Enigma: Parte tre (SHERLOCK)

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Per un momento non so neanche più cosa significhi la parola noia.

Come sospettavo, il rapimento di Amabel si è rivelato solo il primo anello di una catena da cinque enigmi, il cui tempo veniva ridotto mano a mano che il gioco proseguiva; gli indovinelli sono stati tutti risolti correttamente, ma ho ricevuto un pugno allo stomaco nel momento in cui il terzo ostaggio, una anziana signora, è stata fatta saltare in aria per aver cominciato a descrivermi il rapitore nonostante le avessi ordinato di non farlo.

Ma è stato con il quarto enigma che il cerchio si è ristretto in maniera notevole.

Il mio compito era di capire quale fosse il falso di un dipinto di Johannes Vermeer che stava per essere esposto in un museo d'arte; interrogandola, la direttrice ha confessato di essere riuscita a realizzare il suo sogno grazie all'aiuto di Moriarty.

Sempre lui, Moriarty.

È un fantasma che se ne va in giro senza che tu possa vederlo e riappare quando meno te lo aspetti, oppure quando ti aspetti che invece ci sia. 

Provo un misto di adrenalina e sorpresa quando c'è di mezzo il suo nome.

Non avrei mai rinunciato ad un caso solo per contrariare Mycroft: tutti questi enigmi sono stati un conto alla rovescia ed il caso, che ho risolto, di Andrew West (ucciso accidentalmente dal cognato dopo che questi gli aveva rubato la chiavetta USB contenenti i progetti missilistici ed abbandonandone poi il corpo sul tetto di un treno, che a causa dello scambio ferroviario lo ha fatto cadere a terra fracassandogli il cranio) non è stato altro che il quinto mistero del dinamitardo Moriarty.

Ma c'è molto di più sotto ed è sicuramente collegato al fatto che proprio con West non è comparso un quinto ostaggio.

Una volta assicuratomi che John sia uscito di casa, porto sulle gambe il portatile ed apro la schermata dei messaggi: 'Trovati. I progetti di Bruce-Partington. Vieni a prenderli. Alla piscina. A mezzanotte.'

È ora di tirare le somme.













Mezzanotte in punto.

Richiudo la porta della struttura balneare alle mie spalle, incrocio le mani dietro la schiena ed avanzo a passo lento verso la vasca, la cui acqua riflette placida la luce proveniente dai fari sulle balconate, accompagnato solo dal rumore che le mie scarpe provocano a contatto con le mattonelle umide.

L'odore del cloro filtra pungente nelle narici.

C'è silenzio, incredibile silenzio; ma questo non è un normale silenzio.

Ricorda la quiete prima del disastro.

Verrà o non verrà? Questo è l'enigma, adesso.

So che verrà: entrambi amiamo il divertimento ed entrambi non rinunceremmo mai ad un'occasione del genere, ma lui è un tipo che usa l'attesa per attaccare, spingendomi a fare il primo passo. 

"Ti ho portato un piccolo regalo di presentazione" parlando ad alta voce nell'ampia sala sollevo la chiavetta USB, che non ho consegnato a mio fratello come avrei dovuto, perché è proprio la chiavetta, anzi, ciò che essa contiene ad essere la chiave di tutto quello che è appena successo "È questa che volevi, non è così? Tutti quei piccoli enigmi mirati a farmi perdere tempo per distrarmi da questa chiavetta"

Il rumore di una porta che si apre riecheggia alle mie spalle, ma non è questo a lasciarmi, per la prima volta in vita mia, sconcertato, piuttosto colui che appare oltre l'anta.

John Watson.

Perché lui?

Non può essere lui, no, c'è qualcosa che non va.

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