1.Il risveglio

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Ogni ventisette anni mi risvegliavo dal letargo. Era così da sempre. Aprivo gli occhi e tutto ciò che desideravo erano i corpi straziati delle mie vittime. Uccidevo per saziare la mia fame e perché mi piaceva.

Con i bambini era divertente; mi avvicinavo, ci giocavo come il gatto gioca con il topo e gustavo il loro terrore e le loro urla prima di dilaniare i loro corpi con i miei denti acuminati.

E quindi,di nuovo, aprii gli occhi.

Nella mia "forma" originale attraversai i cunicoli delle fogne sotto la città di Derry. Calpestai l'acqua bassa e fetida che ristagnava nei condotti e raggiunsi il pozzo, risalendolo.

Solitamente una voragine si apriva nel mio stomaco costringendomi a cercare cibo, affamato come un animale selvaggio in cerca di prede.

Ma quella volta non sentii nessuna voragine. Infondo passavo quasi trent'anni senza mangiare o comunque mangiando il minimo indispensabile data la scorta fatta prima del mio lungo sonno. E allora perché non avevo fame? E poi qualcosa non tornava... di solito sognavo; le mie vittime,il sangue, le mie vittime insanguinate. Era come se... non capivo.

Mi aggrappai al bordo del pozzo e ritornando ad essere un clown, con un balzo atterrai sul pavimento malandato della vecchia casa abbandonata di Neibolt street.

Era sera.

Guardai al di fuori e vidi delle luci. L'ultima volta, di fronte alla mia dimora, c'erano solo campi incolti ma sentii delle voci in lontananza; avevano costruito un parco giochi poco distante, dall' altra parte della strada. -Ma guarda un po', finalmente ho la merenda a portata di mano- pensai. Mi venne da sorridere.

Essendo sera, difficilmente avrei trovato bambini giocare sulle altalene, ma mi diressi comunque verso il nuovo parchetto da cui avevo sentito provenire voci in lontananza.

Era particolarmente affollato e, benché non avessi fame, avevo un' incontrollabile voglia di sentire il sangue colarmi in gola.

Li vidi da lontano; erano giovani ma non abbastanza, sulla ventina d'anni. Ragazze e ragazzi attorno alle altalene a parlare e a scherzare tranquilli e sulla panchina di sinistra due ragazze, una con dei lunghissimi capelli neri e l'altra con i capelli biondi che le ricadevano sulle spalle. Mentre vicino allo scivolo... altro cibo insomma.

Sarebbe stata la loro ultima sera, poverini.

Uno dei miei palloncini rossi passò vicino alle due ragazze sulla panchina, che si guardarono e scoppiarono a ridere. "E questo palloncino da dove cazzo arriva?" disse ridendo una delle due. Un altro palloncino passò in mezzo ai ragazzi sulle altalene. Lo feci rimbalzare in maniera innaturale ed i ragazzi lo guardarono divertiti. Mi avvicinai lentamente ma rimanendo ancora avvolto dall' oscurità. Poi vidi un ragazzo seduto da solo sulla panchina di destra, mentre si faceva una canna e decisi di avvicinarmi rivelando così la mia figura. Frugai nella sua mente; si chiamava Dan. Quando gli arrivai vicino mi annunciai: "Ciao Dan! Lo vuoi un palloncino?" e sfoderai il mio sorriso. Mi guardò dalla testa ai piedi."Ehi frocio ma come cazzo sei vestito?! Che cazzo vuoi?!"

Eeh si, i miei pon pon fanno sempre effetto.

Lo guardai divertito rimanendo immobile. Dan si alzò; aveva uno sguardo obliquo, era biondo, le spalle larghe ed era alto...ma non come me. Mi diede una spinta. "Ehi idiota! Non rispondi?! Che cazzo vuoi?! Levati!"

Poverino.

Mi bastò un gesto della mano per squarciare il suo petto e strappargli il cuore e, subito dopo, con la mia bocca ben spalancata, azzannarlo al collo staccandogli la testa di netto.

Oh si. Sentivo il suo sangue in bocca. Successe tutto così in fretta che non ebbe né il tempo né la forza per urlare.

Era un peccato sprecare un corpo così buono.. ma non ci riuscivo proprio. Davvero strano.

Feci cadere il suo corpo e mi accorsi che il vociare era terminato. Prima che riuscissi a girarmi ci fu un silenzio tombale seguito da grida strazianti; gli altri, tutti gli altri ragazzi li al parco mi avevano visto e cominciarono a correre impazziti in preda al terrore. Lo sentivo, lo fiutavo e la cosa mi eccitava parecchio. Sorrisi loro con la bocca ed il vestito sporchi di sangue. Sentii il mio sorriso spalancarsi ancora di più ; -ora si gioca finalmente- pensai. Corsi dalla mia prossima preda; una ragazza dai capelli biondi e rosa. La presi da dietro e le conficcai i denti in una spalla stringendo lentamente la presa. Lei urlò con tutto il fiato che aveva in corpo cercando inutilmente di sfuggire a quella morsa letale. Alla fine diedi uno colpo secco frantumandole le ossa e strappando via anche il braccio. La presi per i fianchi e le infilzai i miei artigli nelle viscere. Ormai sembrava una bambola di pezza nelle mie mani e che visione stupenda tutto quel sangue che le stava uscendo a fiotti. Stavo per affondare ancora i denti in quel corpo ormai straziato, quando un urlo poco distante mi distrasse facendomi voltare verso la strada; "corri Eleonore! Da questa parte!!". Localizzai chi stesse urlando; vidi le due ragazze che poco prima erano sedute sulla panchina di sinstra, che correvano ed una trascinò l'altra con sè.

Feci cadere la biondina agonizzante e corsi verso di loro. Per un attimo le persi di vista, poi le rividi. Quella mora aveva i suoi capelli lunghissimi che fluttuavano nell'aria.

Entrarono in un vicolo. Mi stavo divertendo.

Arrivai in mezzo alla gente, tra negozi e bar aperti, ma feci vedere loro ciò che volevo; un ragazzo qualsiasi.

Giunsi al vicolo; era lungo, buio e senza via d' uscita. Vidi una testa sbucare da dietro un cassonetto dell'immondizia per poi ritirarsi subito dopo. Mi inoltrai nell'oscurità della stradina ritornando ad essere un clown. Loro sentirono i miei passi lenti e lo capii fiutando l'odore del loro terrore spandersi nell'aria. Arrivai al cassonetto e si misero a correre verso il muro, gridando e tenendosi per mano. Le raggiunsi in un'istante prendendo la ragazza bionda per le spalle e la girai violentemente. Afferrai il suo collo e alzandola l'attaccai al muro. "Ciao Eleonore vuoi galleggiare anche tu?!"le dissi per poi ridacchiare. Aveva il viso ovale e gli occhi azzurri. Occhi pieni di paura. Le sue piccole mani erano aggrappate al mio braccio cercando inutilmente di farmi mollare la presa, dimenando contemporaneamente le sue gambe contro al muro. Spalancai la bocca avvicinandomi al suo viso quando improvvisamente sentii un potente colpo alla schiena.

"LASCIALA BRUTTO MOSTRO DI MERDA!!" In quell'istante ebbi un'esplosione di rabbia, sentii i miei occhi infuocarsi ed i miei artigli uscire nuovamente dai guanti; odiavo da morire quando osavano ribellarsi. Lasciai la presa dal collo della ragazza bionda facendola cadere per terra e senza preamboli, presi con due mani le spalle dell' altra ragazza, Alexis, e la inchiodai al muro. Volevo dilaniarle la faccia e sentire le sue dolci ossa frantumarsi dentro la mia bocca. La guardai dritto negli occhi cercando di capire di che colore fossero e mentalmente mi dicevo - sono azzurri... no, forse sono verdi... fa nulla tanto glieli strappo via dalle orbite comunque-. Ma quegli occhi sembravano due pietre preziose. Non ne avevo mai visti così.

Mi paralizzai, contro ogni mia aspettativa e mi accorsi di aver allentato la presa. Non sentivo neanche più i miei occhi ardere. Chiusi la bocca, per poi dischiuderla e prendere aria. Già, mi stava mancando l'aria. Lei mi fissava con odio aspettando che l'attaccassi di nuovo. Lasciai completamente la presa e lei, piano, strisciando schiena al muro verso il basso si accinse a raccogliere la spranga di ferro che aveva usato per colpirmi e che le avevo fatto cadere. Indietreggiai di un passo. -Cosa?! Ma che diavolo sto facendo?!- pensai.

Con le due mani attaccate alla spranga come fosse una mazza, piegò le ginocchia e spinse la schiena in avanti come in posizione d'attacco. Eleonore nel frattempo si era rialzata e tenendomi d'occhio, cercò di avvicinarsi alla sua amica. "A-Alexis!" le disse piangendo e tremando prendendola delicatamente per un braccio. "Andiamo... ti-ti prego"continuò con un filo di voce. Alexis non abbassò né distolse lo sguardo da me e dai miei occhi neppure per un secondo. Cominciò a camminare all'indietro verso l'uscita del vicolo tenendo riparata la sua amica dietro di sé.

Le lasciai andare via nonostante avessi potuto ucciderle senza problemi, eppure non ne ero stato capace. -Che diamine mi succede!- Quegli occhi. Mi sentii lo stomaco in fiamme.

Poi, di colpo, un flashback; quei dannati mocciosi! Quei sette ragazzini avevano avuto la meglio su di me. Ma io ero tornato e li avrei presi uno per uno. Era solo questione di tempo.

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