggio su di me.
Come ci sono arrivato?
Io ero il suo movente in tutto quello che ha fatto ed ora vorrà prendersi la sua vendetta contro di me.
STAI LEGGENDO
The Game Is On "Sherlock"
FanfictionE se la signora Hudson avesse una nipote che vive al 221b di Baker Street? Se lei venisse casualmente a conoscenza di un segreto? Amabel Hudson vedrà, con i propri occhi, come, da una semplice situazione casuale, si posso innescare una serie di peri...