EREN'S POV
Era il giorno dopo al quale io ero appena tornato e sentivo che quella giornata sarebbe stata diversa dal solito.Avevo una brutta sensazione ma allo stesso tempo una bella sensazione.
Decisi di alzarmi e di andare in bagno a farmi una bella doccia bollente nonostante fossimo in pieno agosto.
Entrai in bagno e dopo essermi spogliato aprii l'acqua cercando di sentirmi meglio.
In quel momento mi ricordai di molti mesi addietro e di quella mattina nella quale mi ero preparato per andare al mio primissimo giorno di stage.
Ed in quel momento invece ero sempre in quel bagno ma senza più nessuno.
Ero stanco di tutto e di come la mia vita stesse prendendo forma ma allo stesso tempo diventando insostenibile.
Avevo 20 anni ma sentivo il peso di averne 50.
I miei muscoli non reggevano più nulla e i miei sentimenti...beh meglio non parlare dei miei sentimenti perché erano anche peggio.
Uscii da quella lunga doccia e dopo essermi aggiustato i capelli in una cipollina con pochi capelli mi misi l'accappatoio.
Mikasa era andata a lavoro molto presto il che significava che stavo in casa da solo.
Aprii il frigo notando dei pancake in uno scomparto e lo presi facendo attenzione a non farlo cadere data la mia maldestria.
Mangiai quei pancake con moltissimo appetito e sorrisi quando lessi il messaggio sul post-it da parte sua.
«Andiamo da qualche parte oggi? Ho voglia di fare una passeggiata in campagna come quando eravamo piccoli. Poi vorrei dirti qualcosa di veramente importante per me»
Sentivo che almeno con lei le cose stavano iniziando ad andare bene e che non distruggevo veramente tutto ciò che toccavo.
Così finii i miei pancake e tornai in camera decidendo cosa mettere.
Avevo anche notato che c'erano degli orecchini nella mia valigia, cosa che mettevo molto di rado a Los Angeles.
Li misi e dopo presi una semplice t-shirt nera e dei jeans del medesimo colore così che potessi confondermi normalmente con tutti gli altri.
Presi le chiavi di casa ed uscii dirigendomi verso il centro con un taxi.
Nonostante tutto e nonostante avessi preso la patente molti mesi prima non avevo ancora la macchina dato che la mia era rimasta a Los Angeles.
Avevo intenzione di andare a Brooklyn e poi farmi un giro per Manhattan così da poter visitare il sito delle Torri Gemelle, che da sempre mi avevano affascinato e il nuovo grattacielo al posto delle due.
Arrivai nel giro di un'oretta, dopo che ero stato a Brooklyn, a Manhattan osservando fin da subito l'Empire State Building, struttura magnifica ed imponente.
Poi andai al sito e presi la mia macchinetta fotografica che usavo di continuo quando volevo immortalare un momento particolare.
Quella giornata nonostante le mie brutte sensazioni si stava rivelando una magnifica giornata e questo non faceva altro che farmi rilassare sempre di più.
Stavo camminando veramente tanto e le mie gambe chiedevano pietà ma avevo intenzione di vedere tutto quello che mi era possibile.
Ma sentivo comunque un'emozione che mi opprimeva il petto.
L'odio.
Lo sentivo dentro di me e non riuscivo a farlo andare via.
Eppure nessuno mi aveva mai dimostrato disprezzo nei miei confronti o altro.
Tutti quanti mi avevano trattato più o meno bene, la mia vita era sempre stata molto tranquilla.
Eppure quel giorno sentivo che stavo per impazzire.
Quel giorno quando i miei mi avevano abbandonato in un mondo ancora fin troppo orribile è disgustoso.
Non volevo vivere in un mondo del genere.
Le persone facevano schifo e lo fanno tuttora.
Solo in quel periodo capì veramente quanto io tenessi a Petra e quanto lei ci avesse aiutato.
Erano tutti ricordi belli quelli con lei.
Ma alla fine le cose belle finivano molto presto e anche lei era morta dopo averci conosciuto.
Possibile che tutto ciò che toccavo lo distruggevo?
Possibile che fossi io il motivo della mia continua tristezza?
Possibile che sarebbe finita con me che finalmente lasciavo questo mondo e non davo più fastidio a nessuno?
No.
Perché avevo fatto una promessa a me stesso e a lui.
Lo avrei aiutato a stare meglio e con lui avrei imparato ad essere finalmente felice.
Era tutto quello che volevo.
Lo volevo anche in quel momento.
Il mio sogno era quello del vero amore, universale, non importava se con un uomo o con una donna.
Io volevo solo che qualcuno mi apprezzasse.
E quando avevo trovato quella persona ero riuscito comunque a rovinare tutto e a farlo soffrire.
I rimpianti erano tanti ma se fossi dovuto tornare indietro non avrei cambiato assolutamente nulla della nostra storia.
Ci saremmo reincontrati forse e in chissà quali circostanze.
Probabilmente mi avrebbe sputato in faccia ed andava bene così, ma io volevo che lui fosse felice.
Meritava il mondo e lui neanche lo capiva bene.
Sarei stato bene per lui e non avrei mai smesso di amarlo.
"Lo faccio solo per te, Levi"
spazio autrice
EHI! SALVE PERSONE. Questo periodo sia emotivamente che scolasticamente fa veramente schifo, ma molte volte mi capita di avere ispirazione e quindi scrivo qualche capitolo che manda avanti la storia. Adesso che arriverà la storia prometto di scrivere e di aggiornare molto di più dato che avrò le giornate libere. Torno nel mio buco ora. Ciauu.

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NE HO BISOGNO // Ereri
General Fiction"Ogni persona in tutta la Terra ha bisogno di qualcosa. Chi dell'amore chi del dolore. Il titolo di questa storia «NE HO BISOGNO» intende il bisogno di soffocare il dolore psicologico con quello fisico. Tagliarsi porta ad avere dolore fisico dimenti...