A testa bassa entro nell'ufficio di mio padre e mi vado a sedere dritta alla sua scrivania. So che è arrabbiato, infatti per tutto il tragitto da scuola a casa non ha fatto altro che dirmene di tutti i colori. Il fatto è che stamattina, a scuola, una ragazza ha iniziato a prendere in giro la mia famiglia, chiamando i miei fratelli "criminali" e dicendo altre cose che, solo a pensarci, vorrei tornare a cercarla. Sta di fatto che ho cercato, in modo educato, più volte, di chiederle di smetterla, ma quando ha deciso comunque di continuare, non ci ho visto più e, magari ho esagerato, ma l'ho colpita. Il preside è poi stato costretto a chiamare mio padre, che non fa altro che ripetermi che è deluso da me, ma non mi ha nemmeno chiesto il motivo per cui le ho messo le mani addosso.
Jesús è ancora qui, non ne so il motivo, ma sembra scocciato. Al posto suo anche io lo sarei. Mi sta guardando, ma non mi saluta, per fortuna. Sposto lo sguardo da lui solo quando, negli uffici, entra lo zio Álvaro, che viene subito raggiunto da mio padre ed insieme escono nel corridoio, così da parlare senza nessuno intorno.
«¿Todo bien?» mi chiede Jesús, approfittando del fatto che i detective stiano parlando tra di loro e non stiano facendo caso a noi.
Annuisco leggermente, anche se non è davvero così. Odio il fatto che mio padre non ascolti nemmeno la mia versione e dia per scontato che sia io la cattiva... ora scommetto che vorrà mettermi in punizione come se avessi dieci anni e per questo discuterà con lo zio. Vorrei solo che si rendesse conto che ormai sono grande e che posso cavarmela da sola... ci sono volte in cui vorrei prendere le mie cose e andare a stare dai miei fratelli e dal loro padre, ma ogni volta mi ritrovo a pensare a mio padre e al fatto che non voglio lasciarlo solo, quindi resto dove sono... però so che mi farebbe bene cambiare per un po' aria.
Il ragazzo guarda per un attimo i detective, che non sembrano interessati a niente se non alla discussione che mio padre sta avendo con mio zio fuori dagli uffici, magari si farebbero gli affari loro se sapessero che fa parte della famiglia, oppure continuerebbero a cercare di capire che cosa si stiano dicendo e perché.
I miei fratelli e mio zio non saranno di certo dei santi, si mettono nei guai spesso, ma comunque sono delle brave persone e non permetto a nessuno di chiamarli criminali.
«Estaré en el muelle de Santa Mónica esta noche si quieres unirte a mí.» mi dice poi, lasciandomi di stucco.
Stasera sarò sul molo di Santa Monica, se ti va di raggiungermi.
Un ragazzo, un vero ragazzo, carino e figo, mi sta chiedendo di vederci stasera e, cavolo, sarei disposta a scappare dalla finestra della mia stanza. Per una sola volta, una sola, voglio comportarmi come una ragazza normale di diciassette anni e fare una cazzata. Uscire con un ragazzo non significherebbe che si tratta di un appuntamento, solo... di una semplice uscita. Non ho amici, esco solo con i miei fratelli e i loro amici, per cui, per una volta, per una sola volta, potrei fregarmene delle regole e fare quello che farebbero le altre ragazze.
Vorrei rispondergli, ma mio padre e mio zio entrano negli uffici e li guardo venire verso di me. Mi piacerebbe sapere che cosa si sono detti, ma sono sicura che mio padre non me lo dirà mai, mentre zio Álvaro forse sì.
«Vieni, princesa, ti porto a mangiare qualcosa.» mi dice l'ex marito di mamma, facendomi spuntare un sorriso.
«Poi torni subito qui, perché per un po' non vedrai più nessuno.» si intromette mio padre, così il sorriso che avevo svanisce.
Che cosa ha detto?
Sono anni che mi tiene sotto ad una bolla di vetro, sono anni che non mi fa vivere la mia vita perché ha paura che mi succeda qualcosa... ma questo proprio no, non gli permetterò di obbligarmi a non vedere mio zio e i miei fratelli. Lui è solo geloso che con loro ci vada più d'accordo, ma se solo mi lasciasse i miei spazi allora andremmo d'accordo anche noi.
Esattamente come me, zio Álvaro si volta a guardarlo male, quindi penso che non abbiano parlato di questo poco fa o che, forse, ne abbiano parlato ma mio zio non fosse d'accordo con questa cosa.
Mi rendo conto che sia strano che io chiami "zio" l'ex marito di mia madre, ma mi ha vista crescere, mi è stato vicino quando mamma è morta, per me c'è sempre e si è visto.
«¿Puedo dormir contigo esta noche?» chiedo a zio Alvaro.
Posso dormire da voi, stanotte?
«Che cosa sta dicendo? Che cosa hai detto? Sapete che dobbiamo parlare la lingua del paese in cui ci troviamo.» si intromette mio padre, roteo gli occhi e sbuffo.
«Stasera dorme da noi. Forza, andiamo.» dice zio.
«Cosa? No! Tu dormi a casa, sapete che solo nei weekend può venire da voi.» sbotta papà, fregandosene del fatto che non ci siamo solo noi.
Credo che sia un bene il fatto che non siano venuti i miei fratelli ma il loro padre, perché se ci fossero Enrique e Miguel inizierebbero a discutere e farebbero solo ancora più danni.
Immagino quanto possa essere difficile per mio padre dover avere a che fare con l'uomo che ha di fianco, ma dovrebbe essere felice che qualcuno mi voglia bene come se fossi sua figlia e che non permetta che mi succeda mai niente, d'altronde loro quattro sono l'unica famiglia che ho. Siamo l'unica famiglia che ognuno di noi ha.
Senza dire più niente, perché non avrebbe senso, mi alzo e mi rimetto lo zaino in spalla, zio Álvaro va verso la porta seguito da me. Nel momento in cui passo accanto a Jesús, lui mi guarda senza dire né fare niente, quindi continuo a camminare in silenzio verso la porta. Una volta entrati nell'ascensore, mio zio appoggia la sua mano sulla mia spalla come per farmi capire che non sono sola, e lo apprezzo. Ora devo solo capire come uscire senza che nessuno se ne accorga, stasera.
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Princesa
RomanceOlivia è una ragazza di diciassette anni senza amici con una famiglia formata solo da maschi. Nel momento in cui incontra Jesús, si rende conto che dovrebbe stargli lontana, ma più tempo passano insieme, e più capisce che ha bisogno di lui. Sarà il...