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(Segnalazione: qualche volta le vicende narrate in corsivo non saranno inerenti al capitolo. Saranno più dei flashback che uno dei personaggi della storia ricorderà o sognerà. Buona lettura.)

~"Quattrocchi sbrigati, mi sto stancando di aspettarti"
"Ma stai zitto Nanetto, che con le tue pulizie ci metti ore ed ore e mi butti pure fuori di casa"
"Tch, quando smetterai di chiamarmi Nanetto?"
"E tu quando la smetterai di chiamarmi Quattrocchi?"
"Tch"
"Ecco appunto. Io smetterò di chiamarti Nanetto quando tu smetterai di chiamarmi Quattrocchi"
"Non arriverà mai quel giorno ne sei consapevole vero?"
Le giornate passavano così.
I due si insultavano amorevolmente mentre la loro coinquilina stava ad ascoltare le loro discussioni stupide.
"Potete smetterla per favore?"
La voce della ragazza risuonava nella stanza mentre per un secondo quest'ultima era caduta nel silenzio.
"Sei un Nanetto lo sai?"
"E tu una Quattrocchi"
"Nanetto"
"Quattrocchi"
"EHI IO ESISTO"
"Ah eccola quella che sostiene questo Nanetto"
"Tch, non mi sta sostenendo nessuno"
"E invece si"
"NANETTO E QUATTROCCHI SMETTETELA O VI TIRO UNA PADELLATA PER FARVI STARE ZITTI"
"Tch"
Lo dissero insieme.
Chi li avesse visti gli avrebbe scambiati per fratelli.
Ma loro erano molto più che fratelli.~

HANJI'S POV
Mi svegliai di mattina alle 10.

Non avevo chiuso occhio quella notte.

Avevo pensato tutto il tempo a Levi.

Era la quinta volta in due anni.

Continuava a ripetere di stare bene, che fino a quando si sarebbe limitato al coma non sarebbe successo nulla.

Volevo un bene dell'anima a quella persona.

Lo amavo (amore fraterno) più della mia stessa vita.

Stava anche facendo progressi.

Era riuscito a dirmi qualcosa in più di lui.

Stava anche per dirmi di provare qualcosa per Eren.

Perché lui cercava di non farlo notare ma io lo conoscevo bene.

Sapevo cosa prova e sapevo che cercavo di nascondere i suoi sentimenti quando qualcosa lo spaventava.

Quel sentimento che lo spaventava era l'amore.

Ma lui era così ostinato a non dimostrare sentimenti che non ero riuscita a capire cosa pensasse di Eren.

Scesi le scale trovando Eren addormentato sul divano.

Era davvero un ragazzo d'oro.

Non sapevo cosa avrei fatto se lui non fosse piombato in casa mia e non avesse mantenuto il sangue freddo ieri.

Decisi di svegliarlo.

"Ehi Eren, come mai sei rimasto qui a dormire?"

Non sapevo perché gliel'avessi chiesto.

Mi sembrava di conoscere già la risposta.

Ma non so, era come se volessi sentirglielo dire.

"Avevo visto che non c'era nessuno a starti vicino così ho pensato che sarebbe stato carino rimanere a dormire qui"

Esattamente come credevo.

"Oh no tranquillo è sempre stato così. Nessuno si è mai veramente preoccupato di Levi. Tutti quanti lo guardano o con disprezzo o con occhi pieni di terrore e da quando siamo amici guardano con disprezzo anche me"

"Ah si, direi che in un certo senso l'avevo notato"

Cadde il silenzio.

Era...strano non sentire il rumore di tazzine provenire dalla cucina.

Era strano percepire ogni singolo rumore quasi inesistente quando Levi non era qui.

Ma io stavo tutti i pomeriggi da sola.

Perché solo adesso stavi notando tutte quelle cose?

Sapevo fin troppo bene cosa significasse il detto "non capisci che qualcosa è importante finché non la perdi".

Ma questa volta era diverso.

Sapevo che lui si sarebbe svegliato o almeno lo speravo ma non riuscivo a stare tranquilla.

I miei pensieri vennero interrotti dalla voce di Eren.

"Ehi Hanji...per la questione di Levi, ti avevo detto che avrei voluto occuparmi di lui perché vorrei capire il suo modo di pensare su molte cose ma non saprei come approcciarmi con lui. Tu che sei sua amica conosci un modo per poterci parlare fluidamente?"

"Vorrei poterti dire di si ma Levi non è come tutti gli altri. Ha comportamenti diversi. Si approccia in modo molto diverso con le persone. E come hai notato anche tu non cambia quasi mai sguardo. Diciamo che per alcuni aspetti e simile a..."

Perché non riuscivo a dirlo?

Anche Eren sapeva di essere simile a Levi.

Allora perché non riuscivo a pronunciare il suo nome?

Che mi prendeva quel giorno?

"A me?"

"Esattamente"

"Direi che io come persona sono abbastanza complicata. Anche perché per evitare di causare problemi alla mia tutrice o a Mikasa mi sono sempre tenuto tutto dentro. Così mia sorella ha deciso di mandarmi da degli psicologhi che prendevano solo soldi e mi dicevano sempre le solite cose. Cose del genere la vita va avanti non disperarti per cose di cui poi tra qualche anno ti sarai dimenticato. Queste cose mi hanno portato ad odiare la psicologia e a voler impegnarmi in qualcosa in cui credevo fermamente, la giustizia. Ma diciamo che non è sempre quella a regnare se devo dirla tutta. Però in questo ambito ho scoperto che non tutti gli psicologi sono uguali. E ho capito che io voglio aiutare le persone. E dire che parlavano male dello stage che avevo scelto di frequentare. Io invece ho conosciuto persone magnifiche che in un mese mi hanno fatto sentire meglio che in tutti i miei 19 anni."

Quelle parole mi arrivarono dritte in petto.

Nessuno aveva dedicato a me e a Levi quelle parole, se non lei.

"Grazie, grazie davvero per questa confessione. Hai dimostrato di essere uguale ma allo stesso tempo diverso da Levi. Avrei sbagliato se avessi provato a pensare anche solo una volta che non ci avresti messo impegno ad aiutare Levi. Non vedo l'ora di iniziare le sedute"

"Ho imparato dalla migliore. Però mi tocca andare a casa a dire a Mikasa che non sono totalmente morto e poi vedo di passare da Levi e vedere se hanno riscontrato miglioramenti dopo che hanno cessato il dosaggio dei medicinali"

"D'accordo, ci vediamo stasera?"

"Si. Vedo di portarmi qualcosa dietro così inizio il trasloco"

"Si si va bene. Ciao Eren"

"Ciao Hanji"

Lo sentii chiudere la porta per poi prepararmi e andare a lavoro.

Sarebbe stata una giornata difficile in quanto io sapevo già che non sarei stata per nulla calma sapendo che Levi era ancora in coma.

NE HO BISOGNO // EreriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora