The Game Is On "Sherlock"

The Reichenbach fall: Parte quattro (AMABEL)

Non riesco ancora a credere che sia tutto vero, non può essere.

Non possono aver sul serio arrestato Sherlock perché ritenuto colpevole del rapimento di quei due bambini.

Ha una personalità particolare, è vero, forse a volte fraintendibile, è vero anche questo, ma non si può condannare una persona senza fatti concreti; il problema però è che lui è stato messo nella lista dei principali sospettati proprio per un fatto accaduto davvero: l'urlo della bambina, non un testimone qualunque, ma una delle vittime che non può neppure essere compromessa con denaro.

La paura, in particolare nei bambini, è la luce della verità.

So per certo che Sherlock non ha fatto niente, è tutto un raggiro creato astutamente da Moriarty, ma resta da scoprire in che modo lo ha fatto; peccato che Sherlock non sta facendo nulla per venirne a capo e non ne capisco il motivo, per questo mi arrabbio, non perché ho timore che tutta la storia che lo dipinge come un criminale sia vera, ma perché anche io non riesco a vederlo mentre lo accusano di essere ciò che non è.

Un impostore.

C'è qualcosa che non torna nel suo comportamento, o semplicemente mi fa troppo male vedere l'uomo che amo ridursi così, lui, che ha sempre saputo cosa fare, che aveva ogni risposta a tutto, sta crollando come un castello di carte al minimo soffio di vento.

"Glielo avevo detto, John" ritorno alla spiacevole realtà solo quando Donovan rompe il silenzio con le sue insinuazioni odiose, cammina lentamente nel salotto posizionandosi di spalle alle finestra, incrociando le braccia sotto il seno, mostrando il sorriso soddisfatto di chi ha visto i propri pensieri rivelarsi una realtà, ed un tono che assieme a lei cancellerei all'istante dall'esistenza per quanto la detesto dal profondo di me stessa "Quando ci siamo incontrati la prima volta, glielo avevo detto che risolvere casi gli non sarebbe più bastato ed ecco il risultato"

Watson assume con le braccia la sua stessa posizione, solo la sua espressione è molto differente, chiaramente contrariata ed indispettita.

"Non si disturbi a ripeterlo, sergente Donovan, perché anche adesso non mi interessa minimamente quello che ha detto"

"Si chieda quale razza di uomo rapirebbe dei bambini pur di mettersi in mostra dopo averli ritrovati" questo che esce dalla sua bocca è davvero il troppo del troppo da sentire per me, la scintilla definitiva a farmi esplodere come non ho mai fatto, ma che ho sempre sperato un giorno di fare con lei, la punta dell'ago che mi annebbia la vista, che mi spinge a balzare in piedi come una molla con le braccia tese lungo i fianchi e i pugni delle mani serrati, mi blocco davanti a Sally fissandola con una smorfia di disprezzo sulle labbra e con gli occhi ridotti a due fessure; lei ricambia, squadrandomi da capo a piedi come fossi un oggetto rotto da buttare "Beh, ora a chi farai la cameriera in assenza dello psicopatico?"

Reggo il suo sguardo per diversi minuti in cui tutto attorno a me scompare ad eccezione di lei; dentro di me avverto la bollente rabbia oltrepassare il limite di pazienza, causando la mia reazione vera e propria quando le sferro un mal rovescio dritto sul naso che le fa perdere l'equilibrio e sbattere la schiena contro il muro.

"Amabel, ma..."

"Ami! Santo cielo..."

Ignoro completamente i richiami scioccati di mia zia e di John e la presa che quest'ultimo ha sul mio braccio, perché sono ancora concentrata su Donovan, mentre lei si copre il naso con entrambe le mani da cui hanno iniziato ad intravedersi scivolare dei rivoli scarlatti.

"Ti avevo avvisata di tenere a freno la lingua e di stappare le orecchie!" non provo alcun sintomo di pentimento in quello che ho fatto; mi districo dalla presa di Watson, ma prima di dirigermi verso la porta rivolgo a Donovan una correzione che a quanto pare non ha ancora infilato nel cervello "Non è uno psicopatico. È un sociopatico iperattivo"