Stavolta se riapro gli occhi è grazie alla voce della bambina sull'aereo a cui mi occupo di rispondere subito, contemporaneamente guardandomi attorno per cercare di capire dovei trovo e soprattutto se sono solo; sollevo la pancia dal tavolo di metallo su cui sono sdraiato: questo sforzo mi costa un'enorme fatica.
A differenza dell'ultima volta la luce che illumina la stanza è molto meno forte e si divide in due tipi diversi di tonalità: bianca della luna nel cielo ormai notturno come mostra la finestra munita di sbatte a vari metri sopra la mia testa, ed arancione di una lampada ad olio sul pavimento, alla mia sinistra.
"Pronto? Ci siete ancora? Mi sentite?" chiede ancora la piccola sconosciuta a bordo del veicolo chissà in quale parte del cielo; rispondo alla sua domanda, stropicciandomi gli occhi, mentre lei replica "Avevi promesso che mi avresti aiutato e invece sei sparito per ore ed ore! Voi adulti non dite mai la verità!"
"Si, lo so, mi dispiace, ma devi fidarti di me: non ti sto mentendo..." incasso il suo giusto rimprovero, nel frattempo scendo dal tavolo, afferro la lampada da terra e comincio a fare un giro di circospezione nella stanza sulle cui pareti noto mucchi di mie vecchie mie fotografie da bambino... perché Eurus (sicuramente lei, altrimenti chi...) le ha appese? Lentamente nella mia testa iniziano a farsi strada anche successive domande preoccupanti del tipo: dove sono John e Mycroft? Sono vivi? Se sì, stanno bene? E soprattutto, che ne è di Zefiro: lo stesso bambino a cui ho appena rovinato la vita iniziata da poco più di quattro anni? Strizzo entrambi gli occhi, cercando al momento di riconcentrarmi sulla bambina con cui sono collegato, benché tutto il resto non sia comunque sceso affatto in secondo piano nelle mie priorità "Deve essere caduta la linea. Ascoltami, piccola, ora tu dovrai essere molto coraggiosa. Riesci ad andare dove sono i piloti?"
"Davanti all'aeroplano, intendi?"
"Si, esatto. Proprio lì"
"Ok, ci vado"
"Ci sei?" le chiedo dopo qualche altro minuto in cui non sento più la sua voce, bensì vengo sorpreso da quella di John, probabilmente tramite dei piccoli microfoni collegati tra noi: spalanco gli occhi e socchiudo le labbra dalla sorpresa ed in parte dal sollievo nel saperlo vivo "John? Come stai? Stai bene? Dove sei?"
"Si, sto bene, Sherlock. Mi sono appena svegliato, ma non ho ancora capito dove... che razza di posto sia questo... tu? Dove sei?"
"Sono in una cella" rispondo, dopo aver constatato bene il luogo "Ho parlato con la bambina dell'aereo. Abbiamo dormito per ore. C'è qualcun altro con te? Mycroft?"
"Sherlock..." dal modo esitante in cui John pronuncia il mio nome mi metto in allerta su ciò che potrei ascoltare, scostando con un gesto fulmineo il capo ed aggrottando la fronte, chiedendogli di andare avanti "Non c'è Mycroft, ma non sono nemmeno solo..."
Il mio cervello scatta in automatico più rapidamente di una molla.
"Chi c'è con te? Zefiro? C'è lui con te? John che succede? John!" decido di andare dritto al punto della questione senza continuare lo stupido ed inutile gioco dell'esitazione, la successiva risposta affermativa da parte del mio ex coinquilino (oltre ad arrivare molto più tardi di quanto pensassi, oppure semplicemente ha a che fare solo con il senso d'urgenza che mi sta attanagliando), da un lato mi spinge a tirare un rapido profondo sollievo che si scioglie all'interno del mio stomaco come acido bollente, dall'altro finisce per ricompattarsi all'istante come un pesante blocco di cemento: se Zefiro è con John vuol dire che è a sua volta al centro dei giochi di Eurus su qualunque altra cosa abbia in mente adesso.
E questo non è affatto positivo.
Dovevo immaginare anche che dopo aver usato il bambino contro di me, ne avrebbe fatto un altro suo giocattolo.
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The Game Is On "Sherlock"
FanfictionE se la signora Hudson avesse una nipote che vive al 221b di Baker Street? Se lei venisse casualmente a conoscenza di un segreto? Amabel Hudson vedrà, con i propri occhi, come, da una semplice situazione casuale, si posso innescare una serie di peri...