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LEVI'S POV
"Dai la smetti di continuare a tirarmi il polso? Sembra che tu voglia portarmi in un posto che neanche conosco quando ormai New York la conosco come se fossero le mie tasche"

"Smettila di lamentarti brutto nanetto brontolone, andremo da una parte dove non potrai lamentarti del fatto che sei sempre in casa e non hai mai nulla da fare"

"Ma fa caldo"

"Non importa. Devi divertirti. Te lo meriti dopo tutti questi mesi in cui hai sofferto e basta"

"Mh"

Quello che Hanji non capiva era che tutta quella storia con Eren era solo colpa mia.

Era colpa mia se lui alla fine era partito.

Io lo avevo buttato fuori casa e sempre io la sera prima lo avevo provocato.

Anche lui era colpevole per quello che era successo era vero, ma quello che principalmente aveva la colpa ero io.

Eppure gli avevo detto parole che non stavano né in cielo né in terra.

Faceva male dire quelle parole perché io lo amavo.

Io lo amavo anche allora.

Io sapevo cosa volevo ma lui ormai mi aveva sicuramente dimenticato.

Le vacanze estive stavano anche per finire il che significava che anche le mie ferie stavano per finire.

Sospirai leggermente mentre Quattrocchi continuava a guidare per le strade di New York con lo sguardo innamorato.

In quel momento mi ritornò in mente la scena che mi era torna in mente molto tempo prima.

Quel camion.

Lei.

La paura che avevo provato.

Era tutto così dannatamente difficile.

Ero stanco di provare tutte quelle emozioni messe insieme.

Per una volta nella mia vita volevo provare la felicità, qualcosa che mi facesse sentire vivo.

Ma sapevo che l'unica persona che sarebbe stata in grado di farmi provare quelle sensazioni era andata via per sempre dalla mia vita.

"Levi...Tutto ok?"

"Mhmh, è tutto ok tranquilla"

Feci un piccolo sorriso falso.

Era un bel po' di tempo che facevo quei sorrisi ed anche lei stessa se n'era resa conto dato che per tutto quello che facevamo, io o non esprimevo emozioni oppure accennavo quel piccolo sorriso.

E poi era una psicologa.

Il mio ennesimo flusso di pensieri in quella giornata venne interrotto da Hanji che mi avvisava che eravamo arrivati.

In effetti non mi ero reso conto che eravamo usciti da New York e che eravamo in aperta campagna.

"Oh-"

"Modestamente è il posto più bello che io abbia mai scoperto. E poi le sorprese mica finiscono qua"

"Giusto, tu sei Quattrocchi, sollevi il morale a tutti"

Risi leggermente.

Era la prima volta dopo mesi che stavo così bene con qualcuno.

Che non sentivo un peso al petto costante.

Ero felice.

Davvero.

Ma mancava ancora qualcosa.

Mancava ancora lui.

"C'è anche Erwin che appena esce dall'ospedale viene con noi. Vedi di non gridargli contro di nuovo. Lui cerca solo di non farti stare male"

"Si lo so. Non c'è bisogno che me lo dici tu. Solo che a volte la sua sfacciataggine ma da fastidio. Fin troppo"

"Ho capito...ma davvero non fare cazzate solo perché non sai come comportarti con le persone. Va bene che tu soffra ma non sfogare la tua tristezza su qualcuno che in questa storia non c'entra"

"Tsk...lo farò, non preoccuparti, non sarò più un problema"

"Non ho detto questo idiota. Sto semplicemente dicendo che dovresti andare avanti e dimenticarlo. Dimenticare questa storia e capire che le persone vengono e vanno via come il vento"

"Mh si, andiamo ora, ho voglia di fare un po' di foto così poi le attacco in camera insieme alle altre"

In quei mesi avevo iniziato ad apprezzare la natura e tutte le sue sfaccettature.

Lo facevo da molti anni e stavo bene quando ci andavo ma in quei mesi era diventato tutto dannatamente più intenso quando andavo fuori da solo.

Così quando avevo voglia di fotografare qualcosa e di ricordarmelo quando stavo male prendevo quella foto e la guardavo.

Ammirando ogni punto fantastico della natura così.

"Mhmh arrivo"

Mi sorrise come suo solito per poi iniziare a correre per il prato che c'era.

Senza pensarci presi la macchinetta fotografica che mi ero portato e le feci una foto.

Era dannatamente bella ed io non riuscivo in nessun modo a resisterle.

Potevo dire di amarla ma era un amore diverso.

Non era neanche platonico.

Era un amore, in amicizia ovviamente, ma pieno di sentimenti e parole mai dette.

Parole piene di significato erano volate tra di noi, avevamo anche litigato molte volte per le scelte che entrambi facevamo.

Nessuno dei due aveva avuto una vita semplice ma ci eravamo fatti forza l'un l'altro ed ora stavamo bene.

Non al massimo perché ovviamente quello che volevamo era lontano da noi ma avevamo noi due a vicenda e questo bastava ad entrambi.

"Quattrocchi ma alla fine con quel tipo com'è andata?"

"Oh...bene credo, siamo usciti una sola volta non abbiamo fatto molto. Però è stato gentile. Tanto"

"Sono contento. Anche perché se ti avesse fatto del male se la sarebbe vista con me"

"Tranquillo è una bellissima persona te lo assicuro"

Ridacchiai mentre continuavo a fare le foto.

Finalmente dopo mesi ridevo.

Ero felice e stavo bene con me stesso.

Ed era tutto merito di Quattrocchi.

spazio autrice
Non sono morta. Più o meno. È letteralmente un mese che continuo a rimuginare sul fatto che io abbia abbandonato la storia e non potevo sopportarla come cosa quindi ecco qui il capitolo dove Levi capisce finalmente come sta e dopo tanti mesi sta di nuovo bene. Coomunque. Avevo intenzione di scrivere un'altra ff con un'ambientazione diversa ma descrizione di sentimenti simile. Se la pubblicassi voi la leggereste? Con questa domanda io sparisco di nuovo. Al prossimo capitolo...ciauuu.

NE HO BISOGNO // EreriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora