6.Il sogno

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Alexis.

Eleonore era appena andata via. Entrai in casa ed essendo quasi ora ora di pranzo aprii il frigorifero, anche se in realtà avevo lo stomaco chiuso e richiusi lo sportello. Andai in bagno; avevo proprio bisogno di una doccia rigenerante!

Era il dieci settembre e le giornate erano ancora calde ma non ero sudata solo per via del clima; l'incontro con lui mi aveva fatto accaldare parecchio. La mia vita era stata messa sotto sopra da una sconcertante creatura e dalle sue azioni abominevoli.
Mi spogliai e mi buttai sotto al getto di acqua calda nella vasca, tirando la tendina lilla. Insaponai e massaggiai i miei lunghi capelli e ripensai di nuovo a quel clown. Per quanto mi sforzassi e mi imponessi di respingere ciò che sentivo, il mio cuore iniziò a battere prepotentemente. -Perché?! Perché proprio lui?! Sono pazza! Non c'è altra spiegazione!-. Con la testa ancora insaponata colpii la parete della doccia con un pugno. -Cosa diavolo vuole da me?! Perché non mi ha uccisa?? Perché mi ha guardata così??!"

Mi sedetti sotto il getto d'acqua appoggiando la testa sulle ginocchia e circondando le gambe con le braccia, lasciando che la schiuma scivolasse via. L'avevo visto solo due volte e mi sentivo in crisi. -Cos' ho che non va?! Perché penso ad un mostro?! Un mostro assassino poi!- e poi ritornai con la mente all'unica volta in cui avevo perso la testa per qualcuno.

Erano passati quattro anni dalla morte di Jeremy e non avevo più provato( né volevo più provare) per qualcun altro ciò che avevo sentito per lui. Avevo giurato a me stessa che non mi sarei mai più legata a nessuno. Mi ero concessa solo delle storie di sesso allontanando chiunque avesse cercato qualcosa di più. Ma quel clown... quel mostro... non so come aveva risvegliato qualcosa dentro di me.

Lavai il resto del mio corpo per poi, una volta uscita dalla vasca, farmi avvolgere dalla spugna bianca e rosa del mio accappatoio. Asciugai velocemente i capelli con il cappuccio e sucessivamente mi gettai a peso morto sul letto; ero esausta.

Mi sentii velocemente scivolare tra le braccia di Morfeo, quando un rumore proveniente dal bagno mi riportò indietro. Sentii l'acqua della doccia scorrere nuovamente. Aprii un occhio e tesi un orecchio; sì, decisamente stava scorrendo. -Probabilmente sono talmente stanca che l'ho chiusa male- e ciondolando andai in bagno. L'acqua era già arrivata a  bordo vasca. "Ma che diavolo...!" Dissi ad alta voce. Spensi subito il getto d'acqua. -Eppure son sicura di non aver messo il tappo alla vasca! E come può essersi riempita così in fretta?-. Tolsi il  tappo esterrefatta e scuotendo la testa mi voltai per tornare in camera. E lo vidi. Lui era li di fronte a me... davanti all'unica via d'uscita.

I suoi occhi blu inchiodati ai miei in un'espressione che mi faceva presagire che sarei dovuta scappare da li a gambe levate.  Non si mosse ed io rimasi pietrificata ma poi decisi di reagire. "Vattene!!" gli gridai. "Sei sordo forse?! Lasciami in pace!!" Gli urlai nuovamente. I suoi occhi diventarono gialli e si ridussero ad una fessura. Il fatto che non avesse ancora un mio braccio in bocca mi sembrava una cosa positiva. Mossi un passo verso di lui continuando a guardarlo duramente. Vidi un angolo della sua bocca spostarsi accennando un sorriso, quasi come se avesse aspettato proprio quella mossa. Avanzai altri due passi verso di lui rimanendo a pochi centimetri di distanza. Avevo ancora addosso il mio accappatoio bianco e rosa e speravo non mi scambiasse per un grosso marshmallow.

"Beh?! Spostati!!" Gli ordinai ma in quel momento mi prese per le braccia e alzandomi di peso, mi appiccicò al muro, esattamente come la sera precedente. Capii che uccidermi non era nei suoi pensieri; lo vidi nei suoi occhi... quel desiderio imperante che stava dominando anche i miei istinti.

Appoggiò impetuosamente la sua bocca sulla mia, aprendomela con un dito appoggiato sul mento. Senti la sua lingua cercare la mia e nel frattempo mi fece scivolare verso il basso, facendomi appoggiare i piedi per terra. Mi slacciò l'accappatoio facendolo cadere a terra e sentii le sue mani tastare il mio corpo ovunque. Si slacciò il costume e lo aiutai a toglierlo, ritrovandomi a guardare la sua intimità e notai con orrore un enorme... arto nero e peloso con all'estremità  una mano che mi afferrò il collo.

Urlai e mi ritrovai a gridare seduta sul letto; avevo appena avuto un incubo e mi ero risvegliata di soprassalto. Ma lui  era li davvero... davanti a me che mi guardava con gli occhi spalancati.

Notai che il mio accappatoio era quasi del tutto aperto e non sapevo se essere più spaventata o più imbarazzata. Mi ricoprii con la velocità della luce sentendo il mio viso avvampare.

Ma era stato tutto un sogno oppure... "sei stato tu ad entrarmi in testa e a farmi vedere quelle cose?!" Lo accusai alzandomi. "Cosa mi hai fatto?!" Lui indietreggiò senza parlare, con la stessa espressione smarrita. Presi una ciabatta a terra e gliela tirai violentemente. "Vattene!". Il clown la schivò. Gli tirai anche l'altra ciabatta e l'afferrò guardandomi male e lasciandola cadere a terra. Presi la sedia della mia scrivania e gliela puntai contro. I suoi occhi diventarono gialli ed un espressione torva comparì sul suo viso.

"Ti avverto! Non ho paura di te e se non te ne vai, brutto maniaco pervertito, te la lancio addosso!!".

Pennywise.
Non capivo perché Alexis mi stesse minacciando. Io con il suo sogno non c'entravo nulla, o con il suo accappatoio aperto.
Maniaco pervertito io?? Il sogno sconcio era il suo ed ero io quello da biasimare?! L'avevo vista addormentarsi  e quel profumo che emanava mentre sognava era diventato  così irresistibile e la tentazione di strapparle di dosso l'accappatoio, effettivamente, era stata forte. Ma si era svegliata...

Alexis.
"Non ci proverei se fossi in te" mi disse minaccioso.
E continuò a fissarmi. Mio Dio! Volevo sprofondare! - E se avesse semplicemente assistito alla scena? Avrò ansimato davvero o solo in sogno?-. Avrei voluto scomparire o che se ne andasse o che la smettesse di guardarmi!

Fece un passo verso di me e in preda al panico e alll'imbarazzo  gli scaraventai contro la sedia. Lui l'afferrò e la lanciò per terra con un espressione terrificante. Pensai mi avrebbe uccisa.

Al che lui si avvicinò e avvicinandosi lentamente disse : " tu-sei-pazza! Non è colpa mia se mi desideri a tal punto da sognarmi. Io non ti ho fatto proprio nulla!"

Mi sentii avvampare il viso. Poi, quando solo un passo ci separava, si chinò per avvicinare la sua faccia alla mia e continuò: "dispiaciuta?" E tirò fuori di nuovo quel sorriso perverso che mi fece sudare freddo. Poi si raddrizzò, si voltò  e fece due passi. Si fermò di nuovo, girando appena la testa verso di me, ma senza voltarsi del tutto e sensualmente mi disse : "comunque... non sono così la sotto" e uscì dalla mia stanza lasciandomi li, come una cretina, a bocca aperta.

Lo seguii nel salone ma era sparito. Il mio cuore sembrava impazzito. Sentii brividi ovunque. Mi guardai attorno e poi entrai in cucina. Tornai in camera rimettendo a posto la sedia, che per fortuna non aveva frantumato nulla nella sua caduta.

Stavo per ributtarmi ancora sul letto ma mi venne in mente di controllare anche in bagno. Così, per sicurezza ma non era neanche li.

Ritornai a letto e addio sonno. Ero tropo agitata per dormire. Tra la prima parte del sogno, decisamente eccitante e la seconda parte che avrei preferito scordare, non c'era verso di rinchiudere gli occhi. E poi... quel modo di avvicinarsi a me e di parlarmi... quel 'non sono così la sotto'... Sospirai, neanche mi avesse fatto una dichiarazione d'amore.

Sentii un suono provenire dal mio cellulare appoggiato sul comodino; era un messaggio. Pensai ad Eleonore e quando andai a controllare vidi che era di Travis. "Ci vediamo  stasera?Mi sei mancata oggi ". Mi ero completamente dimenticata di lui. "No, ci vediamo domani" gli risposi e rimisi il telefono sul comodino. Mi arrivò  una chiamata; era di nuovo Travis. Alzai gli occhi al cielo; non avevo per niente voglia di sentirlo. Mi chiamò  una seconda volta e lo ignorai ancora, poi una terza chiamata finché, alla quarta, risposi: " Travis, ciao, dimmi" chiesi cortesemente.
"Che hai? Perché non rispondevi ?"
"Avevo da fare" dissi frettolosa.
"Ah si?! E che cosa?!"
"Cose mie" cominciava a darmi sui nervi.
" Cose tue..." ripetè, poi continuò: "e quali sarebbero le 'cose tue'?! Scopavi?!" Chiese alterandosi.
Riagganciai.
Mi richiamò. "Sì??!"
"Ci vediamo stasera?!"
"Ti ho detto di no!"
"Perché?!"
"Senti, non avevi una ragazza??"
"..."
"Ci vediamo domani, Travis"
"Ti vedi con qualcuno?!"
"Io no. Sei tu quello impegnato, non io"
"Da quando ti dà fastidio?!"
"Non mi dà fastidio "
"Sei gelosa?"
"Ciao Travis. A domani". Riagganciai e spensi il telefono.

Travis era il mio responsabile al McDonald. Alto, moro, occhi castani. Sempre vestito elegante sia al lavoro che fuori, dieci anni più  di me.Aveva iniziato a farmi le avances il mio secondo giorno di lavoro ma senza mai fare mistero del fatto che avesse una ragazza  e quindi lo lasciai perdere. Era al corrente di essere un uomo affascinante e di saperci fare. Poi conobbi la sua ragazza ed il fatto che fosse impegnato non fu più un problema.

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