45. Andarsene

136 8 107
                                        

Più i mesi della gravidanza avanzavano, più sentivo il disperato bisogno di dormire quante più ore possibili. Non mi ero mai chiesta se fosse un sintomo comune delle gravide, sapevo solo che avevo una sonnolenza fuori dal normale. Ergo, durante le lezioni dovevo combattere per evitare di crollare con la testa sul banco.

Mia madre diceva che i primi tre mesi di gravidanza erano così: tra sonno, fame e voglie inspiegabili che arrivano nel momento meno opportuno della giornata. Una delle più comuni, ad esempio, era quella delle fragole in pieno inverno. Io non avevo ancora avuto delle voglie, fortunatamente. Anche perché avrei dovuto chiedere aiuto alla tizia della mensa e di sicuro mi avrebbe dato qualcosa di altamente scadente.

Erano le cinque del pomeriggio di un venerdì di inizio dicembre. Nonostante la stagione fosse chiaramente ricollegabile alla neve e ai canti di Natale, in California si respirava aria di agosto. Il sole era alto e bruciante, gli studenti si godevano la bella giornata in pantaloncini e io e Rosie eravamo le uniche sceme a rimanere in camera. C'era il ventilatore, almeno, anche se non avesse poi tutta questa utilità. Gira e rigira ci mandava sempre e comunque la stessa asfissiante aria.

Ero sdraiata sul letto, con il braccio che penzolava e il busto privo di qualsiasi indumento. Se la zia di Riley mi avesse vista con le tette in aria, probabilmente avrebbe chiamato il parroco per farmi una benedizione. Anche se, comunque, ero sicura si sarebbe sconvolta di più per Rosie che cercava di attivare il chakra del Topazio Imperiale, acquistato di recente dopo quello normale. Era lì, tutta concentrata, che sembrava attivare l'energia del cristallo con – a giudicare dai suoi sbuffi – scarsi risultati. Leggeva e rileggeva le istruzioni presi da un librone impolverato dalla copertina viola, stringeva la pietra sulla mano sinistra, chiudeva gli occhi e poi li riapriva con espressione delusa.

«Niente, proprio niente!» urlò, dopo interminabili tentavi, «non capisco come si fa e questa pietra sembra non funzionare. Non può essere mica un falso?» la guardò, con espressione interrogativa.

Mi alzai svogliata, indossando una maglia per evitare di farmi trovare nuda da possibili visitatori. Zac non bussava mai quando veniva a farci visita. Presi il suo telefono dalle mani e ispezionai le varie ricerche Google, prendendo un sito che sembrava essere molto esperto sui cristalli. «Ehi, qui dice che si attiva alla luce del sole...» mormorai, continuando a leggere l'articolo.

«Cosa?» tuonò Rosie, indignata, «giuro che se funziona, butto quel libro! Assurdo, ci ho speso un sacco di dollari e non sa nemmeno come attivare un topazio imperiale!» si alzò, facendomi cenno di andare.

In verità, non avevo molta voglia di gironzolare alla ricerca del sole. Faceva caldo e mi sembrava stupida l'idea di uscire dall'ombra solo per attivare una stupida pietra. Me ne pentii subito, quando osservai il suo sguardo non ammettere negazione. «Beh, hai preso la specie più rara di Topazio, credo sia normale che non sia di facile attivazione. O comunque, non molto conosciuto.» alzai le spalle, legando i capelli in una coda. Dalla sera della festa, le uniche persone che erano state con me senza mollarmi un minuto, erano state Lucas e lei. Se Rosie aveva da fare, Lucas veniva per farmi compagnia o viceversa. Credevano che, lasciandomi da sola, avrei potuto fare qualche cavolata. E tra quelle rientrava anche il dover cercare Riley. Secondo loro, era meglio che prendessimo le distanze per un po', così da capire di cosa necessitassimo davvero. Lo credevo anch'io, ma lui mi mancava davvero tanto. Non ero abituata a non averlo nella mia vita per più di una settimana.

Rosie mi guardò sottecchi, strizzando gli occhi per via del sole accecante. «Okay, come facciamo a capire quando è attivo?» domandò, spingendo la pietra verso i raggi.

Mi guardai intorno, puntando lo sguardo verso l'albero secolare dove Riley e Sam stavano chiacchierando allegri. Sentii un pugno di ferro colpirmi in pieno stomaco e mi risvegliai solo dopo il secondo richiamo della streghetta. «Oh, ehm... dovrebbe brillare, almeno qui dice così.» distolsi lo sguardo dalla coppietta felice, mordicchiando le labbra per frenare l'istinto di piangere.

HeartbeatsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora