IV.

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Scendiamo dal taxi e ci dirigiamo verso l'entrata. Sono le undici di sera e ovviamente siamo a questa maledettissima festa in una delle confraternite del campus.
Cynthia non mi ha lasciato altra scelta, mi ha letteralmente trascinato fuori da casa e buttato sul taxi.
Ho sbuffato per tutto il tragitto. Non avevo la minima voglia di uscire e tanto meno di andare ad uno stupido party.
Il solo pensiero di buttarmi nella mischia, tra alcol e puzza di sudore, mi fa rabbrividire. Non ho voglia di interagire con le persone e tanto meno di essere infastidita da qualche ragazzo ubriaco che tenta di allungare le mani.
Ma Cynthia ha ragione. Devo lasciarmi andare e divertirmi, non posso stare a casa a disperarmi, pensando a lui.
Ho bisogno di liberare la mente.
Devo assolutamente smettere di tormentarmi.

Io non lo merito, lui non mi merita e non merita la mia sofferenza.

"Ciao ragazze, benvenute alla Delta Kappa! Divertitevi!" esclama un ragazzo accogliendoci. Non mi ero nemmeno accorta di essere scesa dal taxi ed essere arrivata all'entrata, talmente ero presa dai miei pensieri.

La musica è talmente alta che non riesco a sentire Cynthia. Sta tentando di dirmi qualcosa, ma non le sto dando nemmeno più ascolto, tant'è che la vedo allontanarsi e lasciarmi da sola.
Non faccio in tempo a fermarla che l'ho già persa di vista.
Cazzo!
Inizio a girovagare per la confraternita.
Ci sono tantissime persone qui dentro.
È un posto davvero enorme con un ampio salone che hanno utilizzato come pista da ballo ed in uno degli angoli è presente anche una piccola console dove sta suonando un ragazzo.
La maggior parte dei ragazzi sta ballando e da come si muovono deduco siano già ubriachi. Io ovviamente mi dirigo dritta in cucina in cerca di alcool, devo trovare qualcosa che possa farmi rilassare.
Fortunatamente la cucina è vuota.
Arrivo al balcone e non avendo idea di cosa ci possa essere nei bicchieri, opto per una bottiglia di birra.
Non amo follemente la birra, ma non mi fido di quello che mettono nei drinks, quindi me la faccio andare bene.
Cerco un cavatappi per stapparla, ma non lo trovo.
È un cazzo di casino qui, non si capisce niente. Ci sono bottiglie e bicchieri sparsi sul bancone e sul pavimento, cartoni di pizza e sacchi di patatine aperti e rovesciati ovunque. Un porcile insomma, ma d'altronde è una festa universitaria, cosa mi aspettavo?

"Ehi, stai cercando qualcosa?" sobbalzo spaventata e mi giro di scatto.

Ero talmente concentrata da non essermi accorta che un ragazzo a dir poco stupendo è entrato in cucina e mi sta parlando.

"Si, scusami, stavo cercando un modo per aprire la bottiglia, ma non trovo nulla in mezzo a questo casino" rispondo indicando ciò che ci circonda.

"Comunque io sono Mike, Mike Anderson, piacere!" mi rivolge la mano.

"Io sono Jade Baker, il piacere è tutto mio" gli rispondo distratta mentre gli stringo la mano.

Caspita ora che lo guardo meglio, devo dire che è davvero figo.
Grandi occhi marroni, capelli mossi castani con dei piccoli ciuffi che gli ricadono dolcemente sul viso e un fisico spaziale.
Ha dei bicipiti enormi. Indossa dei jeans chiari strappati ed una semplice maglia bianca con scollo a V talmente aderente che posso intravedere i suoi addominali scolpiti.

"Ehi, tutto bene? Sei con me?" mi chiede Mike sventolandomi una mano davanti agli occhi.

"S-si scusa" balbetto imbarazzata.

Penso di avergli fatto un intera radiografia del corpo e deduco che se ne sia accorto anche lui dato che scoppia in una fragorosa risata.
Che figura di merda!

"Tranquilla, dammi, te la apro io" dice mentre prende la bottiglia dal bancone.

Rimango incantata a fissarlo mentre la apre usando solamente le sue mani. Chissà cosa proverei se quelle grandi mani mi toccassero.
No, no, no! Basta, calmanti Jade!
I miei ormoni sono totalmente impazziti.
Ho decisamente bisogno di darmi una regolata e di bere soprattutto.

"Grazie mille Mike!" lo ringrazio con un sorriso mentre bevo un piccolo sorso.

"Ehi Mike, hai visto Cristine?" chiede improvvisamente una voce a me fin troppo familiare prorompendo in cucina.

Mi giro pensando di aver avuto una sgradevole allucinazione, ma Aaron è proprio davanti a me, in carne e ossa con il suo ghigno presuntuoso che mi fissa.
Non lo vedevo da mesi ormai e avrei preferito non vederlo ancora per un bel po'. Sapevo che ci saremmo rivisti, ma non immaginavo proprio questa sera.
Indossa anche lui una maglia molto aderente nera e dei jeans stretti dello stesso colore ed è magnifico, come sempre del resto.
Mi perdo a fissarlo per qualche secondo e mi chiedo come io possa essere stata con un essere così meschino per tre lunghi anni.
Povera me.

"Jade, vieni, ti presento una persona. Lui è Aaron Walker" dice avvicinandosi.

Strano perché non avevo mai visto Mike con Aaron, pensai. Mi riscuoto subito dai miei dubbi e noto che lui è ancora lì che mi fissa.

"Ciao Aaron" dico stizzita.

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