XXIII.

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Sono passate più di due settimane dalla festa di Halloween.
Non posso nascondere che ero e sono tuttora tremendamente terrorizzata dal fatto di poter incontrare Blake nuovamente.
Il giorno dopo la festa Cy e Mike mi hanno preso a parole per essermene tornata a casa da sola senza prima avvisarli. Non avrei dovuto lo so, hanno pienamente ragione.
Dopo una piccola discussione abbiamo chiarito e tutto è tornato come prima.

In questo periodo sto continuando a frequentarmi con Mike uscendoci.
Con lui mi diverto davvero moltissimo e mi trovo bene.
Non stiamo insieme, non ancora.
Non me la sento di intraprendere un passo così importante dopo solo due mesi che ci conosciamo.
Non mi fido ancora di lui. So che non è uguale ad Aaron, ma la paura di essere nuovamente ferita, mi porta ad essere più restia nei suoi confronti.

È lunedì 16 novembre, sono a lezione di design grafico e mi mancano ancora due ore prima di poter tornare a casa.
Oggi non mi sento di buon umore.
Mio padre continua a chiamarmi e mandarmi messaggi, ma non sono in grado di rispondergli ora come ora.
Se solo lui sapesse come sono realmente andate le cose.
Se sapesse quanto sua figlia abbia sofferto.

Questa mattina mi è sembrato più assillante del solito.
Mi ha chiamato tre volte, forse stasera dovrei richiamarlo penso.
Potrebbe essere qualcosa di davvero importante data la sua insistenza.

Dopo quattro lunghissime ore, sono finalmente a casa.
Sono andata a fare la spesa con Cy perché il frigo implorava pietà.
Fosse per me ordinerei sempre e solo d'asporto, ma per Cy è importantissimo tenere un regime alimentare sano ed equilibrato.
Mi viene quasi da ridere, perché io a differenza sua mangerei solo pizza, cinese e messicano.
Se non ci fosse Cynthia, molto probabilmente peserei venti chili in più.

"Dovresti richiamare tuo padre J" ribadisce Cy per le decima volta oggi.
"Potrebbe essere importante"

"Lo so, lo so. Lo chiamerò stasera dopo cena. Te lo prometto" le rispondo sincera.

***

Sono le nove e mezza, Cynthia è uscita con le sue amiche della facoltà ed io sono appena uscita dalla doccia.
Non ho ancora chiamato mio padre, non ho il coraggio. Non so per quale motivo, ma sento come un brutto presentimento.

Cammino nervosamente avanti e indietro per il salotto, penso e ripenso se chiamarlo o meno.

Facciamo che prima mi bevo un bicchiere di vino e poi lo chiamo, magari l'alcool mi farà tranquillizzare.

Mi dirigo in cucina, mi verso un po' di vino rosso in un calice e me lo bevo tutto d'un fiato.
Prendo il telefono, digito il numero di mio padre e lo chiamo.
Fa un paio di squilli, prima di sentire la voce di mio padre che mi risponde.

"Ciao amore, finalmente mi hai chiamata" mi saluta felice mio padre.

"Ciao papà, scusami, ma l'università è molto pesante e sono spesso occupata" rispondo cercando di essere convincibile.

"Non ti preoccupare tesoro. Ti ho chiamato per darti una notizia" mi informa lui.

Ora sono davvero preoccupata.
Il cuore mi batte forte ed inizio a sentire caldo.
Non so perché sto reagendo così, ma questa situazione mi sta facendo impazzire. Sento che non sarà una bella notizia.

"Quale notizia papà?" chiedo preoccupata toccandomi nervosamente i capelli.

"Ci trasferiamo a Los Angeles, io, Shannon e Lexa. Saremo più vicini così" mi risponde emozionato lui.

Mi blocco, immobile, al centro della sala.
Non può essere vero.
Non può venire qui, non con Shannon e soprattutto non con Lexa.
Non posso pensare pure a lei ora, ho già i miei problemi.
Non ci posso credere.

"Jade sei ancora con me?" chiede preoccupato mio padre, facendomi ridestare dai miei pensieri.

"Si ci sono papà" dico poco convinta.
"Non vedo l'ora di vederti" mento.

"Perfetto tesoro, sono contento che tu sia felice. Pensavo non la prendessi così bene, invece mi sbagliavo"

Oh papà, non hai idea di come io l'abbia presa in realtà.

"Figurati papà, sono felicissima" sorrido falsamente, come se lui potesse vedermi.

"Va bene tesoro. Ad inizio dicembre la casa sarà pronta. Non vedo l'ora di fartela vedere. Ci vediamo tra poco"

"Ci vediamo papà. Un abbraccio" lo saluto, ancora sconvolta dalla sua rivelazione.

Mancano solo due fottutissime settimane e Lexa sarà nel mio stesso Stato, nella stessa città in cui vivo, ad un passo da me.

Senza nemmeno rendermene conto sono seduta su un taxi, diretta verso uno dei pub qui vicino.

Ho voglia di bere e ubriacarmi.
Ho bisogno di non pensare.

Quando mi siedo sullo sgabello al bancone ordino qualcosa di forte.

"Vorrei qualcosa di forte, molto forte" chiedo al barista lasciandogli una banconota da dieci dollari.

***

"Vacci piano ragazzina" mi ammonisce il barista dopo aver scolato l'ennesimo bicchierino di whiskey.

"Non sono una r-ragazzina" ribatto acida.

"Avrai si e no vent'anni, perciò sì, sei una ragazzina" ridacchia lui che avrà si e no quindici anni più di me.

"Non chiamarmi c-così" biascico.

Lui alza gli occhi al cielo e scuote la testa divertito, poi si gira e va a servire un uomo di circa sessant'anni che continua a fissarmi. Viscido.

Ho esagerato lo so, domani me ne pentirò sicuramente, ma ora mi sento così leggera, non sento nulla.
Fregandomene di chi ho intorno, appoggio sconsolata la fronte al gelido e soprattutto appiccicoso bancone del pub.
Chiudo gli occhi e mi sembra di essere sulle montagne russe, mi gira troppo la testa.
Non so come tornerò a casa, dovrò farmi aiutare da Nick il barista penso.

"Bambolina"

Sono così andata che mi immagino la voce sensuale di Blake chiamarmi, ho davvero superato il limite credo.

"Bambolina sveglia" ridacchia lui.

"Basta!" borbotto a me stessa cercando di zittire le voci. Non ho bisogno di lui in questo momento.

"Non fare così piccola, non sei felice di vedermi?" sussurra al mio orecchio, mentre appoggia una mano sul mio fianco destro.

Alzo di scatto la testa e girandomi incontro i suoi occhi meravigliosi.
Allora non me lo sono immaginata, Blake Reed è davvero davanti a me.

Unicamente TuaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora