32.La cena

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Pennywise.

"Viene mia zia a trovarmi con la sua famiglia" mi disse Alexis "vogliono conoscerti".

Non era per niente una buona idea, ma accettai comunque di fare quella cosa solo... per farla contenta. A complicare le cose ci sarebbe stato anche un marmocchio di un anno e mezzo, ma per giorni mi dissi che sarebbe andato tutto bene; dovevo solo resistere per qualche tempo e poi se ne sarebbero tornati da dove erano venuti.

Andai da lei e bussai.

- Non posso nemmeno dire di avere un impegno dell'ultimo minuto, dannaz...-

Aprì la porta e nuovamente, come sempre, mi ritrovai davanti i suoi occhi profondi che mi attraversarono l'anima, sempre che io ne avessi avuta una... e che mi tenevano ancorato a lei. Quegli occhi avevano sempre la straordinaria capacità di farmi tremare le ginocchia...

- A che stavo pensando prima che aprisse la porta?- ... e di farmi dimenticare ogni cosa.

"Wise... entra" disse sorridendomi. Feci un passo verso di lei cingendole la vita con una mano ed infilandole l'altra tra i capelli. "Come stai? Com'è andata oggi? Sei stata ancora male?"

"Sto... sto bene grazie, no è andato tutto bene"

-Come no- non le credevo, ma volevo darle il beneficio del dubbio.

Volevo sentire le sue labbra contro le mie e la sua lingua danzare mella mia bocca. Era diventata una droga per me ed in ogni momento sentivo il desiderio di sentirla mia. Le strinsi i capelli, solleticandole  la nuca con i polpastrelli; si scioglieva come neve al sole quando lo facevo e le piegai  un po' la testa  di lato per baciarle il collo, leccarglielo lentamente e sentirla gemere. Glielo morsicai dolcemente e sentii subito la sua eccitazione. Infilò le sue mani sotto la mia camicia, puntandomi le unghie contro la schiena ma le tolse subito; sapeva che non doveva farlo o non sarei più riuscito a fermarmi. Si staccò da me a fatica e con lo sguardo sognante mi disse :"stanno per arrivare".

Allora la presi in braccio portandola sul divano "facciamoli aspettare fuori" le sussurrai all'orecchio facendola stendere. La sentii rabbrividire. La sua pelle aveva un buon profumo e faticavo non poco a starle lontano, contando poi che avrei fatto l'amore con lei ovunque, per ore... Avrei potuto sopportare di non nutrirmi in maniera adeguata, ma non sarei mai più riuscito a fare a meno di lei e di sentirla mia. Tutto sommato poi, non stavo così male vivendo come un essere umano; avevo anche degli amici. La baciai ancora ed in quel momento suonarono il campanello.

Alexis si alzò in un batter d'occhio ricomponendosi il vestito ed i capelli, dopodiché, fissando il mio... pantalone,  la vidi sorridere compiaciuta e "...vai subito in bagno a darti una rinfrescata... che ne hai un grandissimo bisogno. ORA" e ridacchiando andò verso la porta.

Mi guardai i pantaloni per un paio di secondi ed effettivamente la situazione era parecchio visibile... ma lei mi faceva costantemente quell'effetto. Andai in bagno, anche se in realtà bastò il pensiero che di li a poco avrei conosciuto sua zia ed il resto della famiglia, prole compresa, per rimettere le cose a posto. Presi un bel respiro ed uscii.

Vidi Alexis abbracciare una donna dai capelli rossi e poi un uomo alto e moro ed un... bambino. Piccolo. Deliziosamente piccolo. Dalla carne tenera. Sentii la bocca dello stomaco spalancarsi e la mia salivazione aumentare, allora strinsi i pugni e serrai le mascelle.

Alex, mentre abbracciava il moro, mi sorrise vedendomi andare loro in contro. Gli zii si voltarono ed il mio sorriso morì li. Mi bloccai e sentii come una spranga di ferro trafiggermi la testa da parte a parte.

Deglutii. I due coniugi  corrugarono lievemente la fronte dandosi un occhiata veloce per poi guardare Alexis e posare nuovamente gli occhi su di me. Lei mi fissò dubbiosa e probabilmente si stavano tutti chiedendo perché avessi l'aria di uno che aveva appena visto un fantasma.

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