Promises: Parte quattro (AMABEL)

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"Mamma, perché piangi? Se è successo qualcosa di brutto a Sherlock come l'altra volta quando gli hanno fatto il buco sulla pancia ed è dovuto stare tanto tempo in ospedale, non avresti portato queste borse con noi. Ce ne stiamo andando via di casa, vero, mamma? Avete litigato tanto, vero?"

È da quando che l'ho ripreso da scuola che Zefiro si è corrucciato vedendomi nelle condizioni in cui verso, rivolgendomi tutte queste domande con la voce incrinata nel timore della risposta che gli potrei dare al riguardo; invece, a differenza delle altre volte, resto in completo silenzio perché non so proprio cosa dirgli, stavolta, non lo so proprio.

La verità già l'ha capita da solo e se gli confermassi ulteriormente le sue teorie lo farei stare ancora più male e non voglio che il mio bambino stia male come sto male io; benché più o meno siamo entrambi sulla stessa barca.

Ma non è colpa mia se suo padre è com'è.

E forse la cosa migliore è crescere mio figlio lontano da lui.

Ovviamente non adesso, ma presto dovrò parlare chiaramente e con tatto con Zefiro riguardo questa faccenda e sui motivi che mi hanno spinta ad un simile gesto, ovviamente tacendogli la verità su chi sia in realtà il detective; Zefiro è estremamente intelligente ed al contrario di Holmes (ormai non riesco neanche più a chiamarlo per nome) capisce le persone.

Sotto questo aspetto sono del tutto diversi.

E come lui fosse da bambino non conta più nulla, quanto invece il tipo di persona che è ora.

È anche vero però che sono uscita non ho pensato ad un posto dove stare momentaneamente: ero talmente infuriata, con il cuore a pezzi e con la voglia di mettere il prima possibile quanta più distanza tra me e Baker Street, che mi è passato completamente e stupidamente di mente.

In realtà un posto c'è dove posso andare.

Molly si sta trasferendo, per cui non voglio darle disturbo.

L'ultima opzione che mi rimane potrebbe farmi apparire una grandissima ipocrita, ma in realtà non ci sento... forse solo un po'... ma comunque io non sono arrabbiata con John e Mary, piuttosto con quel testa dura di Holmes; loro due non hanno fatto nulla di male.

Dopo essere scesa dal taxi, con Zefiro mi avvio verso il piccolo vialetto tranquillo fino alla porta di casa: busso, non senza qualche secondo di esitazione, alla porta e nei minuti che si frappongono da che si apra rifletto sulla spiegazione più rapida e veloce da dare ai coniugi Watson.

"Amabel? Ma cosa..." sul viso di John si dipinge un'espressione sorpresa con tanto di sopracciglia corrugate quando nota vari dettagli come il borsone che porto con me; stringo le labbra, alzando le spalle e buttando fuori un sonoro sospiro, mentre Zefiro si nasconde d'istinto dietro alla mia gamba destra, aggrappandocisi con una manina.

"Tranquillo, non vi voglio allargare la famiglia" la butto lì con finta ironia, roteando gli occhi, posando una mano sulla spalla di mio figlio per rassicurarlo che è tutto apposto, mi rivolgo poi di nuovo verso il padrone di casa ancora perplesso dalla nostra visita inaspettata "Mi chiedevo solo se..."

"No no, non volevo dire quello. Anzi, entrate pure" si auto-corregge subito Watson, facendoci spazio per farci passare, richiudendo poi la porta alle nostre spalle "Hai una faccia sconvolta ed ho visto la borsa... te ne sei andata da Baker Street? Amabel?" dallo sguardo complice che gli lancio e che lui ricambia, John capisce che non è il momento adatto con la presenza di Zefiro, così chiama sua moglie annunciandole il nostro arrivo.

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