CAPITOLO 29

194 18 22
                                    

(Ema Pov)

Prendo il suo volto tra le mani, mi sorride in modo dolce e mi lascia un piccolo bacio, assaporo il gusto delle sue labbra carnose sulle mie, la osservo dritto negli occhi senza dire una parola, so bene che lei ha già capito tutto, lei sa quanto ancora il mio cuore le appartiene.
Entrambe sorridiamo mentre accarezzo in modo lento i suoi fianchi, la stringo forte a me per impedirle di lasciarmi un'altra volta ma è proprio quello che accade, presto il volto di Luz scompare dalla mia visuale e tutto ciò che mi circonda è solo buio pesto.

Mi sveglio in preda al panico e con gocce di sudore che attraversano il mio volto, presto prendo consapevolezza che quanto accaduto non era altro che un sogno, l'ennesimo.
Osservo l'ambiente circostante, nella mia stanza regna il silenzio, mentre dentro la mia testa io sento solo rumore, l'eco di una mancanza troppo grande che non vuole saperne di lasciarmi andare, seppur io non sia riuscita ancora a perdonare Luz per ciò che ha fatto, non posso di certo negare che non ho affatto dimenticato i sentimenti che provavo nei suoi confronti, infatti quest'ultimi sono rimasti immutati.

Sono passati ormai tre anni ed il tempo non ha giocato per niente a mio favore.

Inizio a regolare il mio respiro e osservo il soffitto bianco, passo una mano sul viso per incitare me stessa a lasciare il mio letto, lancio una rapida occhiata all'orologio appeso sulla parete destra, dannazione, sono in ritardo un'altra volta.

Lascio la stanza in fretta per dirigermi verso il bagno e prepararmi nel minor tempo possibile.

Il mio telefono si illumina, ma per quanto io abbia voglia di rispondere a mio padre, mi è impossibile, ho troppo poco tempo a disposizione e non voglio di certo che Katrin ammetta per l'ennesima volta che sono una ritardataria.

Cammino lungo il piccolo corridoio che separa le poche stanze presenti nella casa, non mi ero mai accorta che alle pareti sono appese numerose foto che io e Katrin abbiamo scattato nel corso degli anni, una in particolare cattura la mia attenzione, si tratta della nostra prima foto insieme, scattata la sera che ci siamo conosciute, che siamo diventate buone amiche e di conseguenza coinquiline, infatti, seppur io non amassi stare in casa con mia madre, nemmeno la convivenza con mio padre è andata bene, dopo soli sei mesi ho deciso di cercare un lavoro per essere indipendente.
La ragazza non ci ha pensato due volte e mi offerto quasi subito di trasferirmi da lei.

Siamo una l'opposto dell'altra eppure abbiamo creato in poco tempo un rapporto d'amicizia davvero solido, un po' come quello tra me e Mark.

Dannazione, lui è mia madre sono ormai le sole cose che mi legano a quel posto, anche se Mark si è traaferito già da un pò.
Quel paesino comunque continuo a detestarlo, anche se ad essere sincera, passati ormai tutti questi anni sono consapevole di provare odio per la gente che lo abita e non per il luogo in sé, quindi  faccio un respiro profondo e ancora una volta invito me stessa a cacciare via qualsiasi pensiero che possa essere anche lontanamente legato a lei, anche se non è affatto facile visto i continui sogni che la vedono protagonista.
Nulla è mai semplice quando c'è di mezzo Luz e questo ormai è qualcosa che so per certo, il fatto è che mi è mancata e continua a mancarmi.
L'ho odiata e continuo a farlo.
L'ho amata e probabilmente continuo a farlo e chissà per quanto ancora continuerò a provare questo assurdo sentimento per qualcuno che mi ha ferito cosi tanto.

Cazzo, mi detesto.

"Sei di nuovo in ritardo..."

Mi volto in fretta e metto le mani alzate in segno di resa

"Mancano solo cinque minuti posso farcela"

Mette le mani sui fianchi e mi guarda con tutta l'aria di chi sa di avere ragione, io invece la osservo con tutta l'aria di chi spera non debba sentire una predica di prima mattina.

Crepe~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora