17.

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~"Ehi Eren svegliati perché se no facciamo ritardo"
"Ancora cinque minuti"
"Eren vuoi prendere l'ennesimo ritardo?"
"Mikasa sono solo le 08:00 del mattino. No aspetta, LE 08:00. MIKASA CAZZO DOVEVI SVEGLIARMI PRIMA"
"Ci ho provato ma eri addormentato come un ghiro"
"FACCIO RITARDO AAA"
"Se non la smetti di correre da una parte all'altra della stanza lamentandoti ti picchio"
"Ok ok la smetto, Ma dov'è andata Petra?"
"Aveva il turno di mattina in orfanotrofio"
"Oh, va bene, vado a lavarmi il viso e poi andiamo"
Le mattinate erano sempre come al solito.
Mikasa si svegliava in anticipo e riusciva a fare tutto con molta calma ma alla fine finiva per fare ritardo a causa di suo fratello.
Non le aveva mai cambiato nulla arrivare in tempo a scuola.
Del resto quell'ambiente era noioso e non sopportava i suoi compagni di classe troppo fissati con le cose all'ultima moda, a lei bastava avere suo fratello.
Eren era un ragazzo dormiglione e molto solare all'esterno ma solo il diretto interessato sapeva come si sentiva all'interno di sé.
Solo lui sapeva dei suoi tagli.
Solo lui sapeva del suo costante bisogno di coprire il dolore fisico con quello psicologico.
Solo lui sapeva cosa la sua mente stesse passando.
Solo lui sapeva cosa la vita lo stesse aspettando.
Solo lui sapeva che aveva imparato a nascondere le sue sensazioni.
Lui non sapeva però perché stava cercando di non guarire.
Perché si attaccava al passato?
Perché non pensava al futuro?
Perché non pensava a sua sorella?
Perché non voleva aiutarla?
Lei aveva sempre mantenuto i suoi sentimenti all'oscuro da tutti.
Lui non sapeva neanche se avesse degli amici nel liceo che aveva scelto.
Era sempre stata molto brava nelle lingue così aveva deciso di prendere quell'indirizzo.
Non gli aveva mai parlato di come si sentisse a scuola.
Il loro rapporto nonostante tutto era molto più stretto di quanto si potesse immaginare.
Parlavano solo qualche volta ma si capivano al volo.
Capivano esattamente i sentimenti che provavano solo guardandosi negli occhi.
Ma per Eren non era abbastanza.
Lui voleva poter dimostrare alla sorella che sarebbe sopravvissuto a quel brutto periodo che andava avanti da anni ormai.
Lui voleva guarire.
Lui voleva sopravvivere.
Lui voleva poter rendere Mikasa fiera di avere Eren per fratello.
Ma lui non sapeva che Mikasa sapeva tutto dei suo autolesionismo, e in un qualche modo era fiera di lui.
Non per i tagli ovviamente, ma per la sua tenacia a rimanere solare davanti agli altri.
Non aveva mai conosciuto qualcuno di migliore, neanche i suoi genitori biologici erano così bravi.
I genitori biologici di Mikasa.
Strappati dalla vita troppo presto.~

EREN'S POV
Erano passati alcuni giorni e con Levi non sapevo se dire che stesse andando meglio o peggio.

Non sapevo se dire che stesse migliorando.

Sicuramente si apriva di più rispetto a quel primo giorno, ma era ancora troppo impreciso.

Mi veniva difficile interpretare quello che intendeva.

Mi veniva difficile riuscire a spiegargli cosa intendevo quando neanche io sapevo cosa stavo dicendo.

Quando ero con lui, le mie labbra parlavano da sole.

Come se al suono della sua voce venissero richiamate da quel suono.

Quel giorno mi aveva detto che si sarebbe trattenuto di più a lavoro e che non potevamo fare la nostra solita "seduta".

Dovevo dire di essere preoccupato.

L'ultima volta che era rimasto a lavoro oltre l'orario prestabilito non era andata nel migliore dei modi.

Quindi per evitare che succedesse la stessa cosa che era successa la scorsa volta, avevo preferito rimanere con lui per poi accompagnarlo a casa.

Lo vedevo lontano un miglio che fosse esausto, lo si notava dai profondi solchi viola che aveva sotto gli occhi.

Ma non potevo riprendere Levi per fare qualcosa che andava ben oltre le sue capacità.

In quel momento essere ripreso per aver lavorato fino a tardi non credevo gli sarebbe servito a molto.

Appena sarei tornato a casa dopo essere tornato a piedi avrei mangiato qualcosa al volo e poi sarei andato in camera mia.

Quei giorni erano stati molto stressanti da tutti i punti di vista.

Non che mi dispiacesse parlare con Levi ma era veramente stancante cercare di fargli capire che la sua concezione del mondo fosse errata e il mondo per quanto potesse sembrare un mondo privo di umanità, le persone possedevano i sentimenti.

Eccome se li possedevano.

Ogni volta lo vedevo trattenere le lacrime.

Ogni volta avrei voluto poterlo aiutare in qualcosa.

Fare qualcosa per lui che potesse portarmi a qualcosa di buono.

Ma l'unica cosa che ero riuscito a fare dopo qualche seduta era stato dirgli di prendere meglio la situazione.

Non riuscivo a spiegarmi meglio se lui non si apriva.

So che era abbastanza difficile aprirsi a uno sconosciuto ma non sapevo come potergli dimostrare che ero una persona di cui si potesse fidare.

Avrei voluto solo poterlo aiutare.

Voglio soltanto diventare qualcuno di importante per lui.

Voglio soltanto poter dire di essergli stato d'aiuto.

Voglio poter dire di essere stato amato da Levi.

Erano questi i pensieri che mi passavano per la testa quella notte.

NE HO BISOGNO // EreriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora