XLVII.

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Marco ed io siamo appena entrati in una piccola caffettiera del centro.
Il suo nome è Reunión e già dall'esterno sembrerebbe un locale davvero molto interessante.
So che l'hanno aperto da pochissimo ed io, infatti, non ci ero ancora stata. Ne ho sentito parlare da mamma e a quanto pare fanno il caffè più buono della città. Io non ne vado particolarmente pazza e non mi piace molto, ma ogni tanto mi capita di berlo.

Quando sono entrata ho notato anche una moltitudine di dolci, tra cui muffin, cupcakes e torte di ogni tipo.
Il paradiso insomma.

"Sediamoci lì" mi indica Marco una piccola zona libera sulla destra vicino ad un caminetto in simil ceramica.
Nonostante il locale sia piccolo, ci vengono davvero parecchie persone, anche solo per prendersi un caffè d'asporto.

L'atmosfera è così rilassante, tra le diverse decorazioni natalizie e la musica soft che alleggia all'interno del locale. È davvero un posto carinissimo, l'arredamento è moderno, ma al tempo stesso ti trasmette quella sensazione di benessere e calore che ti fa sentire a casa.

Entrambi abbiamo appena ordinato una fantastica cioccolata calda con panna, alla faccia del misero caffè che avevamo deciso di prendere.

"Allora che mi racconti?" domanda Marco mentre sorseggia la sua cioccolata.

"Dopo aver terminato le medie, sono andata alla East High School e mi sono diplomata con il massimo dei voti. L'anno successivo mi sono iscritta alla University of Southern California, a Los Angeles e tuttora sono al terzo anno di arti e design" racconto tralasciando i dettagli su come mi sentivo e su come io abbia passato questi ultimi anni.

"Mi ricordavo fossi un'appassionata d'arte" rivela lui.

"Te ne ricordi ancora?" chiedo sorpresa
"Comunque si, è la mia passione fin da quando ero piccina. Tu invece che mi dici? Cosa stai facendo ora?" domando curiosa di sapere di cosa si stia occupando lui.

"Dopo essermi trasferito in Canada dai nonni per l'intero periodo del liceo, ho deciso di ritornare qui a Salt e aiutare i miei genitori con l'attività di famiglia. Nel frattempo, sto seguendo un corso di marketing alla State University" mi spiega.

"Wow, deve essere impegnativo studiare e lavorare insieme" ammetto sincera. Io non ho mai lavorato in vita mia, ma non perché non ne abbia voglia, solo vorrei concentrarmi prima sullo studio.

"Mi servivano soldi per pagarmi gli studi quindi mi sono rimboccato le maniche e mi sono dato da fare" replica sorridendomi.

"Ti ammiro sai? Io non saprei nemmeno da dove iniziare. I miei genitori non hanno mai avuto problemi di soldi e quindi di conseguenza mi hanno sempre potuto aiutare e finanziare.
Non dico di essere una ragazza viziata e che mi è sempre stato tutto dovuto, perché ciò che mi è stato dato me lo sono dovuta guadagnare, ma non posso nemmeno dire di non essere 'dipendente' dai miei genitori" gli rivelo un po' imbarazzata per paura che possa giudicarmi.

"C'è chi nasce più fortunato di altri, ma non ne faccio una colpa a nessuno. Ognuno sceglie di vivere la propria vita come vuole e come meglio crede" replica sorridendomi, facendomi così sentire meno a disagio.

"Hai perfettamente ragione. Ognuno è l'artefice del proprio destino" ripenso alle parole di Mike quella sera in riva al mare.

Sono io che scelgo come vivere la mia vita, chi amare e chi odiare.
Sono io che scelgo a chi stare vicino e a chi no e sono io che scelgo per chi essere felice.

La mattinata è passata velocemente tra una chiacchiera e l'altra.
Abbiamo parlato molto sia del tempo passato insieme quando eravamo compagni di classe, sia delle esperienze che abbiamo fatto durante gli ultimi anni.
Quando Marco mi ha poi riportato a casa, mi sono buttata sul letto e non ho fatto altro che pensare a cosa potessi fare per dimenticarmi di Blake e togliermelo dalla testa.
Penso poi di aver toccato il fondo quando mi è passata per la testa la malsana idea di provare a frequentare Marco, ma poi ho ripensato al fatto che io e lui ci troviamo a mille chilometri di distanza e nulla sarebbe fattibile.

E poi come farei a frequentare un altro ragazzo dopo manco una settimana che sono andata a letto con Blake?
A meno che io non fossi un robot, privo di emozioni forse.
Io non sono così, non spengo le mie emozioni. Non ho un interruttore che mi permette di provare o meno determinate sensazioni.
Non capisco come ci riesca la gente.
Come si fa ad essere così egoisti e superficiali?

Ammetto che Marco mi piace, non solo fisicamente, ma anche mentalmente.
Nonostante, però, io provi dell'attrazione verso di lui ho costantemente una sola persona in testa.

Non so come farò a ritornare in università e vederlo ogni fottuto giorno. Come potrò essere felice se ci sarà sempre lui nei miei pensieri?
Come farò a vederlo con un'altra?

Non posso, non ci riesco cazzo.
Pensavo finalmente di aver trovato qualcuno che potesse amarmi come merito, pensavo di aver trovato qualcuno di cui innamorarmi follemente.
Qualcuno con cui condividere tutto e qualcuno da vivere.

Mi sento tremendamente sbagliata.
Non sento più nulla, sono arrivata al punto di essermi arresa a non essere felice. Mi hanno tradito così tante persone, a cui io tenevo molto, che oramai sono diventata una persona apatica. Si è creato un vuoto dentro di me, talmente grande che non ho versato nemmeno una lacrima quando ho scoperto cosa lui avesse fatto.

Mi sbagliavo su Blake, mi sbagliavo totalmente. Ed io che l'avevo anche difeso pensando che il suo comportamento da stronzo fosse dovuto al suo passato, a ciò che ha dovuto affrontare a causa della sua famiglia e a quanto abbia sofferto.

Il punto è, che a prescindere da ciò che tu abbia vissuto, niente e nessuno ti da il diritto di trattare di merda le persone.
Loro non c'entrano assolutamente nulla, quindi cosa ti hanno fatto per farsi trattare così?
Cosa ti ho fatto io, per essere presa in giro in questo modo?

P.s. manca davvero pochissimo😩

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