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Sono pronta per tornare a casa. Probabilmente ci saranno momenti in cui sentirò di essere in pericolo, comunque mi hanno sparato, ma proverò a fingere che vada tutto bene per evitare che si preoccupino tutti per me. Nessuna gang rivale a quella dei miei fratelli e a quella di Jesús ha ancora "rivendicato" l'aver sparato alla sorella di Miguel ed Enrique e allá ragazzi di Jesús, per cui non so se loro c'entrino qualcosa con quello che è successo, ma sono sicura che, prima o poi, la verità verrà fuori.

Papà spinge la carrozzina su cui sono seduta verso l'uscita dell'ospedale, sono agitata ma allo stesso felice di poter finalmente uscire, e poi starò da mio zio e dai miei fratelli, Jesús potrà venire a trovarmi ogni volta che vuole, quindi non me ne starò a casa di mio padre tutta sola come sempre.

«Volevano venire a prenderti loro ma ho insistito... probabilmente stanno organizzando qualcosa per festeggiare il fatto che sei uscita dall'ospedale, ma io non ci potrò essere.» mi dice papà fermandosi e sedendosi su una panchina.

Sì, pensavo anche io che sicuramente mi avrebbero organizzato una specie di festa, anche se in questo momento sono in vena di fare tutto tranne che di festeggiare. Sto bene, sto tornando a casa, ma la persona che mi ha sparato, sia che si tratti di qualcuno che voleva farlo, sia che si tratti di qualcuno che ha sbagliato persona, resta comunque là fuori a piede libero e io sarò tranquilla soltanto quando lo avranno preso.

Sono quasi morta, cavolo, ho visto mia madre, ho avuto paura di aver perso Jesús, non posso più nascondermi e nascondere ciò che provo.

Gli sorrido per fargli capire che non ce l'ho con lui per il fatto che non parteciperà alla probabile festa in mio onore, alla fine ci sono abituata sin da quando ero una bambina a non vederlo poi chissà quanto a causa del suo lavoro. Lui mi prende la mano e mi sorride a sua volta.

«Ho sempre esagerato con te... ho sempre voluto il meglio, ma non mi sono mai reso conto che il meglio me lo stavi già dando. So di non essere un padre molto presente e di voler molto da te... ma voglio che tu sappia che sono fiero della donna che stai diventando, e che non m'importa con chi vuoi stare. Sarò felice se lo sarai anche tu.» mi dice.

«Grazie papà, anche io sono fiera di te.» gli dico facendolo sorridere.

«Sai, amore, io sapevo che stavi con Jesús. Una sera sono tornato a casa prima, ho fatto piano perché pensavo fossi già a letto, e prima che entrassi in camera mia ho sentito una voce maschile. Pensavo fosse uno dei tuoi fratelli, oppure Cesar o Santos, ma poi tu l'hai chiamato per nome e, origliando la conversazione, ho capito che si trattava di lui.» mi confessa lasciandomi di stucco.

Lui lo sapeva?

Spero che non abbia sentito nulla di strano, nel senso... beh, no, io e Jesús non abbiamo mai fatto niente, e poi non so nemmeno di quanto tempo fa parli.

«Avevo paura di deludere anche te se te lo avessi detto.» gli confesso invece io.

«Mai, tesoro, mai. Tu non mi deluderai mai. Magari mi sarei arrabbiato, ma non potrei mai vietarti di essere felice con qualcuno che ami.» gli sorrido, sono felice che lui la pensi così, mi serviva saperlo: «A tua madre lui sarebbe piaciuto, te lo dico io. Anche se non la conoscevo quanto Álvaro e anche se la nostra storia è durata pochi anni, ti assicuro che lei avrebbe adorato quel ragazzo.»

«Lo so... comunque non ti arrabbierai se non diventerò un'agente di polizia, vero? Perché ammetto di averci pensato qualche volta, ma non credo che sia il lavoro che faccia per me.» gli chiedo curiosa di sapere che cosa ne pensi.

Ho visto la mamma, abbiamo parlato, ma non voglio che qualcuno mi prenda per pazza, poi conosco abbastanza le persone che mi circondano da sapere che potrebbero iniziare a piangere e, non lo so... preferisco tenerlo per me o scegliere bene la persona a cui dirlo.

Papà fa una piccola risata e si avvicina a me, mi abbraccia forte e mi dà un bacio sulla fronte.

«Starò sempre dalla tua parte, qualunque sia la tua scelta.» mi dice facendomi tirare un respiro di sollievo.

«Già che stiamo parlando... credi che ci sia una piccola possibilità che possa prendere la patente prima dei miei diciotto anni?» gli chiedo speranzosa.

Sono sicura che i miei fratelli, i loro amici e Jesús saranno felici di insegnarmi a stare alla guida, insomma, vogliono insegnarmi a sparare, figuriamoci se si facciano problemi ad insegnarmi a guidare... anzi, in realtà l'unico che vuole insegnarmi a sparare è Miguel, quindi gli altri saranno più che felici di aiutarmi con le guide.

«Va bene... ti ho protetta fin troppo da cose inutili, per cui prendi la patente, ma non metterti nei guai con le gang. Quello non lo accetterò.» mi dice alzandosi e riniziando a spingermi.

Sicuramente sarà impossibile sparare o guidare finché avrò la fascia che mi blocca il braccio, ma non appena potrò farò entrambe le cose, non vedo l'ora.

Spinge la carrozzina su cui sono seduta verso la macchina, non vedo l'ora di scoprire se mi hanno davvero organizzato una festa... anche se non sono in vena di festeggiamenti, sarebbe bello passare del tempo con la mia famiglia e i miei amici, poi magari ne passerò anche con Jesús, domani o dopo, e naturalmente anche con Melanie e Angelica. Spero di riuscire anche a parlare un po' con zio Álvaro e i miei fratelli, non farebbe bene soltanto a me ma anche a loro, e naturalmente anche con Jesús, perché non stiamo da soli da un bel po', ormai, e ora che tutti sanno di noi due vorrei sapere come si sente e fargli sapere che tengo molto a lui, magari troverò anche il coraggio di dirgli quanto lo amo. Vedremo...

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