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Jesús

La copro e mi abbasso a darle un bacio facendo piano per evitare di svegliarla, poi esco dalla sua stanza e chiudo la porta.

Si è addormentata da un po', ora devo andarmi a fumare una sigaretta per forza, poi chiederò a suo zio se va bene che resti qui stanotte, sono sicuro che le farebbe piacere svegliarsi e trovarmi qui.

Prima non avrei dovuto reagire in quel modo con Cesar, è che dopo quello che le è successo voglio soltanto proteggerla e non voglio che lui approfitti della sua debolezza per avvicinarsi e provarci con lei.

Esco e mi accendo una sigaretta, in molti se ne sono già andati, altri stanno andando via in questo momento, mi siedo sugli scalini e, seppur veda qualcuno venire qui dove sono io, non alzo lo sguardo da terra.

«Ci hai parlato?» mi chiede mio fratello.

«Ha detto che ha paura... ho aspettato che si addormentasse e sono uscito.» gli dico.

«Paura di che cosa?» chiede Enrique.

Scuoto la testa, loro dovrebbero saperlo, alzo la testa e guardo Miguel, Enrique, Cesar, Hector, Santos e mio fratello. Loro pensano di conoscerla, pensano di sapere com'è fatta, di capire con un solo sguardo quello a cui sta pensando, ma in realtà di lei non sanno niente.

«Voglio chiederle di sposarmi, non me ne frega un cazzo se non siete d'accordo... abbiamo passato troppo tempo nascosti e adesso che lei ha rischiato di morire ho capito quanto la amo, che lei è tutta la mia vita, e che non me ne frega un cazzo della gang, di chi siate voi e di chi sono io.» sto parlando a tutti loro con il cuore in mano.

«Ha diciassette anni, sei fortunato che Theodore non ti abbia arrestato. Conosci quanto noi le regole di questo Stato.» mi dice Miguel.

Sì, beh, questo Stato dice che l'età del consenso è diciotto anni, e che si deve avere al massimo due anni di differenza tra persona minorenne e persona maggiorenne, ma noi non abbiamo mai fatto niente.

«Io non l'ho mai toccata. Lei ha sempre avuto paura di tutti voi anche solo per abbracciarmi.» anche se lo faceva so che aveva paura.

«E tu vuoi sposare una con cui non ci hai mai fatto niente?» mi chiede Santos ridendo.

«Io voglio sposare la persona che amo, e se lei non prova lo stesso mi dirà di no, almeno tu e il tuo amico sarete felici, ma se mi dirà di sì, voi ci lasciate in pace.»

Mi sono stancato di continuare a perdere tempo per colpa di queste persone che pensano soltanto alla gang da sempre, mi sono stancato di doverle stare lontano per colpa loro, mi sono stancato di tutto questo e so che si è stancata anche lei.

Cesar ride e scuote la testa, questo coglione vuole proprio che io lo uccida.

«Lei ti dirà di no.» dice Cesar.

«Cosa cazzo vuoi saperne tu?» gli chiedo.

«La conosco da diciassette anni.»

«Oh, allora conoscerla da più tempo ti fa credere di conoscerla di più?» mi alzo e lo spingo, Manuel si mette in mezzo, così come Hector: «Dove cazzo eravate voi quando lo sbirro e Álvaro litigavano e nessuno le ha chiesto come stesse? Dov'eravate quando il suo compagno di scuola se l'è presa con lei? E quando Melanie ha iniziato a picchiarla e io ho evitato che suo padre la scoprisse? Oh, per non parlare di quando vi siete quasi messi a fare a botte nell'ascensore e io sono stato l'unico a mettermi davanti a lei. Dove cazzo stavate quando si è persa e sono dovuto andare a recuperarla non so nemmeno io dove? E quando a quella festa stava male e io sono andato da lei e le ho regalato quel cazzo di peluche che vi ha detto di aver vinto da sola? E dov'eravate tutti voi quando piangeva perché non sapeva se andare in accademia per il semplice fatto che voi le avreste voltato le spalle? Quando le avete detto che uno dei vostri rivali l'avrebbe soltanto usata per arrivare a voi... dove eravate quando piangeva perché pensava che fossi arrabbiato con lei per quel discorso? Dove stavate il giorno dell'anniversario della morte della madre che piangeva e vi aspettava tutti, ma l'unico ad essere arrivato sono stato io? Dove cazzo eravate in tutte queste occasioni e anche in tutte le altre?» sbotto cercando di andare contro Cesar di nuovo, ma Manuel non me lo permette.

Sono così arrabbiato che vorrei spaccare qualcosa, solo che l'unica cosa che vorrei spaccare è la faccia di Cesar, ma loro non me lo permettono, e poi so che Olivia si incazzerebbe con me se lo facessi.

Qualcuno si schiarisce la voce, ci giriamo tutti insieme vedendo mio padre e quello di Miguel ed Enrique. Spero che anche loro abbiano sentito ciò che ho detto e che capiscano che questi scemi devono stare in silenzio perché non sanno un cazzo, né di me, né di lei. Álvaro mi fa vedere una scatoletta e me la lancia, la prendo al volo e la apro, si tratta di un anello.

«Che cazzo stai facendo? Sei d'accordo con questa cosa?» gli chiede Cesar.

«Se è quello che vogliono lo faranno con o senza di noi... e io preferisco esserci, se lei accetterà.» gli risponde.

«Lei accetterà, lo ama.» dice Miguel.

So che mi ama, non ce lo siamo mai detti, ma sono sicuro che lei ama me tanto quanto so che lei sa che io la amo.

«È l'anello con cui ho chiesto alla loro madre di sposarmi... è significativo, quindi vedi di non buttare tutto al vento.» mi dice Álvaro.

«Grazie.» rispondo sollevato.

«Ora vai da lei, è meglio che ti trovi lì, se dovesse svegliarsi.» mi dice Miguel.

«Grazie.» ripeto salendo di corsa le scale ed entrando in casa.

Sono così felice, potrei seriamente urlare di felicità e iniziare a saltare, o ballare, o entrambe le cose. Entro in camera sua e chiudo la porta, mi levo la maglietta e mi sdraio.

Sono così felice.

PrincesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora