21.Una scoperta inquietante

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Eleonore.

-Un mostro... solo e soltanto quello. Una bestia primitiva dotata solo del suo istinto... senza capacità di amare o di provare emozioni o sentimenti. Come ho potuto dirgli e fare quelle cose??!
'Il mio cuore batte per te' 
mi vorrei prendere a schiaffi da sola! Cosa diavolo mi è preso?! E... mio Dio... gli sono saltata addosso come una ninfomane! Una cosa che non mi sarei mai sognata di fare in tutta la mia vita, con nessuno al mondo. Se Alexis sapesse... lei ha cercato di dirmelo in tutti i modi ma io non ho voluto darle retta. Se fosse qui mi darebbe della pazza e mi farebbe una ramanzina. Lei l'ha visto subito per quello che era; una creatura maligna, un assassino a sangue freddo. Un essere immondo. D'altronde con quali altri occhi avrebbe dovuto guardarlo... dopo ciò che gli abbiam visto fare quella sera?

Eppure... quando me lo sono trovato davanti... quando l'ho sentito vicino ed ho incrociato il suo sguardo con il mio, non sono stata in grado di stargli distante. Persino ora. Dopo ciò che mi ha fatto. Credevo mi avrebbe uccisa e so che prima o dopo, quando non gli servirò più, lo farà. Ma, nonostante tutto, lo voglio. Vorrei che fosse qui. Anche se prima di ogni cosa vorrei sapere dov' è Alexis. Lo so che sta bene, me lo sento. E se fosse scappata da lui? No... mi avrebbe avertita, merda secca! Lui si limitava a spiarla? Lei se ne sarà accorta? Naah...  ma una  cosa è certa; lui farà di tutto per trovarla-.

Penywise.

Sapevo di essere stato ingiusto con lei. E già mi inervosiva il fatto di rendermene conto e di perdere pure tempo per pensarci. Cosa diavolo stavo diventando? Non sapevo più nulla, nella mia testa circolavano solo delle domande senza risposta. Avrei dato qualunque cosa per ritornare ad essere ciò che ero. Sarei tornato volentieri indietro nel tempo... quando c'erano i loser che mi davano la caccia e che erano solo dei marmocchi. Dei dolci e teneri marmocchi, con un profumino delizioso. Quando si auto-condivano con quell'ingrediente fondamentale, la paura, che mi faceva aprire la bocca dello stomaco prima ancora di spalancare le fauci. E, decisamente, prima di tutto ciò che stava succedendo.

"Si trova ai Barren". Da quando la piccoletta aveva pronunciato quelle parole un enorme peso sul petto mi stava facendo impazzire. Sapevo che poteva voler dire una cosa sola; avrei dovuto controllare nel fiume.

Mi avvicinai lentamente allo strapiombo, dove Bill e gli altri facevao a gara di tuffi. Al di sotto  una distesa dalle acque calme brillava sotto la luce diretta del sole. Mi  sarei dovuto immergere per cercare il suo corpo.

Nel frattempo la mia mente elaborò un cortometraggio su come Jeremy avesse indotto Alexis a buttarsi nel Kenduskeag. Ero pronto per tuffarmi quando un luccichìo sulla mia sinistra destò la mia attenzione.

A pochi passi riconobbi un rettangolo nero e lucido tra due sassi grandi come delle mele. Mi avvicinai lentamente perché avevo già intuito cosa potesse essere; un cellulare.

Il suo cellulare  senza dubbio; riuscivo a sentire ancora il suo profumo sulla superficie.  Era ammaccato ed il vetro era tutto crepato come se fosse stato scaraventato li.

Mi sedetti per terra,  perché non riuscivo a tenermi in piedi. Chiusi gli occhi mentre sentii delle fitte allo stomaco, alla testa, alle gambe... ovunque. Appoggiai la fronte al cellulare e mi sembrò di avere uno di quei sassi, grossi come mele, incastrato in gola, senza riuscire a mandarlo giù.

Dopodiché presi un bel respiro, mi alzai e mi tuffai. Scandagliai quella zona, centimetro per centimetro, sul fondale. Rocce, alghe, pianticelle, pesciolini.

Non c'era corrente e se si fosse buttata li, il suo corpo non si sarebbe spostato. Mi aggrappai a quel pensiero dato che, fortunatamente, non l'avevo ancora trovata. Poi, dopo un paio d'ore circa, un altro riflesso luminoso attirò la mia attenzione. Un bagliore indistinto in un cespuglio erboso, i cui fili d'erba, fitti e lunghissimi, ondeggiavano. Ma il cespuglio aveva qualcosa di strano... era diverso... più  scuro. E più mi avvicinavo più riuscivo a distinguere una sagoma. Sentii il mio corpo irrigidirsi, diventare di pietra per poi diventare molle, quasi liquido. Volevo respirare, mi mancava l'aria ed inghiottii acqua. Non sarei affogato, non sarei morto... eppure la sensazione fu proprio quella.

Cercai ancora di avvicinarmi a quello che sembrava proprio un  corpo e sentii le braccia pesanti ed affaticate. Il cespuglio scuro erano dei lunghissimi capelli neri. Allungai una mano per prendere ciò che sembrava essere un braccio ed iniziai a tirare ma qualcosa tratteneva quel corpo senza vita. Con un mio strattone sicuramente si sarebbe liberato da qualsiasi presa ma... scesi più giù, per vedere dove si fosse incastrato e notai che una delle due caviglie era legata... ad una corda, la quale era attaccata ad un masso.
Omicidio o suicidio?

Ma se davvero fosse stata lei... conoscevo già la risposta.

Il masso era incastrato  in mezzo a due rocce, allora acchiappai la corda  con due mani e la spezzai. Presi la salma tra le mie braccia e la riportai in superficie, adagiandola sui ciottoli della spiaggetta. Non riuscii a guardarla, non riuscii a scostarle i capelli dal viso, non avevo il coraggio di sapere se fosse lei o meno, allora mi abandonai steso al suo fianco, spalla a spalla, mentre fissavo il cielo limpido. La mia mano era vicino alla sua e mi bastò spostare l'indice per poterle sfiorare le dita ed il dorso della mano. A quel contatto chiusi gi occhi e qualcosa di liquido e caldo scivolò sulle mie guance mentre pregavo che non fosse veramente lei. Non sapevo davvero a chi stessi rivolgendo quelle suppliche, non avevo mai pregato nè mi era mai sfiorata l'idea di fare una cosa tanto assurda. Probabilmente non c'era nessuno  ad ascoltare ciò che stavo implorando, ma desideravo con tutto me stesso che quel cadavere non fosse il suo. Non avrei potuto sopportarlo.

Passò mezz' ora e non ero ancora riuscito a controllare. Poi passò un ora, due, tre. Ero ancora li, sdraiato accanto a quel corpo senza vita. Ero disteso accanto a quella ragazza dai lunghi capelli corvini senza essere riuscito a darle nemmeno un'occhiata fugace.

-Devo controllare... devo vedere se è lei- ma non riuscii a muovermi. Avrei voluto che la biondina fosse li con me così l'avrei costretta a guardare al posto mio.

Ormai il sole volgeva al tramonto  e con la coda dell'occhio notai nuovamente quel bagliore che mi aveva permesso di accorgermi del cadavere sott'acqua. Proveniva da un orologio allacciato al polso destro e finalmente avevo posato gli occhi almeno sul braccio. Non ricordavo di aver mai visto quel'affare al polso di Alexis. Dopodiché mi cadde l'occhio oltre al polso adeso lungo il corpo. Notai uno strano rigonfiamento al di sotto dei jeans corti... all'altezza dei genitali. Un enorme rigonfiamento.

-Ma che diavolo è??!-

Come se ogni mio arto fosse fatto di pietra, mi alzai agran fatica e con mani tremanti cercai i slacciarle i jeans per scoprire cosa ci fosse li sotto e ciò che vidi mi fece rabbrividire; un gran pene.

-L'ultima volta che ho controllato... non c'era questo tra le gambe di Alexis!-

Rimasi li, a guardarlo per qualche istante, con gli occhi spalancati e poi alzai lo sguardo verso il viso ancora coperto da quel cespuglio di capelli scuri, ma lo sguardo mi cadde su altri due rigonfiamenti sotto la maglietta. Mi sporsi in avanti, puntellando le ginocchia ai lati dei suoi fianchi  e le alzai la maglietta; aveva il seno!

Rimasi almeno un minuto intero in quella posizione, con la bocca aperta, mentre il mio sguardo saettava dal seno al membro e dal membro al seno.

Quindi mi decisi a liberarle il viso d quella massa bruna ed informe che le si era appiccicata addosso insieme ad alghe e fili d'erba; decisamente non era lei. Nonostante il corpo sembrasse quello di una donna (membro a parte) il viso era decisamente di un uomo.

Mi presi la faccia in mano cominciando a ridere istericamente, dopodiché  presi il corpo per un braccio e lo trascinai sui ciottoli fin dentro l'acqua, portandolo al largo e lasciando che le acque lo inghiottissero di nuovo.

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