Vicino alla fine

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"Di niente, piccola, ora tornate e fate ciò che va fatto" disse il Giardino, rivolgendosi poi a Conrad "Emma non interverrà, nemmeno l'Ordine. Agnot ha libertà di scelta, quindi starà con te, come sempre" disse guardandolo eloquente. Conrad fece un sorrisino divertito. "Andate adesso" disse ancora, sparendo poi in un turbinio di foglie rosse.

"NO!" tuonò Roman facendo tremare i giovani Negromanti che stavano tornando alla postazione centrale. Rasputin si girò verso di loro, facendogli cenno di allontanarsi e quelli sparirono velocemente.

"Cosa succede, Roman?" chiese Rasputin paziente.

"Cosa succede? Cosa succede!" sbraitò quello, gli occhi completamente neri e oscuri, ormai più Antico che umano "Succede che degli stupidi Upir hanno attaccato i miei Negromanti, ecco cosa succede! Succede che quei maledetti Maestri hanno preso la mia Mala, me la tengono lontana, la danno in pasto ad uno stupido licantropo, un animale, una bestia!"

Rasputin sospirò, lasciando che l'altro si sfogasse. Sapeva che la mutazione era vicina, ormai l'Antico aveva quasi del tutto assunto il controllo e questo stava portando Roman alla follia.

"Come se non bastasse, questi Negromanti sono degli inetti!" urlò, polverizzandone due con un incantesimo oscuro. Gli altri si allontanarono leggermente, ma Rasputin li fulminò.

"Continuate a recitare i sortilegi!" ringhiò cupo. I Negromanti annuirono terrorizzati e ripresero il loro lavoro "Roman, come hai giustamente notato, questi Negromanti sono molto giovani. Non è inettitudine la loro, ma inesperienza. Resta il fatto che, se oltre agli Upir, ti ci metti pure tu a ucciderli, il nostro lavoro rallenterà ulteriormente."

"Io voglio mia sorella!" tuonò lui, ignorando ogni parola dell'uomo. Rasputin ancora sospirò.

"E la avrai, Roman, la avrai. Chi pensi che manderanno a difendere il Pozzo? Tuo cugino Kinlan?"

Roman ringhiò sommesso. "Kinlan è un imbecille. Un debole. Non capisco come mai Mala gli sia così affezionata. Mi basterebbe una parola per distruggerlo, non vale niente, non è mai valso niente!" sbottò infine "ma lei si deve occupare di tutti i casi umani che le capitano! Maledizione!"
Per un attimo la sua pelle tremolò, sembrò quasi farsi trasparente e Rasputin poté vedere l'Antico sotto Roman. Sorrise un po' dispiaciuto. Era ridicolo, lo sapeva, ma si era affezionato al ragazzo. Nondimeno, la sua lealtà andava ai suoi padroni, perciò avrebbe seguito il piano fino all'ultimo.

"Roman, devi capire che è normale. È il suo istinto materno, anche voi Antichi lo avete. Si occupa delle forme di vita inferiori come si occuperebbe di un cucciolo."

"Si deve solo preoccupare della nostra prole!" borbottò Roman "e vedrai che quei cuccioli glieli darò in pasto" sorrise crudele.

"Tutto a tempo debito, Roman. Intanto quando arriverà, mi raccomando, fa in modo di essere solo con lei e di parlarle, basterà poco, lei è come te, voi siete fatti per stare insieme, siete la stessa cosa" disse blandendolo, anche se ormai Rasputin aveva capito che Mala non si sarebbe mai assoggettata.

"Bene, bene, bene" disse fra sé e sé, ormai perso nella sua follia "e poi apriremo il Pozzo e i miei fratelli e sorelle usciranno fuori e mangeremo tutti. E poi riprenderemo possesso del Giardino e Lui ci dovrà ascoltare e dovrà esaudire le nostre richieste. Sì, sì, sì. Ecco, tutto andrà a posto. Come deve essere, come deve essere."

Rasputin lo guardò ancora un attimo, poi scosse la testa, allontanandosi per parlare con il suo padrone.

"Padrone" chiamò.

Rasputin. È raro tu mi contatti, ci sono problemi con mio figlio?

"Sta perdendo la ragione, padrone. Roman non contrasta la mutazione, non apertamente almeno, ma vuole vedere Mala e questo ritarda la metamorfosi."

Il Tempo dei Guardiani (Sequel di Lyca)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora