Come detto nel capitolo precedente di seguito saranno espressi i pensieri di Eren mentre entra nella stanza dove Levi è stato messo affiché possano monitorare la situazione dell'uomo.
EREN'S POV
|Il coma.
Non sapevo cosa fosse, né come ci si sentisse a stare in coma.
Ero sempre riuscito a contenere la situazione quando mi tagliavo.
Avevo autocontrollo forse perché avevo Mikasa a cui non volevo fare del male.
Forse lui ormai non aveva più nessuno.
Forse era stanco della sua vita.
Forse nessuno gli ha detto che lui era l'unica cosa di cui avevano bisogno.
Era stanco di tutto.
E la cosa migliore da fare in quei casi dopo essere diventati così fragili improvvisamente era stargli vicino.
Ed era quello che avrei fatto.
Non ti avrei mai abbandonato Levi.
Non avrei lasciato che ti portassero via da me.
Anche a costo della mia vita.|Entrai nella stanza.
Lo vidi collegato al respiratore e l'elettrocardiogramma che segnava i suoi battiti cardiaci.
Dio non volevo vederlo così.
"Dio, Levi cosa hai combinato"
Stavo...sussurrando?
Perché sussurravo se lui non poteva sentirmi?
Perché mi sentivo così male a vederlo così?
Lo conoscevo da poco eppure era come se lo conoscessi da una vita.
Non conoscevo queste sensazioni.
Avevo sempre provato della semplice attrazione fisica verso qualcuno.
Ma quello che Levi mi stava facendo sentire era mille volte più intenso.
Vederlo in quelle condizioni con la flebo e la sacca di sangue per la trasfusione mi distruggeva.
Mi sedetti accanto a lui.
"Sai Levi credo di stare per innamorarmi di te. Sei strano e freddo ma non so perché mi fai stare bene quando siamo insieme. Quelle ore a lavoro con te diventano più belle, più passabili anche se ormai vorrei cambiare questo stage. Ho capito che questo lavoro non fa per me. Non sono pronto a sopportare lo scrivere di tutte quelle persone morte. Vorrei aiutarle invece che scrivere della loro morte. Se solo tu non avessi rinunciato. Se solo tu avessi avuto la forza di combattere per quella che è la tua vita in questo momento non saresti in questa situazione in bilico tra il coma e la vita. Ti prego combatti. Combatti per Hanji. Combatti per quello che ti rende felice. Combatti per te stesso"
Sentii le lacrime scendere lungo le mie guance.
"Guarda Levi sono talmente disperato da piangere per una persona che conosco nemmeno da due mesi. Sono proprio ridicolo"
Dalle mie labbra fuoriuscì una risata amara.
"Non sei ridicolo, si vede che ci tieni in modo particolare a lui"
Vidi il dottore entrare in camera.
Doveva aver finito di parlare con Hanji.
"Ha ascoltato tutto?"
"Direi che ho ascoltato abbastanza per capire che ci tieni a lui. Ricordo che quando era piccolo era una peste poi è cambiato"
"Eravate amici da piccoli?"
"Direi più compagni di vita, del resto come hai notato, nonostante fosse molto attivo e con molta energia, il suo carattere era quello"
"Oddio mi dispiace non dovevo chiederlo"
"Tranquillo non mi dispiace parlarne, sembrerà strano ma a differenza di come la pensa lui noi in questo ospedale siamo tutti affezionati a lui"
"Spero solo si risvegli"
"Si risveglierà tranquillo, è una di quelle volte in cui credo che non ce la faccia più e sfoga tutto il suo stress"
"È già successo per caso?"
"Se non sbaglio è la quinta volta che succede?"
"La quinta? Nel giro di quanto?"
"Due anni"
THIRD PERSON'S POV
Eren era preoccupato per Levi.
Finire in ospedale per la quinta volta nel giro di due anni non era una cosa buona.
Erwin lo sapeva ma non sapeva come spiegare a Levi che continuando così la sua vita sarebbe finita prima del previsto ma il corvino continuava a dire che se si riprendeva era tutto ok e alla fine Erwin nonostante l'aiuto di Hanji non riusciva convincerlo che quello che lui pensava era sbagliato.
In quel momento l'unico che poteva aiutarlo era Eren.
Erwin credeva in lui.
Aveva intuito cosa fosse successo ad Eren.
Tutti in città sapevano della morte dei genitori di Eren e Mikasa.
Del resto Grisha Jaeger, il padre di Eren, era il miglior medico del paese.
Ricordava quando Carla aveva partorito.
Eren era nato in quell'ospedale ma mai nessuno era riuscito a dirgli dove era nato.
Del resto era piccolo quando i suoi genitori erano morti in quell'incidente aereo.
Nessuno aveva potuto raccontargli come era nato.
Nessuno poteva aiutarlo, ma lui nonostante tutto aveva deciso di andare avanti.
Lottare per il suo futuro e dimostrare che anche senza genitori la vita va avanti.
Aveva avuto sua sorella che lo aveva aiutato a sopravvivere alla giungla che era l'umanità.
Del resto alla cattiveria non c'era mai fine.
L'unica speranza che Levi aveva di ricominciare a credere nella vita era Eren che capiva alla perfezione se non meglio quello che gli era capitato.
Era tutto nelle mani di Eren.
EREN'S POV
Alla fine avevo dovuto lasciare quella camera dell'ospedale.Hanji stava aspettando fuori e l'orario di visita era terminato.
Decisi di rimanere a casa con lei.
Sembrava fosse rimasta totalmente da sola.
Ormai più nessuno sembrava volesse aiutarla.
Chissà cosa intendeva Erwin dicendo che Levi a un certo punto era cambiato.
E poi perché?
Solo in quel momento mi resi conto.
Volevo aiutare Levi senza conoscere il suo passato.
Se volevo aiutarlo avrei dovuto impegnarmi a capire i suoi sentimenti.
Io continuavo a dimostrare di stare bene, mentre lui aveva cambiato comportamento. (NB: Eren non sa che dalle sue braccia si intravedevano i tagli e che sua sorella è a conoscenza del suo autolesionismo)
Se aveva deciso di cambiare c'era sotto qualcosa.
E io avrei fatto di tutto per scoprire chi era realmente Levi Ackerman.

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NE HO BISOGNO // Ereri
General Fiction"Ogni persona in tutta la Terra ha bisogno di qualcosa. Chi dell'amore chi del dolore. Il titolo di questa storia «NE HO BISOGNO» intende il bisogno di soffocare il dolore psicologico con quello fisico. Tagliarsi porta ad avere dolore fisico dimenti...