Bad expectations: Parte due (AMABEL)

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"Amabel? Amabel?"

"Mh?" scuoto la testa a destra e sinistra, distogliendo lo sguardo dal punto fisso davanti a me, sbattendo le palpebre, fin quando non incrocio quello preoccupato di Mary alla mia destra "Che succede?"

"Improvvisamente ti ho vista distratta e mi sono preoccupata" confessa lei "Stai bene?"

"Si, sto bene. Scusami se mi sono distratta. È che... stavo pensando..." mi blocco, pentendomi subito della mia confessione: preoccupata com'era sicuramente Mary vorrà sapere cosa mi tormenta; sposto di nuovo la mia attenzione sul tavolino del bar in cui ci siamo fermate, facendo roteare il cucchiaino nella massa intensa e bollente di cioccolata calda ancora intatta nel mio bicchiere: so che non è stato educato da parte mia non ascoltarla mentre parlava "Comunque non è importante! Quale consiglio volevi chiedermi sul tuo matrimonio?" escludendo il fatto che non sono la persona più adatta in questo campo, ma non posso e non voglio neppure comportarmi da disinteressata ed egoista.

L'espressione sul viso di Mary appare tutt'altro che convinta della mia vaga spiegazione, ma fortunatamente decide di risparmiarmi la tortura di domande, a meno che non stia aspettando il momento più opportuno per ripartire alla carica.

Una vocina nella testa mi dice che sarà così.

Per tutta l'ora successiva cerco di scacciare ogni possibile distrazione e di prestare ascolto al discorso che facciamo, fino a quando, guardando l'orologio, mi accorgo che manca meno di mezz'ora per l'uscita di Zefiro dall'asilo: il puffetto ha compiuto quattro anni già da un po' ed è sulla strada dei cinque ormai, e come per tutti i suoi coetanei, anche per lui è arrivato il momento dei primi anni scolastici.

E della fase successiva delle mie preoccupazioni che se prima erano rivolte ad un neonato che sgattaiolava nelle quattro mura di Baker Street, ora lo sono verso un bambino capace di intendere e di volere e che mi ha già mostrato il lato estroverso del suo carattere nascosto nel suo silenzio.

Ammetto però che esprimersi abbia i suoi vantaggi rispetto al mutismo, ma anche svantaggi perché se il suo nuovo carattere continuerà a svilupparsi nella direzione che ha preso, temo che i primi problemi non tarderanno ad arrivare, seguiti poi da veri e propri guai soprattutto ora che ha iniziato a parlare quasi senza più difficoltà.

Mi rendo presto conto, però, di quanto sono fuori strada: quando vado con Mary a prenderlo a scuola lo vedo raggiungermi con la faccia pasticciata di colore sulle guance ed un cappellino di carta sulla testa che gli schiaccia i boccoletti sul viso.

"Mamma! Zia Mary! Mi sono divertito un sacco oggi!" grida di eccitazione, correndo verso di me con le braccia allargate e compiendo dei cerchi invisibili, tentando di mimare con il tremolio delle labbra il rumore dell'aereo in volo, per poi fermarsi ai miei piedi con le ridi azzurre che brillano come due limpidi specchi d'acqua: del bimbo chiuso e scocciato dalla presenza altrui pare non essercene mai stata traccia "Mamma, oggi io e il mio nuovo amico Ciro abbiamo giocato a molti gochi... giochi!" si auto-corregge arricciando il naso.

"Davvero? Come si chiama questo tuo nuovo amichetto? Che giochi avete fatto?" interviene Mary, perché a me è incredibilmente andata via la facoltà di parlare: al momento dono troppo scioccata da questo repentino cambio di personalità; da piccola io ero timida e forse questo tratto giocoso esploso in Zefiro lo avrà preso dal padre "Amabel? Amabel!" sfortunatamente si ripete di nuovo lo stesso scenario di un'ora fa, con me con la testa da tutt'altra parte rispetto a dove dovrebbe essere e Mary che tenta di riportarmi alla realtà "Amabel, sei proprio sicura di sentirti bene? Oggi ti comporti in modo molto strano"

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