CAPITOLO 24

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(Pov Luz)

Osservo le pareti bianche dell'ospedale, le mie mani stanno sudando e credo che io stia tremando.

Lo sguardo che mio padre mi sta riservando da svariati minuti di certo non mi aiuta a placare questa mia ansia.

Non lo sopporto ma adesso non mi importa molto di lui, l'unica cosa su cui la mia mente riesce a focalizzarsi è Ander.

Nessun medico o nessun infiermiere si è ancora scomodato per darci notizie, tutto quello che so è che sta subendo un intervento delicato e che ha avuto un grave incidente.

Non riesco ad evitare di pensare a cosa potrebbe accadere alla mia vita se solo perdessi Ander.

Non posso.

Non posso permettermi di perdere l'unica persona che è sempre stata al mio fianco, l'unica capace di portare un po' di colore in mezzo al nero che mi circonda.

L'idea che io sia impotente di fronte a questa situazione mi fa impazzire e ancor peggio il pensiero che se solo fossi rimasta con lui, probabilmente tutto ciò non sarebbe accaduto.

Mio padre mi si avvicina e per pochi minuti il mio sguardo si scontra con il suo.
Afferra il mio braccio destro con una forza elevata e avvicina le sue labbra al mio viso.

"Sai bene che dovevi essere con lui.
I sensi di colpa stanno divorando ogni parte del tuo corpo, lo sento.
Non è certo finita qui Luz, non appena tutto tornerà come prima pagherai le conseguenze."

Il suo tono di voce cosi basso e terribilmente pacato mi mette i brividi.
Le sue parole sembrano una doccia fredda, sembra quasi che la mia coscienza abbia preso vita e mi stia torturando ma non è cosi, questo è solo un padre che mi vergogno di definire tale.

Non ha ancora mollato la presa, la sua stretta abbastanza forte inizia a fare male, mi dimeno quanto basta per allontanarmi e allo stesso tempo non dare nell'occhio.

Mi trattiene ancora con la forza al suo fianco e ancora una volta inizia a parlare.

"Non ti permetterò di mettere in cattiva luce la mia famiglia.
Non lascerò che tu sparga vergogna sul mio nome Luz.
Non appena andremo via da qui dirai addio a quella ragazza"

Tengo gli occhi bassi.

Che bastardo.

"Sei cosi incazzato perché non sei stato tu a ridurlo cosi, vero?"

Presto la sua figura imponente torna indietro verso la mia direzione, mi guarda con appena un sorriso accennato.

Mi pento di ciò che ho detto e mi vergogno all'idea che io lo tema cosi tanto, mi sento inutile.

"Questo non dovevi dirlo"

Chiudo gli occhi e stringo forte i pugni, so bene cosa sta per accadere, un solo ceffone per farmi capire che una volta da soli farà di peggio.

"Luz"

Per fortuna la voce di uno dei ragazzi fa sì che mio padre si plachi almeno per il momento, o meglio, non del tutto.

Si volta e raggiunge in fretta Adrian che è seguito dagli altri.

"Vi avevo detto esplicitamente di non seguirci.
Cosa non vi è chiaro delle perole, solo la famiglia"

Che razza di idiota, ha pure il coraggio di definirci una famiglia.

"Sono i miei amici e sono amici di Ander, hanno il diritto di stare qui"

Adrian ignora mio padre per poi raggiungermi in fretta e sussurarmi qualcosa all'orecchio.

"Hai dato questo diritto anche alla novellina e a quel coglione del suo amico? Perché sono qui fuori"

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