6.

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EREN'S POV
*qualche ora prima*
"Eren non puoi andare adesso da una persona che conosci a malapena"

"Mikasa io ci lavoro insieme a quella persona che non conosco nemmeno"

"Eren non ti voglio obbligare a rimanere a casa ma non puoi andare da lui senza neanche sapere cosa gli sia successo"

"Mikasa..."

"Eren se vuoi vai, ma ti prego sta attento"

"Tranquilla torno tra poco"

"Lo spero"

Ok speravo che stesse bene sinceramente.

Non sapevo perché ma la voce di Hanji non mi convinceva.

Era troppo agitata.

Ok si lei era agitata già di suo però non così tanto.

Poi Levi.

Aveva bisogno del mio aiuto?

L'unica cosa per cui avrei potuto servirgli era per lavoro, ma non credevo fosse per quello.

Dio che situazione.

Ok ero davanti alla casa.

Beh non era così male, avrei potuto anche pensarci a trasferirmi.

Ma Levi mi aveva detto che non ne aveva avuto il tempo anche se credevo che non avesse intenzione di parlarmene quindi non aveva senso chiedere di trasferirmi.

Speriamo bene.

Vidi la porta socchiusa.

Che avesse lasciato la casa aperta per evitare di dovermi venire ad aprire?

No non era possibile.

Ok stavo iniziando a preoccuparmi seriamente.

Entrai e trovai Hanji davanti a Levi.

Levi era per terra.

Non dirmi che...

"EREN MIO DIO SEI QUI"

"Si sono venuto il prima possibile"

"Levi si è incantato ma poi è svenuto tutto ad un tratto. È già la seconda volta in un giorno"

"Seconda volta?"

"Ehm è svenuto questa mattina ma lui diceva che era l'effetto dei sonniferi. Veramente vorrei si facesse controllare da un medico"

"Capisco, in questo momento però dobbiamo aiutarlo, dammi una mano che lo portiamo in camera sua"

"Mh va bene"

Levi era abbastanza leggero, a vederlo se non fosse per la sua bassa statura avresti pensato che pesava molto.

Riuscimmo a salire le scale senza troppe difficoltà e arrivammo davanti alla sua camera.

La camera era circondata dal nero.

Ed era fin troppo pulita.

Lui e Mikasa sarebbero potuti andare molto d'accordo, continuo a pensarlo.

Io ed Hanji lo mettemmo nel suo letto.

Sembrava quasi un bambino in quel letto.

Quell'espressione corrucciata anche mentre era svenuto era presente.

Dio sembravo una ragazzina che guardava il suo innamorato.

Ma cosa andavo a pensare, non aveva senso.

NE HO BISOGNO // EreriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora