Il Piano (Parte I)

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"Ha solo ricevuto troppe informazioni tutte insieme, è stato troppo per lei, la sua è stata una reazione che tutti avremmo avuto. Dalle tempo."

"E se non en avessimo?" inspirò a fondo Martin.

"Lo troveremo, in qualche modo" rispose lapidario Brion.

Nella Dimensione Buia si aprì un varco, dal quale uscirono Conrad e una Mala completamente libera nel suo sangue demoniaco. La ragazza ruggì tentando di divincolarsi dalla presa di Conrad. Lui al contrario rafforzò la presa e se la avvicinò.

"Ascoltami Mala, il tuo sangue demoniaco sta assumendo la forma della tua sofferenza e, credimi, io lo capisco. So come ti senti, perché un tempo mi sono sentito così anche io, ma devi riprendere il controllo. Lo devi fare per te stessa, per Martin, per noi tutti. Dobbiamo fermare Roman."

Come ebbe pronunciato quel nome, ancora un ruggito uscì dalla bocca di Mala, pur sembrando più un urlo di sofferenza che di rabbia. Ancora strattonò e Conrad la lasciò libera. Lei lo fissò, ansimava dalla rabbia, sentiva potente in sé il desiderio di distruggere e la voglia di lasciare la sua ira travolgere tutto il suo essere. Sapeva di non poterlo fare. Era in preda al sangue demoniaco, sì, ma era pur sempre quello che era. La sua parte più profonda capiva ciò che le dice Conrad.

"Ascoltami, c'è un modo per capire cosa sia successo, o meglio, quando sia successo. Per farlo, ho bisogno che tu riprenda il controllo. Adesso ti condurrò ad una bolla temporale qui nella Dimensione Buia, che ho creato da bambino per isolarmi in momenti come questo. Non potrai fare del male a nessuno, ma potrai sfogarti" lei lo fissò, respirando ancora a fatica, ma sempre più lucida "ci sono illusioni al suo interno, ma saranno molto più reali di quello che pensi. È un fascino del Giardino, creato da mia madre e affinato da me. Ti do venti minuti, poi ti voglio nuovamente padrona di te. Capito?" chiese severo.

Mala serrò la mascella, i canini che premevano sulle labbra, ferendole e facendola sanguinare. Annuì, felice di poter scatenare la sua rabbia e liberarsi di quel dolore sordo che le pulsava al centro del petto. Conrad sorrise soddisfatto e davanti a lei si aprì un portale. Attraverso poté vedere quella che sembrava una foresta. Era poco illuminata e non si intuiva niente, se non le forme degli alberi.

Conrad ghignò. "Accomodati e non preoccuparti. Puoi distruggere tutto, poiché tutto cercherà di distruggerti" detto questo la spinse oltre il portale e tornò al Castello.

Quando entrò nella sala, tutti si girarono ansiosi. Accorgendosi che fosse solo, aggrottarono le ciglia.

"Dove è Mala?" chiese perplesso Martin.

"Non preoccuparti. È in un luogo in possa sfogare il demone senza fare del male ad altri."

"Sì, ma dove?" insisté lui.

"Quello che ti deve interessare adesso, giovane Martin" lo apostrofò Conrad duramente "è fare in modo da avere qualcosa da dirle quando tornerà. Per esempio, che abbiamo approntato un piano, quale esso sia e fra quanti minuti verrà attuato."

Martin lo fissò astioso, ma non disse niente e tornò ad ascoltare Brion. Conrad sospirò sollevato. Non gli piaceva tenere il punto, capiva i sentimenti di Martin, ma non avevano tempo e lui doveva scoprire cosa fosse successo e perché. Non aveva realmente bisogno di Mala, per tornare indietro nelle memorie del Giardino, ma aveva bisogno che lei vedesse cosa si sarebbe trovata di fronte, una volta che Roman avesse svelato la sua vera forma.

Scosse la testa. Sarebbe stato un brutto colpo. Roman non era abbastanza forte da far perdere il senno a chi lo vedeva, ma gli Antichi erano creature in grado di far sprofondare nella follia le menti del nemico semplicemente sfiorandole. Non potevano assolutamente permettere che si liberassero. Il Giardino sarebbe dovuto intervenire drasticamente questa volta. Avrebbero mandato Raisa. E lui avrebbe potuto solo guidare i sopravvissuti alla Pagoda da Emma. O su Nera.

Il Tempo dei Guardiani (Sequel di Lyca)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora