23.Fragilità

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Pennywise.

Il sole era alto nel cielo e l'erba incolta nel campo si piegava al passaggio del flebile vento di fine estate. Il vociare dei bambini al parco giochi era diventato un suono indistinto e poi... quello sguardo unico al mondo fece la sua comparsa, in lontananza,tra quei sottili fili verdi, avvicinandosi.

Sempre lo stesso effetto; battiti cardiaci a mille, sudore e brividi, polmoni chiusi. Il suo viso perfetto, quelle labbra... e subito un'onda d'eccitazione sfondò la porta dei miei sensi.

"Alexis..." riuscii a pronunciare avvicinandomi, vinto dall'emozione e da un'indescrivibile gioia. Ma appena il suo sguardo incrociò il mio, una smorfia di disgusto le solcò il volto. Disgusto e orrore che mi fecero più male di una lancia piantata in testa.

Lei si portò subito le mani alla bocca bloccandosi, per poi iniziare ad indietreggiare incredula e schifata.

"No! Alex... cosa... che ti prende... sono io!" Dissi allungando una mano verso di lei, ottenendo però, che si allarmasse ancora di più, indietreggiando più velocemente.

E di colpo notai la manica del mio costume sporca di sangue accorgendomi di avere qualcosa in mano. Osservai per diversi secondi impietrito; era un arto e più nello specifico, un braccio. Guardai per terra e vidi il corpo della piccola Michelle riverso sui miei piedi.

"... che... che cosa hai fatto!" Gridò sconvolta. "Sei un orribile mostro! Era solo una bambina!!" Aggiunse continuando ad indietreggiare.

Cercai di andarle in contro ma ad un tratto vidi ancora lui... Jeremy. Comparve alle sue spalle e prima che potessi dire o fare qualunque cosa le mise un coltello alla gola e con un taglio netto e profondo, gliela recise.

Mi svegliai sudato con il cuore impazzito e le urla soffocate in gola. Non ricordavo neppure come o quando fossi tornato nei cunicoli fognari.

Nuovamente in preda al terrore ed agli spasmi cercai di tirarmi fuori da quei condotti trascinandomi nell'acqua stagnante, poggiandomi sui gomiti e strisciando con piedi e gambe. Come la prima volta, il mio corpo non rispondeva e la vista iniziò ad affuscarsi. I miei poteri stavano andando a farsi benedire e probabilmente stavo partendo anche con la testa.

-Che diavolo ci faccio qui... mi sarò addormentato di colpo? Se solo ci fosse la biond... Eleonore... se solo ci fosse lei-

Ripensai alle sue parole, alla sua voce calma, al suo aiuto e anche al suo abbraccio. Ma fu tutto inutile perché l'immagine di Alexis sgozzata da quel bastardo non mi dava tregua.

Solo dopo un tempo infinitesimale ricominciai a sentirmi meglio e a riprendere possesso del mio corpo e di tutto il resto.

Tornai da Eleonore... non volevo stare da solo. Mi stavo trasformando in qualcosa che non avrei voluto essere... saturo di emozioni di ogni genere, ma non solo. Il vecchio Pennywise non se n'era andato, fosse stato così sarebbe stato anche semplice. No. Il vecchio Pennywise doveva convivere con il nuovo me, quindi sempre in contrapposizione. Se essere meschino e crudele mi piaceva, dall' altra mi disgustava. Volevo torturare Eleonore ma volevo anche tenerla stretta tra le mie braccia. Solo con Alexis ero in pace con le due parti che albergavano in me.

Era notte fonda e dormiva beatamente, allora mi infilai nel letto con lei cercando di non svegliarla. Era girata dall'altra parte, su un fianco e rimasi a fissare la sua piccola sagoma avvolta dalle coperte guardando il movimento regolare del corpo, indotto dal respiro. Dopo pochi minuti si voltò dalla mia parte e nel farlo un braccio nudo le rimase scoperto. La sentii rabbrividire.

-Ma... dorme svestita?!- mi avvolse un senso di disagio e, prendendo la coperta in mano, la coprii. Ed in quel momento alzò la testa di scatto, urlando a ripetizione cercando di liberarsi dalle coperte, come un gatto furioso rimasto intrappolato in un sacchetto e cadde giù dal letto con un tonfo. Continuò ad urlare alzandosi in piedi ed indietreggiando, sbattendo ovunque, fino a che non accese la luce e mi vide. Era successo tutto così infretta che non riuscii a dire nulla. Eleonore mi fissò con gli occhi fuori dalle orbite ed i capelli arruffati mentre un forte rossore s'impadroniva delle sue guance. "Wise... sei tu... cosa... che stavi facendo? Che ci fai nel mio letto?" Mi chiese calmandosi mentre i suoi occhioni limpidi iniziarono a brillare ed un sorriso compiaciuto comparve sulle sue labbra.

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