My name is Sherlock Holmes: Parte quattro (SHERLOCK)

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Le parole della signora Hudson mi hanno subito infilato la pulce all'interno dell'orecchio.

Una volta corso al piano di sopra mi ritrovo faccia a faccia con la squadra dello Scotland Yard: Lestrade è comodamente appollaiato sulla mia poltrona, non muovendosi di un millimetro neanche vedendomi arrivare, ma ciò che mi importa adesso è tutt'altro.

"Sherlock, quando pensavi di venire a dirci che hai trovato la valigia?" indica l'oggetto rosa ancora appoggiato sulla sedia su cui io e John lo avevamo lasciato prima di uscire; non presto attenzione alla sua falsa domanda, cominciando piuttosto con una scarica di miei quesiti.

"Che ci fate qui? Cosa state facendo? Non potete fare irruzione nel mio appartamento!"

"Adesso calmati. Questa non è irruzione" 

"No? E come la chiami?" ribatto immediatamente, alzando di più la voce, non mostrando alcuna minima traccia di intenzione verso il cedimento; Lestrade sa essere però altrettanto testardo a volte e questo mi imbestialisce, così come il sorrisetto beffardo che compare sulle sue labbra.

"Perquisizione per droga"

A questa affermazione John si lascia scappare una risata divertita che non mi contagia affatto.

"Ma dai! Quest'uomo un drogato? Potreste andare avanti tutta la notte senza trovare..." il mio primo tentativo tra i denti di zittirlo non funziona, al secondo sono costretto a mostrare espressivamente l'evidente fondo di verità in quell'accusa che mi pesa sulle spalle, solo allora diventa ovvio anche per lui che la sua difesa nei miei confronti non ha fondamenta solide: talvolta la nicotina non mi basta "No... lei... no, non..."

"Faccia silenzio! Non sono il suo cane antidroga" l'ultima frase è rivolta all'ispettore alle mie spalle, il quale contribuisce a farmi aumentare il nervoso annunciandomi la presenza per me sgradita di una persona.

"In verità Anderson si è offerto come mio cane antidroga. Non saranno degli anarcotici, ma sono molto zelanti. Se ti deciderai ad aiutarci, li potrei far smettere"

Non può averlo detto, dalla sua bocca non può essere uscito quel nome!

Purtroppo la prova concreta compare dietro la porta della cucinola: come mai prima d'ora mi sono scoperto a volerla usare per cancellargli quella faccia da idiota che si ritrova; come se non bastasse, ovviamente, alla sua sinistra spunta l'altra metà della mela.

"Questi sono occhi umani?" domanda Donovan, storcendo le labbra in una smorfia schifata, mentre tiene in mano il barattolo, che ha trovato nel microonde, contenente i due bulbi.

"Fanno parte di un esperimento, rimettili subito apposto!"

È tutto assolutamente ridicolo; sparare un paio di colpi contro la parete scaricherebbe buona parte della mia frustrazione, ma potrebbe capitarci qualcuno per sbaglio. 

"Voi continuate a cercare" aggiunge Lestrade, alzandosi, per poi spostare di nuovo l'attenzione su di me, mentre cammino nervosamente avanti e indietro con le mani appoggiate sui fianchi "Allora Sherlock, intendi aiutarci oppure no? Ti rendi conto che non puoi trovare una prova e nasconderla?"

"È tutto così infantile!"

"Sto discutendo con un bambino... Sherlock, questo è il nostro caso. Ti permetto di entrare, ma tu non puoi fare di testa tua, hai capito?"

Mi fermo davanti a lui, sovrastandolo con la mia l'altezza, mostrando a mia volta le mie carte.

"Certo, così hai pensato di preparare una finta perquisizione per approfittarti di me! Geniale!"

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