L'inizio dei giochi

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"Sei vivo, non ti ha ucciso, questo vuol dire che forse gli piaci. O gli servi. In entrambi i casi, andrà bene e comunque ci penserà Emma. Ora datti da fare e facciamo questo maledetto rito, o qui non ne usciamo più!"

Quando Emma e Mala erano comparse alla riserva Upir, erano rimaste sorprese da ciò che avevano trovato. Raisa era ferma in piedi, davanti ad una quantità inusitata di Forme e Ombre. La studiavano attentamente, evidentemente indecise sul da farsi. Raisa non indossava l'armatura, né era armata, stava solo dritta davanti a loro, le mani sui fianchi e lo sguardo rabbioso.

"Voglio sapere immediatamente cosa significa tutto questo!" tuonò allargando le braccia per indicare la riserva, dove alcuni Upir giacevano a terra, e la maggior parte degli edifici bassi erano in fiamme.

Si fece avanti una forma enorme. Si fermò davanti a Raisa, fissandola sicura.

"Le Ombre ci hanno chiesto aiuto in cambio della possibilità di utilizzare i loro Trasportatori per spostarci dalla dimensione Buia alle altre e delle Bugie per poter creare trappole migliori per le prede."

Un Ombra guerriera si avvicinò fissandola truce, ma la Forma lo guardò di rimando senza nessuna espressione. Alchè l'altra si girò stizzita verso Raisa.

"Quello che stiamo facendo è riprenderci ciò che ci è stato rubato" disse aggressiva "questo posto ci apparteneva, prima che gli Upir ne facessero una loro riserva, imprigionando migliaia di noi e nutr" Raisa lo interruppe con un sorriso cattivo.

"Stai cercando di fare a me una lezione di storia, piccola Ombra? Perché io sono stata la prima ad attaccare questa riserva. Non tu, non un'altra ombra come te, io!" L'Ombra la guardò rabbiosa.

"Tu non eri qui per liberare noi!" sbottò allora acida. Raisa si raddrizzò in tutta la sua altezza e si avvicinò all'ombra. Quella tremolò, ma non si mosse. Raisa sorrise, i canini esposti.

"Ascoltami e fallo bene" ringhiò, con una voce terrificante "non sei tu a decidere il destino delle razze, come non lo sono io. Chi decide cosa e quando è il Giardino ed io sono la sua messaggera" il suo sguardo si fece nero e profondo e le ombre iniziarono a perdere consistenza "io sono la spada del Giardino, sono colei che giunge quando qualcuno decide di poter violare la Sua Legge!" tuonò infine. L'Ombra si fece più piccola e Raisa continuò "gli Upir si sono nutriti della vostra gente, questo è vero. Ma il Giardino e la Pagoda vi hanno reso la vostra libertà e dignità secoli orsono. Non siete più schiavi degli Upir, chi resta nelle riserve lo fa come lavoro."

"Loro ci mangiano" disse tremante l'ombra. Raisa lo guardò con gli occhi vuoti.

"Voi avete una scuola apposita, stupido ragazzino! Una scuola in cui imparate a generare l'energia emotiva di cui gli Upir si nutrono. Riuscite a produrla praticamente a ciclo continuo. Venite pagati per farlo, è un vero e proprio lavoro e poi tornate a casa dalle vostre famiglie! Le attività degli Upir sono controllate dalla Pagoda. C'è un maledetto accordo!" tuonò infine, facendo scomparire alcune Ombre.

"Signora" disse la forma imbarazzata "se questo è tutto, noi forme vorremmo andare, ecco. Data la situazione..."

"Data la situazione, potete andare. Per ora" sottolineò "perché renderete conto al consiglio della Pagoda delle vostre azioni. Ora sparite."

La forma annuì tremante, poi restarono solo poche ombre davanti a lei. Raisa si girò verso Emma e Mala, invitandole ad avvicinarsi. Le due ragazze la raggiunsero, anche se Mala si sentiva estremamente tesa. Non capiva bene quale fosse il suo ruolo e la presenza delle due donne la metteva fortemente in soggezione. Iniziava a capire quale fosse la reale essenza di Raisa e se ne sentiva terrorizzata e sopraffatta.

In quanto ad Emma, ne riusciva a percepire il potere immenso e la cosa la destabilizzava perché, al contrario di Raisa, la sua presenza riusciva a rassicurarla e a farla sentire al sicuro. Non avrebbe mai associato le due donne, se non fossero state praticamente identiche. Mentre Emma era un fiume, in cui il potere del Giardino scorreva placido e profondo, Raisa era un oceano in tempesta, era lo tsunami che poteva spazzare via tutto sulla sua strada. Raisa era la forza della distruzione e Mala sentiva quel potere pulsare al centro della propria anima, ogni qualvolta si concentrava sulla Cacciatrice.

Tremò involontariamente ed Emma le strinse la mano, sorridendole.

- Mia madre è la Sua spada, è vero, ma non è qui per distruggere e non è crudele. Non devi temerla.

- Non credo sia crudele... cioè, non ora, non con me. E forse nemmeno con loro. So che è l'inviata del Giardino, ma il suo potere, la sua forza... mi spaventano. So che una delle Guardiane del Giardino non può essere malvagia, né il suo cuore essere oscuro, ma...

- Ma quando si arrabbia è piuttosto terrificante, lo so

Mala sorrise incerta ad Emma e lei la invitò a prestare attenzione a quello che stava succedendo.

"Avete appena infranto un accordo sancito dai vostri Superiori con la Pagoda. Io sono qui per fermare questa rivolta, ma non mi sembra che siate ostili. Non lo siete, giusto?" disse fredda all'ombra con cui aveva parlato fino a quel momento.

L'ombra guardò in quegli occhi che sembravano due abissi infiniti e, tremolante, confermò. Raisa sorrise soddisfatta, ed i suoi occhi tornarono lentamente normali, ma non persero la loro espressione gelida.

"Bene. Qui con me ci sono il Maestro della Pagoda e una delle Guardiane. La figlia della Discendenza."

Le ombre spalancarono gli occhi, mentre Emma si faceva avanti e Mala la seguiva, cercando di mantenersi il più forte possibile, ancora confusa su quale fosse il suo ruolo nella faccenda.

"Salve, giovani Ombre" esordì Emma "sono accorsa qui, informata di ciò che stava accadendo" mentì spudoratamente "ciò che avete fatto è di una gravità estrema. Avete infranto non solo la Legge, ma anche un accordo sancito direttamente con il cuore della Pagoda e con me."

Aspettò che le ombre avessero assorbito le sue parole, poi indicò Mala, che la guardò confusa.

"Questa è Mala. È una delle Guardiane dell'Equilibrio, e poiché l'Ordine è lontano dai piani per volere nostro, in questo momento essa svolge anche il ruolo di Esecutrice" Mala trattenne il fiato "capisco quali siano le motivazioni che vi hanno mosso, ma è passato troppo tempo da quando la situazione fra ombre e Upir era quella di schiavi e padroni, quindi ora io vi chiedo: chi?"

Mala la fissò confusa, mentre Raisa fissava attentamente l'ombra che parlava per tutti. Questa guardò ovunque, tranne nella loro direzione, poi fece per parlare, ma Emma la fermò.

"Pensa attentamente a quello che stai per dire. Se mi dirai la verità – e credimi, io lo saprò – verrai punito per aver disobbedito ad un accordo. Se mentirai – e saprò anche quello – pagherai per la colpa di qualcun altro e la punizione sarà la tua estinzione e quella di tutti i tuoi compagni."

Mentre parlava, a Mala sembrò che Emma si fosse fatta più alta, più adulta e notò che nella sua mano si era materializzato un bastone di legno, sulla cui cima era incastonato un piccolo fiore nero. Un fiore nero al cui centro c'era un vivace, attento occhio verde. Improvvisamente rabbrividì.

Tutto sommato iniziava ad apprezzare il fatto di essere lì, piuttosto che all'Ordine, insieme a quelle creature tanto potenti quanto terribili. Se Emma percepì la sua paura, non lo diede a vedere e, tendendole la mano affinché la raggiungesse, continuò a fissare l'Ombra. Mala inspirò a fondo e le si affiancò ed Emma guardò ancora l'ombra.

"Chi vi ha chiesto di attaccare la riserva Upir?" chiese con una voce che erano mille voci.

Quando Mala la fissò, Emma le sembrò un essere antico e potente, non la ragazza dolce e pacata che aveva conosciuto e capì che davanti a lei, con lei, stava anche il Giardino. 

Il Tempo dei Guardiani (Sequel di Lyca)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora