CAPITOLO 9

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(Luz Pov)

Il silenzio che avvolge questa dannata casa viene interrotto da un colpo abbastanza violento, un pugno sul tavolo seguito da un altro forse ancora più violento.

Ander tiene gli occhi bassi, cosi come mia madre, cosi come faccio anch'io, cosi come fanno tutti ogni qualvolta che mio padre dice qualcosa.

Ogni sua parola è un'ordine e non si può fare mai il contrario di ciò che dice.

I suoi abiti firmati, il suo dopobarba profumato ed il suo sorriso smagliante coprono perfettamente il marciume che è.

"Sei sempre stata una bambina viziata Luz.
Ti ho sempre dato tutto solo per sentire la tua voce irritante che si lamenta di ogni cosa!"

È strano come ai suoi occhi lui rappresenti il padre perfetto quando è tutto il contrario.

Il paradosso è che non si rende conto degli sguardi che io e Ander gli riserviamo, i nostri occhi quando lo guardano lasciano intendere solo odio.

È paradossale come dimentichi velocemente tutte le botte che io e mio fratello invece sentiamo ancora sulla pelle.

"Tieni!"

Lascia che un paio di occhiali scivolino sul tavolo.

Fottuti occhiali da vista che io non voglio indossare.

"Se solo provi a toglierli"

"Si lo so papà"

Li prendo tra le mani e osservo il suo sorriso soddisfatto mentre si allontana.

Ogni volta che lascia la casa ogni membro di questa famiglia torna respirare.

Per quanto mi riguarda preferirei vivere per strada piuttosto che sotto il suo stesso tetto ma non ho nulla se non i suoi soldi e la mia corazza che delle volte è troppo pesante anche per me stessa.

**

"Luz.."

Mi volto osservando il viso di quello che è ancora un bambino cresciuto troppo in fretta.

Non passa giorno senza che io mi senta in colpa nei confronti di Ander.

Ho perso il conto ormai delle volte che si è preso la colpa dei miei errori  solo per proteggermi dalle sfuriate di mio padre.

Sfuriate che quasi tutte le volte sfociano nella violenza.

"Perché non vuoi indossarli? Hai solo dei problemi di vista, non è cosi grave"

La reputazione che ho a scuola è tutto ciò che mi resta.

L'idea che tutti mi temano mi fa sentire diversa da come mi sento a casa, probabilmente mi fa sentire meno inutile.

"Lascia stare Ander"

Afferra la mia mano e la stringe accennando un piccolo sorriso.

"Ti prego parlami"

Sospiro per poi prendere posto sul mio letto.

"Mi vergogno d'accordo?
Io temo che.."

Esito un po'.
Non sono abituata a parlare di quelle che sono le mie debolezze.

"Io temo che non piacciano a nessuno"

O forse temo solo che non piacciano a lei.

Quella ragazza.
La novellina.

"A me piacciono se può aiutarti e poi.."

Prende una pausa per poi raggiungermi e sedersi al mio fianco.

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