40. A volte ritornano

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Alexis.

"Ti prego, aspetta!" Gli dissi uscendo di corsa dalla stanza, raggiungendolo a metà corridoio. Lui si voltò sorpreso a guardarmi.

"Perdonami Wise... io non sono arrabbiata con te, ero solo sconvolta"

"... non sei arrabbiata? Insomma... se tu lo fossi lo capirei, ne avresti tutte le ragioni. Il mio amore per te ti mette in pericolo ogni giorno, in ogni momento. Gan vuole vedermi soffrire e tu sei l'unico mezzo che ha per torturarmi. Purtroppo non posso impedire al mio cuore di provare questi sentimenti... lui ha fatto in modo che io potessi averne usando Georgie..."

Mi tuffai tra le sue braccia, le uniche al mondo che avrei voluto sentire stringermi per il resto della mia vita. "Io non potrei mai avercela con te. Tu mi hai sempre protetta e hai fatto qualsiasi cosa pur di stare con me, anche rinnegare la tua vera natura. Io invece non ho fatto altro che darti contro, non sono mai stata capace di fidarmi ti te e di stare dalla tua parte una fottutissima volta e nel momento in cui hai cercato di farmi capire ciò che provavi... io sono scappata, facendoti passare l'inferno. Nonostante tutto, però, sei ancora qui, per me. Se non avessi rivisto la luce del sole non sarebbe stata colpa tua... o di mia zia, o di Ben. Neanche di Gan. Sarebbe stata solo colpa mia".

Mi fissava attentamente, con i suoi grandi occhi verdi e mi sorrise, prendendomi il viso nelle sue mani, calde, forti. "Non prenderti colpe che non hai, Alex. Tutto ciò a cui hai creduto, tutto ciò ti è frullato per la mente... il modo in cui il tutto è accaduto... è stato studiato nei minimi dettagli da quel verme. Lui scava la pista nella sabbia e noi, come biglie colpite da un dito, ne seguiamo la direzione"

"Già, può darsi. Ma nel suo mirino ci sei tu. Sei stato un mostro, è vero e magari è stato anche giusto fartela pagare. Ma ora basta! Ora tocca a me difendere te!"

Spalancò gli occhi come se gli avessi detto che mi sarei messa a correre nuda per le strade di Derry.

"Tu... vuoi difendere me? Chiese poi tra l'essere sorpreso e l' essere emozionato.

"Certo! Tu sei mio e nessuno può permettersi di..." non mi fece finire la frase, non ne ebbi il tempo perché mi ritrovai la sua bocca incollata alla mia e le sue mani tra i miei capelli. I suoi baci,  caldi, profondi, di una lentezza disarmante ed eccitante mi facevano morire e mi riportavano in vita. In un attimo ci ritrovammo attaccati alla parete del corridoio a scambiarci effusioni,  fino a che qualcuno non si schiarì  pesantemente la voce; era Ben con uno sguardo obliquo. Accanto a lui c'era mia zia con in braccio il piccolo Eddie e vicino a lui  Robert, con una divertita quanto imbarazzata Eleonore. Mi ricomposi, sorridendo con il viso in fiamme, sperando di riuscire a teletrasportarmi in un altro continente.

"Alexis! Sei nel bel mezzo di un corridoio d'ospedale!" Puntualizzò mia zia.

"Eddai zia Bev  era solo un bacio innocente!" Contestò Wise divertito e di rimando mia zia lo fulminò con lo sguardo.

Poi arrivarono altri dottori a farmi una serie di visite e controlli, tac esami del sangue. Li sentivo pontificare tra loro con strani paroloni, addurre teorie  su ciò che mi era successo e sull'improbabilità della cosa. Mi facevano domande su domande, anche le più assurde come:"Hai visto la luce in fondo al tunnel?", "Nei momenti in cui il tuo cuore ha cessato di battere, dove sei finita?", "Ti era mai successo prima?". Dopo ben 4 ore di tutto ciò  mi rispedirono in stanza.

Mia zia, Ben e Wise si avvicinarono al medico, ma il primo a parlare fu Wise:" Come sta? Può tornare a casa?"

"Dobbiamo aspettare gli esiti dei vari esami, anche se nel complesso i parametri sembrano buoni. Dovremo tenerla in ospedale ancora qualche giorno per altri accertamenti,  dopodichè, se tutto andrà..." e mi guardò "...  come speriamo" e mi sorrise, ritornando poi a guardare Wise, "... le faremo il foglio per il rilascio". Sorriso di circostanza e si congedò.

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